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L'abbigliamento slow che ama l'ambiente: a Moretta la scommessa di Produzione lenta

SALUZZO

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ANTONELLA GONELLA - C’è la tradizione, con la dichiarazione d’amore per il Monviso sulle magliette da cui è partito tutto, sette anni fa. E c’è la novità: una collaborazione annunciata in febbraio con il brand Olwen, per ricordare la stilista Erica Barbetta e supportare Casa Ugi e le famiglie dei bambini con patologie oncologiche. Mentre il futuro ribadisce il sostegno alla parità di genere con la linea che vedrà la luce nelle prossime settimane. Sono le diverse anime di “Produzione lenta”, marchio di abbigliamento sostenibile in continua evoluzione, nato a Moretta da un’intuizione dell’ex giornalista Michele Donalisio.

“Un’idea maturata nel 2016 – spiega lui - dalle frequentazioni professionali con il mondo dell’alimentazione slow: ho immaginato di estendere al settore della moda i valori di amore del territorio, rispetto delle persone e dell’ambiente. La slow fashion ancora non esisteva e ‘Produzione lenta’ ha anticipato i tempi”. Da allora la start up con sede a Moretta ha fatto parecchia strada: oltre al negozio on-line, ad oggi può contare su un punto vendita a Torino, all’interno di Green Pea, il primo retail store ecosostenibile al mondo. Espone inoltre i suoi prodotti anche in alcuni negozi Coin.

Un processo che ha richiesto un’attenta ricerca, a partire dalla costruzione della rete di fornitori. Così, per realizzare una filiera davvero sostenibile, Michele Donalisio mette insieme un vero e proprio giro del mondo: dall’India arriva il cotone biologico coltivato nel rispetto degli agricoltori e della natura, in aperto contrasto alla logica delle multinazionali. La filiera poi fa tappa in Bangladesh presso un fornitore con fabbriche certificate dalla Fair Wear Foundation. “Evitare di investire in certi paesi non è la soluzione – precisa Donalisio -. Al contrario, continuare a produrre in Bangladesh è importante perché la tessitura rappresenta una fonte di sussistenza primaria per la popolazione. Bisogna piuttosto garantire contratti dignitosi, evitando ogni forma di sfruttamento”. Il che significa: niente lavoro minorile, salari adeguati, nessuna discriminazione, rispetto dell’ecosistema.

Quindi si torna in Granda, dove entra in gioco una comunità di artigiani, stampatori, ricamatrici. E le numerose collaborazioni artistiche con giovani grafici che partecipano agli utili aziendali, grazie alla condivisione della percentuale sulle vendite delle linee realizzate. Un processo creativo territoriale, con qualche nuovo ingresso da fuori confine: dal Veneto, ad esempio, o dalla Liguria. Tutti condividono i principi di produzione: gli inchiostri per le stampe sono sostenibili e i solventi a base di acqua; il filo di cotone dei ricami è bio o riciclato. Fino al packaging del prodotto che non prevede plastica. Il risultato è una realtà agile, con il minimo impatto ambientale e costi ridotti: per offrire un prodotto accessibile si lavora in smart working.

Il che spiega in gran parte i tempi di lavorazione, slow come tutto il resto e in netta controtendenza con la filosofia dei grandi marchi. Gli ordini vanno effettuati settimanalmente sul sito internet dell’azienda. Ogni lunedì i lotti vengono chiusi e avviati in produzione. Chi acquista “Produzione lenta” sa che dovrà attendere dai 10 ai 15 giorni, tra tempi di realizzazione e consegna da parte del corriere. Il sistema consente di programmare la lavorazione evitando sprechi. Così la logica fa presa su un numero crescente di persone, il bacino di clientela gradualmente si espande e valica i confini provinciali. Come in ogni linea di moda che si rispetti, ci sono anche gli influencer: reinterpretati secondo lo spirito di Produzione lenta, diventano ambassador. Niente superstar dei social, ma amici veri che condividono l’idea alla base del progetto e si fanno fotografare con i capi del marchio.

“I capi di abbigliamento - spiega Donalisio che partecipa a incontri nelle scuole ed eventi per raccontare e raccontarsi -, soprattutto le t-shirt, sono una specie di manifesto: per questo abbiamo varato, ad esempio, una collezione con messaggi legati al contrasto della diffusione di microplastiche, specie nei territori montani”. Le linee, come gli obiettivi, in realtà negli anni si sono moltiplicate: ci sono, per citarne solo alcune, la Bike pride per gli amanti delle due ruote e della mobilità sostenibile, i graziosi animaletti nel taschino o il cappello da pescatore in cotone biologico e fibre di poliestere ricavate da bottiglie riciclate. E poi l’Entomologo collection che ricorda l’importanza degli insetti nell’ecosistema e quella dedicata alla salvaguardia delle tartufaie in Langa. Quale vende di più? “La prima realizzata, con il profilo del Monviso. Riceviamo richieste di clienti da tutta Italia, affascinati dalla bellezza e dalla perfezione del Re di pietra”. A conti fatti, resta lui il miglior testimonial della rivoluzione slow, in campo culturale, turistico e ora anche produttivo, avviata in Granda.

Antonella Gonella

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