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Prostituzione e induzione all'aborto: maman nigeriana arrestata a Cuneo

CUNEO

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Riceviamo e pubblichiamo: "La Polizia di Stato di Cuneo (Squadra Mobile – II Sezione Reati contro la persona, in danno di minori, reati sessuali), al termine di un’articolata e complessa attività investigativa, ha ottenuto un importante risultato nella repressione del reato dello sfruttamento della prostituzione con la condanna, inflitta dal Tribunale di Cuneo ad una trentenne cittadina nigeriana dimorante a Cuneo, condannata alla pena di quattro anni di reclusione.

L’indagine iniziava nello scorso mese di agosto, dopo che un equipaggio del 118 interveniva in un appartamento, ubicato nel centro di Cuneo, dove una donna era stata colta da malore: trasportata con urgenza in Pronto Soccorso, entrava in uno stato comatoso tanto che i sanitari non escludevano il pericolo di vita.

Il quadro clinico della paziente era fortemente critico, anche a causa del riscontrato stato di intossicazione alcoolica e dal fatto che la ragazza fosse ormai giunta alla quindicesima settimana di gravidanza: durante il ricovero nel reparto di terapia intensiva, sopraggiungeva l’aborto che era stato provocato dall’assunzione, per via vaginale, di un cospicuo quantitativo di un farmaco, solitamente utilizzato per l’acidità gastrica, ma che, se assunto dalle donne incinte, può provocare l’interruzione della gravidanza. Una volta ripresasi dal coma, alla giovane veniva prescritta una convalescenza di 40 giorni. 

Le immediate indagini della Squadra Mobile iniziavano con l’ascolto della donna, una ventenne nigeriana che raccontava di essere partita dal paese di origine, insieme ad altre connazionali, per il lungo viaggio verso le coste italiane; una volta giunta in Italia, dopo varie vicissitudini, veniva individuata da un connazionale che la accompagnava, insieme ad un’amica, a Cuneo, a casa della 30enne. Una volte giunte a casa della donna, alle due ragazze veniva immediatamente comunicato che, da quel momento in poi, si sarebbero dovute prostituire su strada per ripagare il debito, pari a 29.000 euro, contratto con la donna che aveva pagato il loro viaggio dalla Nigeria in Italia.

I poliziotti della II Sezione della Squadra Mobile, a questo punto, sulla scorta delle dichiarazioni della vittima, iniziavano una serie di servizi di osservazione e avviavano, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, un’intensa attività di captazione delle chiamate telefoniche, prima sulle utenze delle giovani donne e poi, una volta riusciti a reperirle, su quelle della trentenne.

Le intercettazioni telefoniche confermavano le dichiarazioni rese dalla parte offesa: per ripagare il debito contratto con coloro che le avevano consentito di raggiungere l’Italia, la giovane avrebbe dovuto restituire la somma di 29.000 euro alla maman, prostituendosi su strada e consegnando i guadagni a quest’ultima.

Gli investigatori riuscivano a identificare compiutamente la sfruttatrice, nonostante le difficoltà dovute, innanzitutto, al fatto che la donna utilizzava utenze telefoniche intestate a terze persone, assolutamente estranee alla vicenda, e in secondo luogo perché, consapevole dell’illiceità della propria condotta, era particolarmente timorosa e prudente nel parlare al telefono, per paura di essere intercettata.

Si sono resi necessari, infatti, accanto ai servizi tecnici di intercettazione, anche costanti servizi di pedinamento e osservazione svolti, perlopiù, durante le ore serali e notturne grazie ai quali i poliziotti della Squadra Mobile riuscivano ad accertare lo sfruttamento delle ragazze da parte della maman: in più occasioni, infatti, veniva notato che le donne, opportunamente pedinate dagli investigatori, uscivano, di sera, dall’abitazione della 30enne per raggiungere le aree periferiche di Cuneo, ove esercitavano l’attività di meretricio sotto il serrato controllo, anche telefonico, da parte della maman.

Le complesse indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Cuneo (dr.ssa Fiammetta MODICA e dr.ssa Giulia COLANGELI), consentivano di evidenziare le responsabilità della donna che, nello scorso mese di dicembre, veniva finalmente arrestata dalla Squadra Mobile e condotta nella Casa Circondariale di Torino.

La brillante operazione di polizia, permetteva di interrompere l’illecita condotta della maman nigeriana, stabilitasi da tempo nel centro della città di Cuneo, in regola con il permesso di soggiorno, esperta nell’attività di sfruttamento della prostituzione, attenta a usare con parsimonia il telefono, soprattutto attenta a dare disposizioni alle ragazze sfruttate, tutte irregolari in Italia, per cercare di evitare i controlli di polizia. Il lavoro degli investigatori consentiva, inoltre, di ricostruire le circostanze del ricovero della giovane presso l’Ospedale di Cuneo.

Infatti, la notte precedente all’arrivo in Pronto Soccorso, dopo essere rincasata dal lavoro, la ragazza veniva costretta dalla maman ad abortire bevendo, alla presenza di altre giovani connazionali, un cocktail di gin e 24 pastiglie, che la maman aveva precedentemente sciolto nell’alcool, e inserendo in vagina 8 compresse dello stesso medicinale ingerito.
Veniva in luce, chiaramente, lo spessore criminale della donna implacabile che controllava accuratamente gli incassi e imponeva, anche in condizioni atmosferiche sfavorevoli, alle ragazze sfruttate di prostituirsi, addirittura anche quando queste si sentivano poco bene.

In una notte dello scorso agosto, la maman si spingeva oltre: inesorabile e spietata, decideva che la ragazza doveva interrompere la gravidanza e, senza ascoltare ragioni, incurante delle suppliche della giovane, la obbligava a bere il cocktail di alcool e farmaci e ad assumere per via vaginale le pastiglie che, effettivamente, causavano l’interruzione della gravidanza, oltre a mettere seriamente in pericolo la vita della vittima.

Grazie al professionale intervento del personale della II Sezione della Squadra Mobile, è stato possibile, inoltre, offrire alle ragazze vittime dello sfruttamento un’opportunità di riscatto: collocate in strutture protette presenti sul territorio cuneese, le tre giovani hanno intrapreso un percorso di alfabetizzazione, formazione e inserimento sociale e lavorativo".

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