BRUNO MURIALDO - Abolire il contante si può, ma prima di abolire la moneta bisogna fare ciò che da anni si dichiara e non si mette in atto: le riforme. Abolire il contante vuol dire abolire una parte delle società, quella più operativa e forse meno preparata, non per colpa loro, ma per colpa di chi non ha fatto nulla per trasformare la cultura sociale. Uno Stato che usa il meglio della sua economia come se fosse un bancomat è uno Stato che non merita nessun riguardo.

Chi lavora e fa progredire il paese, onestamente, ha bisogno di quelle riforme promesse e mai mantenute. Le tasse non dovrebbero superare il 20%, questo permetterebbe di riversare una parte del guadagno nel commercio e nell'artigianato e non consentirebbe quella stagnazione dei consumi che stiamo vivendo da anni. Prima di abolire il contante, ci sarebbe molto da fare, molto di ciò che non è stato fatto in trent'anni di promesse mai mantenute.

Questo Paese è ridotto così non certo per colpa del contante; è ridotto così male colpa degli sprechi, dei super stipendi, della corruzione, della stagnazione politica, del confronto elettorale che prosegue da anni senza dare fiato ai cambiamenti. A tutto ciò si aggiunge l’economia incolta e predatrice dei molti furbetti di quartiere. Il risultato di tutto questo è una grande confusione politico-istituzionale che fa pagare ai migliori il conto delle spese.

Per ammodernare il Paese non basta eliminare la moneta, bisogna rifare lo Stato, la dignità sociale, la scuola, ritornare a considerare la famiglia il perno della collettività e non una riserva di consumatori. Il resto sono parole dettate da impreparati che danno lustro a interessi che volano sopra ogni forma di umanità, poi sempre loro scendono a picco come frecce incendiarie sulla nostra economia, composta da piccoli imprenditori e operai inceneriti da tanta stupidità.

Bruno Murialdo