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Il calcio secondo Fifa

CUNEO

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SAVINO ROGGIA - Con il pallone nel pallone abbiamo completato l’offerta al ribasso  di una società allo sbando. Mancava Lui, Joseph Blatter, il capo indiscusso delle palle di tutto il mondo (FIFA) per dirci che siamo dei citrulli organizzati non per perpetuare una comunione di uomini assetati di felicità, ma per lasciare che i più appassionati vengano acchiappati e manovrati.

Costui, per aver  riportato il calcio a giocare il pallone anziché stinchi e caviglie dell’avversario, in diciassette anni di aggiustamenti e fughe dalla realtà, ha edificato enclavi al vizio in ogni città del mondo, di cui la retata di Ginevra è solo il prologo.

Pinocchio, quella città, l’aveva disegnata affollata dalle peggiori categorie sociali le quali nel tentativo di vivere degli altri, del pallone hanno abbandonato la visione etica della vita per degradare ad aggregato di cani spelacchiati, ex guardiani ed ex autorità a cui era stato affidato il governo dello stare insieme e che, per incapacità e dolo, si son lasciati andare ad operazioni malandrine.

Pascolavano pecore tosate, tifosi, uomini che sempre pagano le follie e le debolezze dei propri governanti e la loro superficialità di delegare senza controllare le vicende che li riguardano, riducendosi a gregge da guidare con informazioni manipolate o con la corruzione. E beccavano  galline rimaste senza cresta e senza bargigli, ovve­ro club allo sbando, e per questo private dell’orgoglio, della baldanza e dell’onore di covare con il lento e paziente lavoro di squadra la grammatica dell’andare a rete, del gioire insieme.

Per non dire del via vai di grosse farfalle impedite nel volo, di organizzatori senza sogni sui quali librarsi verso la vittoria, appunto come fa la farfalla nel suo bozzolo. Si erano venduti tutto, anche le coloratissime ali dell’immaginazione, dell’abitare il presente per il solito e rovinoso vivere  di rapine. Sembravano pavoni scodati che spogliati di sciarpe e trombette, provano vergogna, il turbamento che si assapora quando si è agito condividendo modalità riprovevoli.

In quel disordine trovavano spazio pure i fagiani resi all’umiltà, il popolo della ola forzati a dosare il passo per guadagnare il rientro, proprio loro che, rispettivamente, di quelle penne oro e ar­gento e del pallone  avevano fatto un motivo di vita e riposto l’ambizione di rifletterla agli assenti dagli stadi.

Per la cifra che con il malaffare giunge inevitabile l’inversione dei rapporti per cui in mezzo a questa folla di accattoni e di poveri vergognosi, non è difficile veder passare di tanto in tanto alcune carrozze signorili con dentro o qualche Volpe, o qualche Gazza ladra, o qualche uccellaccio di rapina. 

A lasciar correre, l’assalto alla diligenza evolverà a pratica e il brigantaggio a risposta. E tutto con la collaborazione di un popolo addormentato dal cicaleccio della gazza, appunto ladra, che stordito insegue ciò che più brilla; chiede: “il Campo dei mi­racoli dov’è?”- e rivota Joseph Blatter il quale porta il gioco a centro campo dimettendosi per tentare l’affondo.

Savino Roggia

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