Meteo Radio Stereo 5 Euroregion Facebook Twitter Youtube Linkedin

Mai dimettersi da nulla: la Bibbia del nostro 'uomo politico'

CUNEO

Foto
Condividi FB

PIERCARLO BARALE - Cominciano con il dichiararsi il sindaco di tutti, se hanno salito il primo gradino del percorso. Mirano poi alla Provincia, oppure alla Comunità Montana, ora Unioni di Comuni, dal momento che le province sono state di fatto abolite. Poi si guarda alle Regioni. Ma il salto definitivo è verso il Parlamento, che garantisce pensione, privilegi di vario genere, consistente ritorno economico e probabile rielezione dopo il quinquennio. Nel cammino possono sorgere ostacoli, frutto di invidie e spesso di interventi della Magistratura. La pubblicazione di intercettazioni è la mina vagante, che potrebbe avere conseguenze irreparabili.

Abbiamo visto più volte come, pur non essendo indagati, alcuni politici si sono trovati protagonisti di comportamenti contrari ad obblighi di natura morale non praticati o palesemente violati.

Non sempre i responsabili di tali azioni hanno avuto la sensibilità di lasciare l'incarico ricoperto, nonostante la palese indignazione pubblica. Anzi, hanno lamentato l'asserita irrilevanza penale dei fatti, rinviando ogni loro decisione all'esito del giudizio penale, ove avesse inizio e prosecuzione tale procedura.

Pur di fronte a fatti provati da intercettazioni non smentibili, personaggi di primo piano tengono un comportamento addirittura indignato, difesi da tutto o parte del partito di appartenenza.

Nel nostro mondo politico - la ben nota Casta - l'istituto delle dimissioni non trova cittadinanza. Qualcuno si autosospende dal partito, come se questa misura volontaria avesse qualche significato o rilevanza. Talvolta la sospensione proviene dal partito, con altrettanta irrilevanza pratica.

Più impegnativa è l'autosospensione dall'incarico istituzionale, istituto peraltro non esistente.

Oppure si mette a disposizione del partito l'incarico, come se spettasse ai partiti disporne e non alla legge, con le modalità formali da seguire. Qualche sindaco si dimette per poi pentirsene e ritirare le dimissioni nel termine di legge, così eliminando qualunque rischio di effettiva dimissione e di perdita dell'incarico.

Abbiamo avuto esempi, che talvolta si sono conclusi con la revoca delle dimissioni annunciate e formalizzate.

In qualche occasione questo giochetto non ha funzionato ed il sindaco pentito è stato sfiduciato dal Consiglio Comunale. Se non sopravvengono condanne penali, i comportamenti inopportuni, anche se palesemente censurati dalla collettività, non provocano la perdita dell'incarico pubblico ricoperto.

Quasi sempre chi dovrebbe dimettersi per tali ragioni viene difeso a spada tratta dal partito di appartenenza, ed anche qualche componente dell'opposizione si accoda in difesa.

Se non si tratta di fatti eclatanti, questa è la linea consueta. Quando sulla graticola viene a trovarsi un leader, anche se si tratta di situazioni indifendibili allo stesso addebitate, oppure a propri familiari, si inveisce contro i giornalisti che hanno reso pubbliche le intercettazioni pur legalmente ottenute.

Si invoca una - da tanto attesa - disciplina legislativa che ciò impedisca.

Per scollare dalle poltrone, anche di rilevantissima importanza, gli occupanti, occorrerebbe la gru. Quella che viene chiamata sensibilità non alberga nelle persone di potere. Si privilegiano la conservazione e la perpetuazione della carica, anche nel convincimento che proprio questa situazione consentirà una migliore difesa.

E' univoco il convincimento che la Giustizia sarà molto cauta nella verifica dei comportamenti addebitati.

Taluno - come è più volte accaduto nel passato recente - ha utilizzato la posizione politica per modificare le leggi, che potevano portare alla condanna penale.Chi utilizza il potere per cambiare le regole del processo penale - sostanziali o processuali - non prova alcuna sensibilità nei confronti dell'obbligo morale di dimettersi di fronte a fatti gravemente inopportuni, anche se penalmente irrilevanti.

L'unico timore di molti politici resta la condanna penale, che cercano di allontanare nel tempo e di vanificare, cambiando i tempi di prescrizioni, modificando il titolo dei reati, introducendo provvedimenti limitativi dei poteri della Magistratura.

La disaffezione per la politica, l'astensione dalle consultazioni amministrative e politiche, sono anche la conseguenza dei comportamenti di tanti appartenenti alla Casta. L'istituto delle dimissioni è utilizzato come normale e consueto nel mondo anglosassone. Anche se non sono stati pagati i contributi alla colf oppure si è andati in vacanza con l'imbarcazione dell'industriale amico, o sono stati accettati regali - anche se non Rolex di una certa consistenza - percepiti direttamente o da propri familiari.

Piercarlo Barale

VIDEO