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La ceramica italiana in Cina con i gioielli ispirati alle stelle di Lidia Marti di Valgrana

MONTAGNA

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ANTONELLA GONELLA - Minuscole sfere di ceramica multicolore, intessute da fili di metallo, riflettono la luce: le costellazioni di Lidia Marti sono gioielli contemporanei, sculture da indossare. In questi giorni hanno valicato migliaia di chilometri, differenze culturali e fusi orari: un viaggio che,  partito da Valgrana, in frazione Bottonasco, si è concluso nel nord est della Cina. E precisamente nel quartiere di Taoxichuan, cuore creativo della città di Jingdezhen, universalmente nota come la capitale della porcellana.

Qui a metà novembre artisti provenienti da tutto il mondo hanno dato vita ad un’esposizione collettiva, intitolata “For Dream 2023” e dedicata al meglio della produzione contemporanea, tra arte, design ed artigianato d’eccellenza. E tra i numerosi stand ce n’è uno made in Granda: di origini torinesi, cuneese d’adozione, Lidia Marti fa parte della delegazione europea impegnata in uno scambio culturale consolidato, ormai alla settima edizione. Ma quella appena conclusa ha il sapore speciale delle prime volte: è l’esordio dopo il lungo lockdown e diventa così una sorta di rinascita.

Sullo sfondo c’è il quartiere di Taoxichuan, una realtà produttiva che ha saputo trasformarsi in un centro di ricerca per la produzione della ceramica e del vetro. Al posto delle antiche fabbriche oggi convivono gallerie, laboratori, luoghi d’incontro e residenze per artisti di altri paesi. La ceramica è però anche materia di studio e ricerca nelle aule della Jingdezhen Ceramic University, che conta 40 mila studenti e migliaia di docenti, con corsi di laurea dedicati ai vari indirizzi e alle molteplici declinazioni di un’arte millenaria. In città si svolge l’International Ceramic Expo, dal 18 al 22 ottobre. Per gli ospiti c’è tempo per il congresso mondiale dedicato al settore, oltre a visite a realtà artigianali e industriali del territorio.

“L’appuntamento è una possibilità di scambio e dialogo con colleghi provenienti da ogni parte del mondo – spiega l’artista cuneese –. Ci siamo confrontati con una realtà aperta ai linguaggi diversi e alla varietà di messaggi che ciascuna esperienza porta con sé, un universo produttivo al passo con i tempi, in un equilibrio sorprendente tra moderna tecnologia e tradizione millenaria”.

Nel racconto di Lidia Marti c’è l’entusiasmo di chi realizza un sogno a lungo voluto, ma che, proprio per questo, non trascura la concretezza. Così sulla scia degli incontri appena vissuti, trova spazio un ragionamento: “L’Italia possiede un territorio caratterizzato da grande ricchezza sul fronte della creatività e della tradizione. Esattamente come in Cina, Francia, Germania, Austria, qui ci sono gli strumenti e le professionalità per creare opportunità di formazione e di visibilità dedicate. Ad oggi invece il settore della ceramica artistica è costituito per lo più da una molteplicità di realtà individuali, spesso di altissimo livello, ma costantemente alle prese con la ricerca di occasioni di sostentamento o promozione che troppo spesso costringono gli artisti oltre confine. Qualcosa che finisce inevitabilmente per limitare la creatività, disperdendo sapere e conoscenza”.

Un maestro della maiolica, come lei, specie nei piccoli centri, non deve solo fare i conti con l’ispirazione. Al contrario si occupa di ogni aspetto legato al suo lavoro: organizzazione, promozione, contabilità, rapporto con il cliente, in un continuo sforzo prodotto dall’obbligo di confrontarsi con l’economia della sopravvivenza.

Poi, naturalmente, c’è la soddisfazione originata dall’atto creativo che ripaga di ogni difficoltà. Così dopo gli anni della formazione a Castellamonte, il perfezionamento a Faenza, l'esperienza lavorativa in un laboratorio artigianale in Grecia e la ricerca in giro per il mondo, Lidia Marti ha preso casa a Valgrana, dove dal 2009 nascono le sue sculture. “Il territorio della Valle e la sua natura – spiega - sono fonte di ispirazione per i miei lavori che originano dall’interpretazione di geometrie e forme e dalla commistione di materiali”. Qui osservando il cielo di notte, tracciando linee immaginarie per unire i punti luminosi, nascono le sue costellazioni. Sono, come dice il nome della collezione,  Gioielli tra cielo e terra, microsculture da indossare. Fragili solo all’apparenza, le sfere di maiolica vengono legate insieme da fili di acciaio refrattario, un metallo che sopporta le elevate temperature della doppia cottura e conferisce resistenza alle creazioni. La ricerca continua delle possibilità plastiche della materia si dispiega anche nelle opere di maggiori dimensioni: così forme insolite, spesso colte in movimento, rompono le simmetrie tradizionali e diventano vasi, oggetti di uso quotidiano interamente rivisitati. O, con l’ingresso della luce, si fanno lampade immaginifiche.

Antonella Gonella 

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