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La salute delle persone prima di tutto: "Co-Healthing" è il progetto ambizioso di Caritas Saluzzo

SALUZZO

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CUNEO CRONACA - Tre psicologhe, un educatore e un medico: non è una barzelletta, ma una scommessa. Quella in cui ha creduto Caritas Italiana che con i fondi 2021 del suo 8×1000 ha deciso di sostenere il progetto "Co-Healthing". Un’équipe multidisciplinare (attiva attraverso uno Sportello Integrato e uno Sportello Psicosociale) nata per supportare volontari e operatori dei servizi della Caritas di Saluzzo, in provincia di Cuneo. Un gruppo di professionisti per ripondere al bisogno di cura dei beneficiari dei progetti e dei servizi, prendendo in considerazione la loro globalità (o “interezza psicosomatica”) perché la salute non è solo assenza di malattia come spiegano le linee guida dell’Oms, ma benessere di tutte le componenti dell’individuo (mente e corpo). Un progetto che applica al concetto di salute un approccio olistico, che guarda all’interezza della persona e vede impegnate figure diverse, ma complementari (le psicologhe Noemi Bertinotti, Miriam Morone, Chiara Sciascia, l’educatore Andrea Silvestro e il medico Mario Frusi), concepito grazie ad una mappatura dei bisogni ed al confronto con alcuni volontari specializzati di Caritas Saluzzo (la dottoressa Benedetta Aimone e lo psicologo Paolo Vanni).

Noemi Bertinotti (psicologa clinica con una formazione in psicotraumatologia), è la case manager che coordina il progetto avviato a maggio: "In questi primi mesi abbiamo affrontato una decina di casi, inviati da Saluzzo Migrante e dal Centro di Ascolto. Si tratta di uomini e donne, sia italiani sia stranieri residenti sul territorio, oltre ai braccianti stagionali. Abbiamo sia persone che manifestano una difficoltà psicosociale ed economica sia persone con problematiche legate all’instabilità e alla precarietà del lavoro stagionale. Il nostro lavoro è innanzitutto accogliere e lavorare sulle carenze portate, fortificare le risorse personali per impostare un percorso di rilancio. Nonostante le difficoltà economiche, si può lavorare comunque sulla propria capacità di stare in una relazione di aiuto, in rete con gli altri servizi che spesso li hanno già in carico. Impostiamo un percorso in cui sono partecipi e attivi nel costruire insieme un cammino di cura. Dopo l’aggancio, se la persona è motivata a lavorare con noi, nonostante qualche difficoltà sempre presente, si riescono comunque ad acquisire già dei piccoli successi".

Miriam Morone (psicoterapeuta ad orientamento sistemico relazionale ed una consolidata esperienza con i migranti) spiega: "Abbiamo incontrato persone con problemi di ricerca del lavoro, dell’abitazione, con una concomitanza di vulnerabilità psicologiche o psichiatriche. In alcuni casi anche problemi di dipendenze. In generale sono persone con situazioni multiproblematiche, ipercomplesse, spesso già in carico a diversi servizi, con una storia di interventi molteplici, più o meno utili perchè improntati più all’emergenza e prettamente sanitari, ad esempio per arginare delle crisi. Molti hanno questioni psicosomatiche: si presentano con problemi fisici, ma la causa è per lo più psicologica. Nonostante molte visite, anche da specialisti, magari non si riusciva a capire cosa avessero perché l’eziologia non era prettamente medico-organica per cui è stato necessario intervenire con un approccio psicosomatico e psicosociale. Tanti sono arrivati per dolori fisici (come mal di schiena, dolore alle gambe o fatica a respirare) che non permettevano loro di lavorare. Si innesca così un circolo vizioso per cui la ricerca di lavoro e casa viene condizionata dallo stato psicologico".

Il progetto “Co-Healthing”, una novità per la Caritas di Saluzzo, vuole inoltre avere un impatto anche sulla collettività, mettendo in dialogo l’équipe multidisciplinare con gli altri “attori curanti” del territorio come Asl, Servizi Sociali, Comune. Il tutto prendendo in considerazione la realizzazione dell’individuo nei vari aspetti che compongono la sua salute. Perchè individui sani, fanno una comunità sana. Andrea Silvestro, educatore con una pregressa esperienza nel mondo Caritas, aggiunge: "Il lavoro di équipe è preziosissimo. Essere una squadra formata da diverse professionalità ha richiesto un certo periodo di rodaggio. Abbiamo dovuto accordarci su un lessico comune, ad esempio, ma a livello progettuale ci siamo stupiti di quanto avessimo sensibilità simili, pur ognuno mantenendo la sua specificità nella professionalità e nell’approccio. Il valore aggiunto di un’équipe così formata è sicuramente quello di avere una visione “altra” e diminuisce il rischio di “perdersi dei pezzi”. Se partiamo dall’idea di salute come qualcosa di globale nell’individuo, ha senso che ci siano più prospettive e persone che guardano la salute da punti di vista leggermente diversi. Ogni competenza si integra. A livello personale e personale, credo che il progetto “Co-Healthing” sia davvero una scommessa ambiziosa e spero che possa avere un respiro più lungo di questo anno per poterne far capire il valore".

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