Meteo Radio Stereo 5 Euroregion Facebook Twitter Youtube Linkedin

Referendum costituzionale: è bene che a Cuneo ci sia dibattito

CUNEO

Foto
Condividi FB

MARIO ROSSO - Finalmente! Leggo con piacere che un giovane di nome Federico “grazie alla questione della riforma costituzionale e della legge elettorale si è sentito davvero coinvolto nel processo politico italiano”. Benissimo!

L’interesse per la politica è il pane della democrazia e interessarsi di politica non significa necessariamente farla in prima persona, ma tenersi informati, approfondire gli argomenti e non fermarsi alla superficie, non farsi prendere da facili suggestioni e slogan o, come ahimè sta accadendo, dal semplice desiderio di sconfiggere o sostenere un leader politico.

La riforma costituzionale, pertanto, se saranno tutti come Federico, ha già raggiunto un primo importante obbiettivo. Ciò detto, dato che io voterò SI, ma sono convinto che democrazia sia anzitutto un ragionare insieme mettendo a confronto convinzioni opposte in un dialogo sereno e costruttivo che sappia superare preconcetti faziosi, osservo:

Il Senato. La riforma trasforma il Senato nel Senato delle Autonomie, ne riduce a soli 100 (oggi sono 315) i suoi membri eletti non più direttamente ma in modo indiretto (sono cioè eletti dagli Enti Locali come in Francia e in quasi tutti gli altri Paesi europei). Il Senato, inoltre, ha competenza soltanto su talune materie e non è più chiamato a votare la fiducia al Governo (come in tutti, sottolineo tutti, i Paesi dell’Unione Europea). Viene così eliminata l’anomalia del “bicameralismo perfetto”, anomalia esclusivamente italiana. In un solo Paese dell’Unione, infatti, e cioè l’Italia, il Senato ha ancora poteri identici alla Camera. E non si può certo dire che Francia, Gran Bretagna, Danimarca o Svezia e tanti altri Paesi Europei non siano democratici almeno quanto (se non di più, vista la loro storia) dell’Italia.

L’Italicum. La nuova legge elettorale concede un premio di maggioranza pari al 55% dei seggi (alla Camera) alla lista che supera il 40% dei voti o vince al ballottaggio (come in Francia). E’ così terribile? Oggi in Gran Bretagna Cameron governa con il 36,9% dei voti, Hollande in Francia con il 34,4%. Sempre in Gran Bretagna il partito sconfitto alle ultime elezioni avrebbe ottenuto con il famigerato “Porcellum” alla Camera dei Comuni un numero di seggi doppio di quello che ha avuto in base alla legge elettorale di quel Paese; e mi pare assai difficile sostenere che il sistema inglese o quello francese siano autoritari.

Le Regioni. La riforma prevede un ridimensionamento (peraltro modesto) dei poteri delle Regioni. E’ difficile negare che l’eccesso di potere delle Regioni si è dimostrato negli ultimi anni una delle principali fonti di sperpero, corruzione e mancato coordinamento fra le diverse politiche regionali (motivo ulteriore di disorganizzazione e spreco). Il ridimensionamento dei loro poteri (concessi con troppa leggerezza dalla riforma anch’essa costituzionale del 2001) e il coordinamento a livello nazionale di molte materie (perché questo è a mio giudizio il principale merito della nuova riforma specie in tema di ambiente e cultura) si impongono.

Il referendum. Quanto ai referendum non è vero che “per presentare un referendum saranno necessarie trecentomila firme in più”. Al contrario e più esattamente il numero di firme per ottenere un referendum (500.000) resta invariato, ma, se ne vengono raccolte più di 800.000, cadrà la regola oggi esistente che toglie validità al risultato elettorale se non si raggiunge la metà più uno degli aventi diritto al voto; sarà sufficiente per vincere la metà più uno dei votanti qualunque ne sia il numero; quindi la norma rafforza, invece che indebolire, lo strumento del referendum.

Insomma, per farla breve, la riforma introduce soltanto elementi utili a modernizzare e velocizzare il potere Legislativo. Il potere Esecutivo (il Governo) e quello Giudiziario, contrariamente a quanto sostenuto da molti, restano assolutamente identici a prima. La riforma, in buona sostanza, avvicina il nostro Paese a tutti (e sottolineo tutti perché siamo noi l’eccezione) gli altri Paesi dell’Unione Europea.

Ciò detto, stimolato da Federico che già sento amico e nella speranza di aprire un serio confronto con chi la pensa diversamente, se questa testata on-line ne vorrà dare l’opportunità, sarò ben lieto di redigere una serie di articoli approfondendo i singoli punti essenziali della riforma costituzionale e dell’Italicum e comparandoli anche (ciò che raramente viene fatto, ma può essere assai illuminante) con i sistemi degli altri maggiori Paesi Europei.

Mario Rosso

VIDEO