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Com'era il Natale negli anni '80 al Map di Bra: dalla nascita del gadget ai regali "allargati"

BRA

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FIORELLA AVALLE NEMOLIS - Rammento la sera di Natale quando, appena quindicenne, sotto il pino addobbato con tante lucine intermittenti, trovai il pacco con il bigliettino: per Fiorellina. Era piuttosto voluminoso e rigido: si intuiva che contenesse una scatola di forma rettangolare. Scartai, anzi squarciai la bella carta natalizia e sollevai il coperchio: avvolti nelle veline, sbucarono un lenzuolo con le federe e due asciugamani di lino. Con un sorriso stiracchiato provai a mascherare la delusione provata, ma non riuscii a trattenermi: “Grazie! Sono molto belli. Ma non ne abbiamo già abbastanza di biancheria in casa?”. “Fiorella hai già quindici anni!”. “E con questo?”, risposi. Mi spiegarono che a quell'età si doveva già pensare al corredo. Corredo? E chi ci pensava a sposarsi!

L'anno dopo, però, la pensavo già diversamente: alla messa di mezzanotte fremevo per incontrarmi con Marzio, il mio futuro sposo. Secondo me, quando già c'era il necessario, il dono avrebbe dovuto soddisfare anche il desiderio del superfluo, mettendo ogni tanto a tacere l'odiosa vocina del buon senso: “E spendere quei soldini per qualcosa di più utile?”. Ragionando sul concetto del dono, pensavo che il superfluo potesse andare anche a braccetto con l'utile. Senza rendermene conto, che a quindici anni prendevo già in considerazione il concetto del gadget che sarebbe esploso nel 1990.

Un portasapone con la foggia, per esempio, di rana, cane, o gatto, se da qualcuno era considerato superfluo, invece non lo era per gli amanti degli animali, ai quali piaceva perché divertente e un po' diverso dal solito. Quando il superfluo e l'utile si amalgamano, ecco che nasce il gadget! Quel grumo coagulò nella mia mente.

Inconsciamente riflettevo già sulla funzione del regalo, cosa che divenne fondamentale per il Map: offrire una gamma di prodotti un po' originali e alla portata di tutti, dedicata espressamente agli hobby, ai mestieri, alle cerimonie come battesimi, cresime, comunioni, matrimoni; comprese anche le festività principali, in cima alle quali c'erano il Natale, San Valentino, la festa della mamma e la festa del papà.

Per accompagnare tutte le ricorrenze, offrivamo un assortimento di circa duemila biglietti augurali, disposti dentro un grande espositore a scomparti, costruito su misura da Marzio. Era un bell'assortimento! C'era un mondo di parole in quello scaffale, tuttavia accadeva anche che: “Fiorella, aggiungimi due righe, tu che hai tante idee" mi pregavano i clienti affezionati. Spesso il biglietto augurale che dentro conteneva un piccolo gadget era già considerato un regalo.

Il cliente, quando entrava dal MAP, non doveva scervellarsi per trovare il regalo giusto per l'occasione: la nostra missione consisteva nel metterlo a proprio agio e aiutarlo ad azzeccare il gusto del regalato, come io usavo definire chi riceveva. Si affidavano, specialmente a me, che, oltre al consueto e incalzante interrogatorio, acquisivo più elementi informandomi sul segno zodiacale. Funzionava, tanto che sovente mi richiedevano previsioni e suggerimenti in tema di oroscopo, soprattutto riguardo al campo sentimentale.

Il Natale era l'evento più atteso e pianificato dell'anno. Nel periodo estivo i componenti della MAP corporation - Marzio, Sara e Fiorella - progettavano già la produzione di oggetti dedicati alla vendita natalizia. Gli spunti erano tanti e franavano sul tavolo da lavoro, trascinando con sé uno tsunami di idee, catturate chissà dove e appuntate su tanti foglietti. Ognuno dava il proprio contributo.

Marzio l'archimede ideatore e costruttore, si occupava della parte tecnica; Sara dava il tocco finale elegante e ricercato, mentre io proponevo la scelta della gamma dei colori, su cui nessuno discuteva; pianificavo anche i miei guizzi di follia, capaci di aggiungere all'oggetto quel tono di “diverso” che prima stupiva e poi piaceva.

Finalmente il progetto, vagliato anche sul prezzo finale, prendeva forma e l'Archimede si dedicava alla produzione nel suo attrezzatissimo laboratorio. Nel frattempo, mentre Marzio sfornava l'assortimento di oggetti spiritosi e anche utili, io man mano li testavo in negozio per verificarne la vendibilità. Intanto si avvicinava il Natale e la famiglia MAP, fremeva per i preparativi.

Nel mese di novembre, funesto per le vendite, escogitai le prenotazioni natalizie: il cliente sceglieva i regali con comodo, fuori dalla confusione, e cominciava a depennare dalla lista alcuni nomi dei regalati. Io mi avvantaggiavo con gli incassi degli acconti, mentre loro incominciavano a risolvere il problema, perché il dono, ormai, da gioia stava diventando un peso, quasi un obbligo.

Infatti per un certo periodo degli anni Ottanta dilagò la mania del regalo allargato: si aggiungevano alla lista conoscenti, vicini di casa, persone con cui non esisteva un vero rapporto di amicizia. Si scambiava per affetto un gesto superficiale, figlio del consumismo e giustificato dal fatto che il Natale è una volta sola all'anno. Così il badget stabilito, suddiviso in troppi pensierini a chicchesia, penalizzava le persone davvero care.

Nel periodo natalizio il MAP dava il meglio di sé per originalità e divertimento. La macchina natalizia era spettacolare, quasi un circo ricco di attrattive, a cui tutti partecipavano, comprese le nostre commesse che si avvicendavano di anno in anno: Elettra Rampone, nostra nipote Laura Avalle, Barbara Colombotto, Ivana Maglione, detta Bubu e ancora altre, compresi i clienti che erano in attesa del loro turno.

Lo show si svolgeva anche sotto i portici, i passanti si fermavano ammirati davanti alle spettacolari vetrine addobbate da Marzio, dove ogni tanto comparivamo una ragazza ed io vestite da Babbo Natale, salutando i bambini che si fermavano e gioivano battendo le manine sui vetri.

La gag più esilarante che mi concedeva anche un attimo di sosta, era quando mi mostravo in vetrina travestita da un Babbo Natale immobile, come fosse una statua, che all'improvviso in modo inquietante roteava gli occhi. E lo show continuava mentre le ragazze, pure vestite da Babbo Natale, mostravano gli oggetti e consigliavano i clienti, sempre seguite dallo sguardo vigile della capo Babbo Natale, la quale si distingueva per il cappello un tantino esagerato che aveva in cima una molla ondeggiante ad ogni movimento.

Intanto Marzio con una fila di persone davanti al banco, senza dare segni di stanchezza, confezionava pacchetti con una velocità mai vista, governava la cassa e, nel frattempo faceva il saltimbanco con esilaranti gag e travestimenti. Se il cliente chiedeva lo sconto lo distraeva e lo assordava suonando una vecchia tromba, che fungeva da clacson sulle automobili d'epoca.

Era un clima di follia collettiva: io professionista nel campo, davo il meglio di me, quando salivo in piedi sul banco, dall'alto vedevo solo tante teste, e suonavo una vistosa campanella per richiamare l'attenzione dei presenti per raggruppare chi aveva in comune la scelta del regalo, perché indirizzata alla stessa persona: per esempio, la mamma, il papà, gli amici o i fidanzati.

Coinvolgevamo con le nostre trovate divertendoci tutti insieme e, allo stesso tempo, intrattenendo anche chi era in coda alla cassa. Gli addobbi esterni progettati, realizzati e installati dal Archimede, cambiavano di anno in anno.

Col tempo si intensificarono i rapporti con l'ufficio tecnico del Comune con le sempre più frequenti richieste di permessi per l'occupazione di suolo pubblico: per gli addobbi, per diffondere la musica all'esterno, per le luci speciali proiettate sul soffitto dei portici, per gli abeti e per le panchine posate tra i pilastri, che poi divennero stabili per tutto l'anno.

Certo che di suolo pubblico ne occupavamo! Marzio cambiava l'addobbo esterno ogni anno. Tra quelli memorabili fu molto ammirato il telo bianco lungo 9 metri e alto 2,5 metri, dipinto con la suggestiva immagine dei tre Re Magi in cammino verso la grotta di Betlemme, e dall'altro lato vi era raffigurato un gigantesco albero di Natale dipinto con un insieme di scritte MAP, una vicino all'altra. Si scorgeva in lontananza installato così in alto sopra le vetrine e illuminato al pari di una insegna. Fu un grande successo!

Durante quegli indimenticabili Natali la porta si apriva e la folla entrava dal MAP, affamata di novità e di divertimento. Sara e Marzio si rifiutavano di “mascherarsi”. Tanto pure sola, in rappresentanza della ditta, facevo anche la loro parte. Dal primo dicembre fino al giorno della vigilia uscivo al mattino indossando già il cappello di Babbo Natale, giravo disinvolta in città per le compere: dal panettiere, macellaio, pizzicagnolo, supermercato, al distributore di benzina.

Indossavo con orgoglio la mia divisa, mai mi sarei negata, ne mi nego ancora, la gioia di quella bimba che vive in me. Non mi importava del giudizio della gente, che dicesse pure, non mi sottraevo al mio personalissimo rito di Natale. Comunque col tempo per la mia coerenza fui assolta. Ormai i braidesi non si stupiscono più di me, mi hanno assimilata per la mia autenticità.

A Bra, il MAP sotto i portici di via Principi 39 a Bra, fino al 2013 ha accolto la clientela, dando anche un po' spettacolo, di musica e tanto divertimento.

Fiorella Avalle Nemolis

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