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La specialità del Capitano è "giocare in casa", negoziare con l'Europa non fa proprio per lui!

CUNEO

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PIERCARLO BARALE - Non "Fabemus ducem", bensì "Fabent ducem". Il popolo leghista - sondaggi stabili superiori al 30 per cento - ha celebrato a Roma il "capitano", promuovendolo condottiero. Il nemico è l'Europa. La data della battaglia finale, maggio 2019. L'esito favorevole scontato. A casa Merkel e co. L'attuale Commissione europea sarà in carica fino al prossimo novembre. Viene ritenuta fin d'ora inidonea a valutare la finanziaria. Il ministro "per la propaganda", nelle quotidiane comparsate, ovunque vi siano incendi, crolli, disastri, arresti eclatanti, sgomberi, demolizioni di beni mafiosi, si presenta con felpe non più "private". Sono ora quelle indossate, di volta in volta, dalle varie forze dell'ordine, pure dei vigili del fuoco e della protezione civile.

Vengono alla memoria i manifesti formato gigante del primo Berlusconi: presidente operaio, muratore, con tanto di casco ed abbigliamento. Allora non era possibile evitarne la visione: il paese ne era tappezzato. Oggi il volto salviniano compare ad ogni ora del giorno - talvolta anche della notte - da tutti gli schermi televisivi e social. Quasi quasi anticipando gli eventi. Dal buongiorno alla buonanotte, il babbo della nazione, con il rosario in tasca e l'aspetto suadente - per gli italiani, prima gli italiani - ed il cipiglio severo per gli immigrati - è finita la pacchia. Frenetico nell'utilizzare ogni mezzo di comunicazione, occupa tutti gli spazi della politica spicciola e non solo.

Si proietta su ogni occasione di visibilità, attento al colore ed alla foltezza della barba e all'abbigliamento, seguendo i suggerimenti dello staff addetto all'insieme della sua immagine: al tono ed al contenuto delle esternazioni continue, tempestive, suadenti o minacciose. L'investitura a condottiero, richiesta ai partecipanti all'incontro romano, per trattare con l'Europa matrigna, è stata, in un primo momento interpretata come l'estromissione del presidente Conte dal mandato a discutere la finanziaria con la Commissione europea. Aveva appena ottenuto tale delega dai due effettivi titolari: il capitano e "Giggino" di Maio. Il buon Tria, titolare dell'Economia, aveva dovuto cedere il passo a Conte, in quanto si sarebbe dimostrato troppo morbido ed arrendevole.

Dal palco di Roma, ecco la novità: "il capitano", con un mandato proveniente non solo dai partecipanti, ma addirittura da 60 milioni di italiani. Donne, uomini, bambini, lattanti, pensionati, immigrati regolari, esclusi soltanto i clandestini. Indipendentemente dalle opinioni politiche, dalla posizione sociale, dalle preferenze culturali, l'intero "popolo sovrano", tramite i presenti all'incontro di Roma, avrebbe conferito al capitano, valoroso combattente in difesa dello stato e dei cittadini dall'invasione in atto, il mandato per trattare con l'Ue. I pentastellati e Conte, dopo un primo esame di quanto richiesto da Salvini, hanno ottenuto - pare - un chiarimento.

Non vi sarebbe lo scavalcamento di Conte e dei pentastellati. La delega significherebbe l'inizio della campagna elettorale per le Europee di maggio. Peraltro, i leghisti convenuti a Roma non avrebbero titolo a rappresentare 60 milioni di italiani, neppure considerando il 30 per cento di consensi ipotetici, in caso di votazioni oggi. Non può quindi - "il capitano" - così come non possono, i convenuti a Roma, rappresentare l'intera collettività nazionale.

Nel discorso da leader "sovietico", con qualche somiglianza - con durata temporale ridotta - a Fidel, ha affrontato tutte le sfaccettature della gestione dello Stato. Sicchè, da parte di un attento commentatore, è stato osservato che è solo mancato il tocco - papale e finale - dell'invito alla carezza ai bambini, non appena i convenuti a Roma saranno tornati a casa. Penso che - vista l'attenzione che il capitano dedica agli immigrati, le citazioni di Martin Luther King e Papa Vojtyla siano suonate inopportune...

Forse il superamento del 30 per cento dei consensi stimati ha provocato un senso di universalità, ecumenismo, imposizione della sua totale egemonia, di durata almeno quinquennale. In realtà litiga con il quotidiano dei vescovi e cita il papa, con tanto di rosario in tasca. Si preoccupa di introdurre l'educazione civica nelle scuole, dimenticando che ciò che si dovrà illustrare - la Costituzione - ai ragazzi, contiene norme totalmente in contrasto con il suo credo politico e con il trattamento che riserva agli immigrati. C'è anche l'obbligo di redigere il bilancio dello stato in pareggio e di osservare gli accordi internazionali della Carta.

Non c'è bisogno dell'uomo forte con i deboli che arrivano da paesi in difficoltà e litiga ogni giorno con un nuovo soggetto. Difficilmente andrà in Europa a negoziare, dopo aver preso a pesci in faccia i negoziatori. La sua specialità è in casa, raccogliendo i consensi della pancia del paese da eccellente ventriloquo. Negoziare con l'Europa non fa per lui.

Piercarlo Barale

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