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Il progetto "Reaction" per la gestione virtuosa dei castagneti: dimostrazione a Monastero Vasco

MONTAGNA

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CUNEO CRONACA - Come gestire le potature, i ricci, le foglie e le ramaglie di un castagneto? Quali opportunità vi sono per una corretta gestione in campo? Come andare oltre gli abbruciamenti dei residui? Quali strumenti tecnologici sono disponibili e cosa dice la scienza? Quali le frontiere della ricerca per sostenere chi lavora sui versanti e gestisce castagneti nelle zone alpine e nelle 'terre di mezzo? Come evitare abbruciamenti e impatto sul clima? A queste domande dà risposta il progetto Reaction, finanziato dalla Regione Piemonte nell'ambito della misura 16 sulla cooperazione forestale del Programma di Sviluppo rurale. E le prime azioni in campo verranno condivise con tutti gli interessati - imprese forestali, custodi di castagneti, Sindaci e Amministratori pubblici, docenti universitari, hobbisti, appassionati, citadini - in una giornata promossa dal progetto a Monastero di Vasco, il 1° marzo.

L'appuntamento è per tutti alle ore 14,30 in Frazione Gallizzi, Località Gorzaiz. "Reaction, tra i primi progetti del genere in Europa, punta sulla gestione sostenibile delle biomasse residuali della filiera Castagno - afferma Gabriele Loris Beccaro, docente di arboricoltura e coltivazioni arboree al Disafa, Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell'Università di Torino - Con nuovi strumenti anche tecnologici, vogliamo provare con imprese e operatori a ridurre le emissioni e favorire la transizione a sistemi forestali competitivi, circolari e resilienti". Una sfida condivisa con Uncem, partner del progetto, insieme con le imprese: la Cooperativa Punta Lera, l'azienda forestale Roberto Ansaldi, la Cooperativa Silva.

"Nel corso degli ultimi anni, la crisi climatica che tocca anche le aree montane - prosegue Beccaro - ha polarizzato percorsi e iniziative. Tra chi dice NO agli abbruciamenti in bosco e in campo, vietati anche da norme regionali in alcuni periodi dell'anno, e chi per contro nega ogni necessità di trasformazione dei processi di gestione dei residui, dai ricci alle potature. La Regione Piemonte prova ad aprire nuove vie, che incrociano nuove tecnologie a iniziative scientifiche e di carattere naturale. Il progetto prova a dare risposte agli operatori, siano imprese o hobbisti. Per essere più efficienti, veloci, certi che i cicli naturali e le azioni dell'uomo sono intrecciati e hanno urgenza di risposte serie e durature, senza impatti sugli ecosistemi. Questo progetto sul castagno ci vede protagonisti in Italia e in Europa, grazie al Centro regionale di Castanicoltura di Chiusa di Pesio, a tanti docenti universitari che lavorano su questo tema e alla Regione Piemonte che negli ultimi dieci anni ha investito risorse notevoli, con i GAL e le Unioni montane di Comuni, per dire come il castagno, 200mila ettari di territorio, torna a essere produttivo, a generare reddito e paesaggio, a portare nuove economie virtuose e vincenti sui versanti alpini, in quelle 'terre di mezzo', tra i 600 e i 1000 metri di altitudine, dove i castagneti escono dall'abbandono grazie all'impegno del sistema pubblico con le imprese e gli Enti locali".

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