Meteo Radio Stereo 5 Euroregion Facebook Twitter Youtube Linkedin

Ischia, cronaca di un disastro annunciato dove in molti sapevano di violare la legge

CUNEO

Foto
Condividi FB

PIERCARLO BARALE - Gabriel Garcia Marquez nel libro "Cronaca di una morte annunciata", pubblicato poco prima dell’assegnazione del Nobel per la letteratura, ha trattato un argomento non consueto, ma talvolta verificatosi in senso conforme, oppure, come nel caso del disastro ambientale, ma soprattutto umano, previsto e non evitato, dell’Isola di Ischia, difforme. Nella narrazione dello scrittore, i fratelli Vicario hanno deciso di uccidere Santiago Nasar. L’intero piccolo paese è stato messo in allarme da tale voce, declinata come pettegolezzo o timore, amicizia o inimicizia dei personaggi di una farsa diventata tragedia. La fantasia dello scrittore si sofferma sui temi dell’onore e della fatalità. L’incredibile è che la vittima designata, Santiago Nasar, pur in un contesto locale di poche famiglie, non ne sia venuto a conoscenza. Sicché, la sua ignoranza del destino assegnatogli lo fa descrivere come strafottente, pericoloso, venendo – il paese – quasi a condividere quanto deciso dai fratelli Vicario. Lo splendido volumetto contiene numerose situazioni sconvolgenti, con un finale tragico, fatto di violenza e di sfiga per il designato; più volte colpito, pur con il ventre squarciato e le viscere fuoriuscite, non vuole morire. Su quelle condizioni cerca di rientrare a casa e ci riesce, stramazzando al suolo appena entrato. Alla zia, che lo aveva visto arrivare e gli aveva domandato: “Figlio mio, che ti succede?!”, risponde: “È che mi hanno ammazzato, piccola Wene”. La zia riferisce che, prima di entrare in casa, Nasar si era ripulito dalla terra le viscere che gli fuoriuscivano dal ventre squarciato e che reggeva con una mano.

Ho citato il conosciutissimo libro del grande scrittore, perché il disastro avvenuto ad Ischia, una dozzina tra morti e dispersi, più di 200 sfollati, case crollate, montagne di fango, versanti in parte disalberati e in altra non idonei a trattenere le costruzioni abusive edificate in violazione di ogni normativa, è la cronaca di un disastro annunciato da decenni. Mi sono occupato come avvocato amministrativista di urbanistica ed edilizia dall’inizio della professione per un trentennio per costruzioni abusive – pochissime dalle nostre parti – condoni soprattutto per difformità, pianificazione generali. A partire dalla crisi del 2008 l’edilizia è scomparsa sotto il profilo delle costruzioni nuove, e con un decennio di inesistenza di progetti, nuove opere, al quale si sono aggiunti i danni per la pandemia. Ho da sempre seguito le vicende del settore notando come i terremoti e le frane verificatisi ad Ischia portavano a considerazioni sconcertanti. Per le modalità seguite dagli abusivi e l’inerzia dei controllori, nel dare esecuzione alle ordinanze di demolizione e nella totale indifferenza per il controllo dell’abusivismo continuato. Paiono addirittura collusioni, più che omissioni.

Tanti amministratori locali e regionali ciechi, ventottomila domande di condono. Tentativi di legiferare senatorie, condoni totali, blocco di sentenze e di provvedimenti repressivi. Partiti che, con voto di scambio, si sono fatti portatori di richieste di regolarizzazione totale, in barba alla magistratura penale, civile ed amministrativa. Si tratta prevalentemente di seconde case totalmente abusive - lì prima già lo erano - da affittare a stranieri, prevalentemente tedeschi, imitatori della Merkel, affezionata ospite delle terme. Per ogni fabbricato si incassano – in nero – ogni anno l’equivalente del costo dell’opera abusiva. Si tratta di quella che qualifico edilizia miserabile; costruzioni totalmente abusive, non progettate, non antisismiche, senza direttore dei lavori, su terreni vincolati, sismici, franosi, con vincolo ambientale e paesistico.

Con quattro muri di blocchi di cemento, un tetto in tegole – quasi sempre il solo piano terra – ed impianti approssimativi, ecco la villa da affittare in nero, magari continuando ad incassare il reddito di cittadinanza. I proprietari vivono in prime case già a suo tempo edificate abusivamente, mai demolite e addirittura, in qualche caso, sanate con condoni inopportuni per conseguire altri voti di scambio. Inspiegabilmente si ottiene l’allacciamento alla corrente elettrica ed all’acquedotto. Le fognature non interessano, basta una fossa biologica, o solo fossa.

Politici si erano fatti promotori di una sorta di "condono" quasi globale. Magari i proprietari, qualificandosi come danneggiati per le omissioni dell’Autorità, otterranno il risarcimento per i fabbricati abusivi distrutti ora dall’evento meteorico. Qualche partito li appoggerà e ci accorgeremo che in qualche provvedimento di tutt’altro tenore, i quattrini saranno versati e i voti ottenuti: nuovo scambio. Occorre pensare alle vittime ed ai dispersi, blaterano i politici beneficiari dei voti, cercando così di minimizzare l’incidenza dei ventottomila fabbricati abusivi sul disastro avvenuto. Una falsa commiserazione, con lacrime politiche da coccodrillo, anziché un’inevitabile ammissione di responsabilità in capo a tutti coloro che hanno consentito il protrarsi dell’abusivismo, addirittura invogliando gli abusivi a procedere. Alcuni costruttori garantiscono in sette giorni la costruzione finita, ne abbiamo viste in fotografia e in trasmissioni alcuni esempi. Anche per questi, assai simili agli scafisti, su altro versante giuridico, sono correi con i committenti e con i pubblici funzionari lassisti e corresponsabili.

Staremo a vedere se coloro che erano e quelli che sono preposti ai controlli continueranno a consentire che l’abusivismo proceda. La magistratura che sovente era intervenuta, bloccata però da leggi inopportune dai soliti politici, ai quali va ascritta la responsabilità per la distruzione del territorio del napoletano e delle isole, per il consueto voto di scambio. Ora troppi glissano, cercando di fuggire dalle loro responsabilità. Troppi ischitani hanno trascurato la cura dei boschi, presidio contro le frane di versanti instabili, costellandoli di costruzioni abusive. Ora le opere di edilizia miserabile sono finite in mare per la ressa terrosa non più trattenuta e per di più appesantita dal cemento abusivo. Non si possono identificare con il protagonista del libro citato, Santiago Nasar, che non sapeva di essere stato condannato a morte dai fratelli Vicario. Sapevano – tutti – di violare la legge, anche i loro protettori politici". 

Piercarlo Barale 

(Foto tratta da Pixabay)

VIDEO