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Le Têtes coupées, famose e inquietanti "sculture" che popolano i boschi delle valli Grana e Maira

MONTAGNA

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LUCIO ALCIATI - Successe in questo tempo, alcuni anni fa. Percorrevo un sentiero nei boschi di castagno, in uno dei miei tanti girovagare tra buie combe e solari creste, tra orridi vertiginosi e pietraie rumoreggianti della mia Valle Grana, in provincia di Cuneo.

Le ombre degli alberi spogli già si allungavano sul terreno senza neve e la traccia seguita sfiorava una triste borgata abbandonata che odorava di muschio, quando vidi una anziana donna curva a raccogliere legna secca.

Al mio passare ci salutammo; aveva un viso sereno e un sorriso gentile. Profumava di acre fumo di stufa. Ad un certo punto sentii sotto la suola dello scarpone un “qualcosa” di insolito, duro e tondo. Era una piccola palla di legno, in parte vestita di rugosa corteccia.

L’anziana donna mi guardò e disse: "Quello è il tocco delle masche". Mi fece segno, con il suo dito magro e un poco adunco, verso la base di un castagno secolare, dove si scorgevano alcune di quelle strane sfere.

Mi disse che, per gioco, le masche, nella notte del Solstizio d’estate, si divertono a toccare i giovanissimi germogli basali dei castagni. Provocando, con il loro caustico tocco infernale, una crescita a forma di palla anziché dei ritti virgulti.

Tecnicamente queste palline sono particolari “chimere” di castagno, più propriamente denominate “sferoblasti”: gemme dormienti, sviluppate alla base dei tronchi di vecchi castagni, per cause ancora sconosciute.

Ripassai tempo dopo da quelle parti, ma la natura aveva ormai avvolto quel luogo in un lussureggiante abbraccio selvatico. Peccato.

Scorre il tempo come la sabbia nella clessidra e questo ricordo mi venne in mente nel momento in cui vidi, nell’affascinante cappella Botoneri del nostro santuario di Castelmagno, delle piccole teste scolpite ai suoi angoli superiori: le Têtes coupées – le teste mozze. Famose e inquietanti sculture di ancestrale influenza gallo-celtica che si vedono ancor adesso scolpite su rari capitelli, su architravi o su pietre infisse nei muri di alcune antiche chiese e case alpine delle valli Grana e Maira.

Rappresentavano, per le remote popolazioni locali, le teste mozzate ai nemici uccisi in battaglie o scontri armati e appese o infisse su bastoni, per buon auspicio, davanti l’uscio di casa. Secondo l’arcaica credenza queste davano forza e vigoria al nucleo famigliare. Dunque mi venne l’idea di scolpire quelle sfere, che nel frattempo avevo raccolto, raffigurando delle Têtes coupées.

Un oggetto che potrebbe rappresentare il nostro territorio, che possa ricordare il nostro territorio a chi ci viene a trovare. Un souvenir di valle, identitario.

Lucio Alciati

http://artigianinvallegrana.blogspot.com/ 

 

 

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