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Elogio della periferia: del corpo come della città

CUNEO

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MARIO FRUSI - Negli ultimi decenni, in medicina è andato crescendo il concetto dell'interdipendenza.

Nel corso del 19° secolo, grazie alle sempre più raffinate indagini come quelle offerte dal microscopio, i ricercatori comprendevano i collegamenti tra anatomia (lo studio di com’è fatto il corpo) e fisiologia (lo studio di come funziona); ne emergeva via via il concetto che il cervello fosse il più nobile degli organi, agli ordini del quale tutti gli altri erano sottomessi come dei buoni sudditi.

Concetto tutt’altro che errato (pensiamo agli effetti invalidanti di un ictus cerebrale, là dove per l’appunto il cervello NON invia più il comando adeguato ai muscoli) ma parziale, perché le scoperte più recenti suggeriscono l’importanza del segnale di risposta proveniente dalla periferia: lo stesso tessuto sottocutaneo informa il “Centro Elaborazione Dati” che risponde di conseguenza.

Per esempio, nella mia pratica quotidiana, le depressioni psichiche (definibili sommariamente come inadeguata trasmissione di segnali cerebrali) si curano anche lavorando sulla postura, o le gastriti (dove il disturbo di messaggio cerebrale provoca un eccesso di secrezioni acide) si risolvono anche effettuando delle manipolazioni.

La struttura centrale, cioè, si conforma ai segnali di correzione impressi dal terapeuta su un territorio periferico (muscoli nel primo esempio, sottocutaneo addominale nel secondo), che gli anatomisti ottocenteschi tutti europei, tutti sudditi di monarchie, avrebbero definito “meno nobile”. Si è andata strutturando negli anni una biologia medica molto più democratica di quanto si credesse un secolo fa!

Ho voluto partire da questo spunto per esprimere un concetto di carattere più generale, relativo alle interazioni di una struttura complessa come la società contemporanea. Noi, abitanti di una qualunque fra le città medie o piccole della provincia, dovremmo attribuire alle nostre periferie un’importanza maggiore.

Per esempio

-promuovere una viabilità ottimale (la circolazione sanguigna della comunità umana!) fra il centro e le frazioni;

-insistere perché la rete informatica (il sistema nervoso) copra capillarmente tutto il territorio;

-organizzare iniziative culturali che muovano gli abitanti del centro verso l’esterno, come i concerti all’aperto o la visita organizzata di aziende agricole. Per rimanere agli esempi del corpo umano, le mani (un distretto periferico) portano il cibo alla bocca e da lì all’intestino (che fa parte del “centro”) permettendo il nutrimento di tutto l’organismo.

Quale “mano” vuole farsi promotrice di nutrire la totalità? Fin d’ora Noosoma si offre per tenere dei seminari di divulgazione salutistica in qualunque sede periferica lo richieda, perlomeno nello stretto circondario cuneese, e si augura che altri soggetti recepiscano lo stesso invito.

Mario Frusi

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