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Pubblicata la nuova mappatura del gas radon in Piemonte e in provincia di Cuneo

MONTAGNA

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CUNEO CRONACA - E’ stato pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Piemonte il provvedimento con il quale è stata ufficializzata la nuova mappatura del radon in Piemonte che, tra l’altro, consente di individuare le aree prioritarie radon. Le aree prioritarie sono aree del territorio regionale potenzialmente più critiche per l’esposizione a gas radon, dove si stima che venga superato il livello di riferimento di concentrazione media annua di radon in un numero significativo di edifici.

E' un importante aggiornamento tecnico-scientifico della mappa radon del Piemonte, già pubblicata in una prima versione nel 2009, con l’adeguamento alle indicazioni della più recente normativa (D. Lgs. 101/2020). Il Piemonte diventa, così, la prima regione italiana ad aver adottato ufficialmente una mappatura del radon che, sviluppata utilizzando le più avanzate conoscenze scientifiche disponibili, rispetta i più moderni ed elevati standard radioprotezionistici stabiliti dalle normative nazionali ed internazionali.

Grazie ad essa si fornisce inoltre ai Comuni un importante strumento conoscitivo e di prevenzione. In particolare, per i 37 Comuni individuati come aree prioritarie sono estesi alcuni obblighi di legge riguardanti il monitoraggio dei luoghi di lavoro e verranno promosse dalla Regione, con il supporto tecnico-scientifico di Arpa Piemonte, attività di approfondimento sul patrimonio edilizio pubblico e di informazione alla popolazione.

Il radon è un gas nobile radioattivo di origine naturale presente sia nell’ambiente esterno che nell’ambiente interno a causa del decadimento radioattivo dell’uranio. L’uranio, infatti, è un elemento ubiquitario nella crosta terrestre, decade spontaneamente (cioè si trasforma) in altri elementi radioattivi, dando origine a un gruppo di altri radioelementi, tra cui appunto il radon, e tutti insieme costituiscono una catena o famiglia radioattiva.

La distribuzione geografica delle aree prioritarie individuate mostra una buona correlazione con la presenza di radionuclidi nelle unità geologiche. Nel dettaglio è evidente la relazione con il magmatismo postcollisionale alpino, a cui sono riferibili il Plutone di Brosso-Traversella (Traversella) e il Plutone della Valle del Cervo (Campiglia Cervo, Rosazza). Sono aree prioritarie anche alcuni comuni in cui la componente clastica derivante dal Plutone della Valle del Cervo è rilevante nei depositi alluvionali quaternari (Andorno Micca, Candelo, Gaglianico, Gifflenga, Vigliano Biellese).

Nella Provincia di Cuneo si riconosce chiaramente la connessione con le unità metasedimentarie vulcanoclastiche e i porfiroidi di età permiana (Chiusa di Pesio, Moiola, Peveragno, Roccavione). In tutto l’arco alpino piemontese sono presenti comuni dove la presenza di radon è correlata agli ortogneiss e ai metagraniti derivanti dai graniti ercinici tardopaleozoici. In particolare le rocce granitoidi fanno parte delle unità pennidiche superiori Monte Rosa (Druogno, Macugnaga, Re, Santa Maria Maggiore), Gran Paradiso (Ceresole Reale, Noasca) e Dora- Maira (Angrogna, Brondello, Brossasco, Melle, Perosa Argentina, Roure, Venasca, Villar Pellice). Sono individuabili anche i metagranitoidi dell’unità brianzonese Gran San Bernardo (Bognanco) e dell’unità elvetico-delfinese Argentera (Entracque, Vinadio).

Per i restanti comuni individuati come aree prioritarie (Bellinzago Novarese, Buriasco, Cannobio, Oleggio Castello, Quargnento) si deve ipotizzare una componente significativa di clasti di rocce ad alto contenuto di radionuclidi nei depositi quaternari su cui sono localizzati gli abitati, e/o un apporto di radon da aree più remote in relazione alla fratturazione del substrato profondo. Per Aurano, in relazione ad una attività mineraria storica, si può avanzare l’ipotesi della presenza di filoni mineralizzati con minerali radioattivi.

 

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