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Quando da Alba si andava in Inghilterra a lavorare e si dormiva a Finsbury Park, la San Salvario di Londra

ALBA

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TERESIO ASOLA - Era l'estate del '79. Londra. L’impiegato dell'importatore londinese di vini mi consegnò l’indirizzo di una famiglia di Finsbury Park, e di Pizza Express in Coptic Street vicino al British Museum, che mi avrebbe dato lavoro. Chiese quindi al collega Henry di accompagnarmi in Wardour Street per parlare con il manager della catena, Frank Caprione. Bel nome, Frank Caprione, per una pizzeria.

Frank mi chiese se me la sentissi di fare questo lavoro, poco pagato e con orari pesanti. «Sai, sei solo uno studente!» mi disse, con un accenno di sorriso malizioso, enfatizzando quel «solo». Quindi mi spiegò, a macchinetta, che si lavorava a turni alternati settimanalmente: turno del mattino dalle 10 alle 16, serale dalle 18 alle 24, obbligo di ore extra soprattutto il venerdì sera e in generale nei week-end quando spesso mi sarebbe stato chiesto di fermarmi per entrambi i turni di lavoro.

Raffazzonai una risposta rassicurante nel mio inglese liceale. Accennai ai lavori agricoli ad Alba, Fladbury e Forfar, e a quelli in piscina, poco attinenti alla pizzeria ma buoni indicatori di inclinazione al lavoro. Frank sorrise sornione, mi disse di ripresentarmi dopo due giorni, quindi mi spiegò: «Devi indossare maglietta o camicia rossa e pantaloni neri.»

Per caso nel mio zaino blu avevo messo una polo rossa a maniche corte. Quanto ai pantaloni neri, li cercai convinto di fare la cosa più inutile di questo mondo, deciso a spendere il meno possibile. Per questo l'indomani andai per negozi di periferia tutta la mattina. Quindi, battuta invano mezza Islington e tutta Finsbury, tornai in centro, entrai in una bottegaccia dalle parti di Baker Street, e chiesi un paio di pantaloni neri, i più economici che avessero. Me ne porsero un paio a due sterline, li misurai, mi andavano a pennello (più il prezzo che l’indumento), li comprai, ed ebbe inizio l’avventura.

Di giorno nel rutilante centro dei musei e dei teatri, la notte nella casa di Finsbury Park, dove spalancavo gli occhi a vedere gente di ogni razza e abbigliamento.

Teresio Asola

 

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