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BORGO/ "Le aziende a controllo pubblico hanno sempre più bisogno d'innovazione tecnologica"

CUNEO

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GUIDO OLIVERO - Ho seguito a distanza e con una certa nausea le vicende che in queste settimane hanno coinvolto e coinvolgeranno sempre più l’azienda Acsr e il consorzio Cec. Vicende tutte collegate alla scelta di trattare il rifiuto organico non più con tecnologie antiquate e oramai in disuso in quanto energivore e non risolutive del grande problema delle puzze correlate agli impianti di compostaggio. Tema ben noto agli addetti al settore e penso a pieno titolo di rientrare quasi in questa categoria e questo senza peccare di presunzione per i tanti anni di dirigenza in aziende che si sono e continuano ad occuparsi di rifiuti a 360°.

La questione delle puzze dell’impianto di Borgo in qualche modo indirettamente mi ha coinvolto anni fa in qualità di membro del Consiglio di Amministrazione dell’Acsr. Gli investimenti già in allora non son mancati ad esempio sostituendo i biofiltri ma tutte pezze che di fatto, nonostante l’impegno di tutti, a partire dalle maestranze, non sono mai stati risolutivi del problema odori e comunque hanno sempre esposto l’azienda direttamente sui costi energetici (ed il prezzo non era quello di oggi) e di manutenzioni ordinarie e straordinarie.

Già in allora, vale a dire circa dieci anni fa, l’idea di un impianto a impatto zero, cioè un biodigestore che, tramite un processo di decomposizione della sostanza organica per via anaerobica (senza ossigeno), converte i rifiuti organici domestici e gli scarti agricoli in energia termica ed elettrica, l’avevamo presa in considerazione. A differenza di oggi non vi era in evidenza un finanziamento di circa 13 milioni di euro e quindi il progetto seppur valido per le scarse risorse pubbliche, era un sogno.

Oggi che la tecnologia si è ulteriormente affinata con un impianto “tecnologicamente amico” che agisce nel pieno rispetto dell’ambiente e non per niente la progettualità, anche se non ho esaminato il progetto è sicuramente di livello perché, come la nostra Provincia ben sa, i progetti non ben impostati non vengono finanziati. Quindi un buon impianto che rispetta le severe linee guida europee in tema di sostenibilità ambientale che verrà collocato in un sito senza sprecare un grammo di terreno buono ha sicuramente il suo significato.

Sui siti italiani inopportuni dove sono state collocate le discariche di rifiuti dovremmo scrivere tanti articoli ma oramai è tardi ed oggi l’unica cosa da non fare è quello di consumare terreni buoni per costruire nuovi impianti anche se tecnologicamente non impattanti. Al di la degli aspetti tecnologici, che sommariamente ho descritto e penso comunque che i tecnici che hanno elaborato il progetto possono dare a tutti lezioni di buona tecnica in materia, rimane a questo punto la questione economica e finanziaria di redditività dell’impianto. Con quel tipo di finanziamento penso che qualche elemento di valore il piano eco-finanziario a medio c’è l’abbia. Rimane un aspetto di redditività di medio/lungo periodo dove dal mio modesto angolo di osservazione, senza essere un politico, la politica territoriale, comunale, provinciale e regionale debba giocare al meglio le sue carte.

Partendo dal presupposto che il rifiuto è una risorsa economica pubblica e non me ne vogliano a male i privati che in ambito di rifiuti (materie prime e seconde) hanno praterie sconfinate da valorizzare, il meccanismo politico virtuoso è quello di utilizzare a pieno regime l’impianto che possiede la miglior tecnologia del territorio calmierata inizialmente dal cospicuo finanziamento europeo. Gli enti pubblici del territorio regionale-provinciale a ciò preposti hanno per un verso una ottima opportunità tecnologica e per l’altro, in qualità di proprietari della risorsa, il dovere di saturare un impianto interamente pubblico che genera plusvalore per le comunità senza cercare alchimie nella gestione dei trattamenti finali tra aziende a controllo pubblico che hanno specifici compiti stabiliti dalla normativa nazionale.

Il termine di plus valore, benchè desueto, rende bene l’idea del valore dell’investimento. In primis perché con quell’impianto si risolvono gli impatti ambientali per un territorio che effettivamente ha sofferto puzze e quant’altro. E questo beneficio non viene sicuramente inficiato, come ha detto bene un rappresentante della minoranza nell’ultimo Consiglio comunale di Borgo San Dalmazzo, da 10/12 camion giorno in più su una bretella stradale percorsa da centinaia di camion per fini che hanno poco a che fare con il pubblico. Il plus valore prende poi piena sostanza dalla produzione di energia pulita preziosa come non mai oggi ed in prospettiva. Da non politico mi rivolgo ai politici e chiedo sensatezza, collaborazione e soprattutto che lascino da parte le animosità che fanno male alla salute per concentrarsi su una vera opportunità territoriale e che soprattutto si facciano consigliare dai tecnici che hanno tutte le competenze che servono per sbrogliare una matassa che dei suoi miasmi un territorio serio come il cuneese non ha bisogno. Ad maiora!

Guido Olivero

 

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