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Buone idee per i soccorsi in mare (e l'assordante silenzio sul "caso" del Movicentro a Cuneo)

CUNEO

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CUNEO CRONACA - "Plaudo all’iniziativa di Gherardo Colombo e di chi, insieme a lui, con l’autorevolezza e la positiva notorietà che il costante impegno sociale ed umanitario hanno conferito, ha accettato questa nuova sfida, difficile e complessa. In un mondo dove, oggi come ieri, sembrano prevalere i disvalori dell’egoismo, del denaro, del potere, della guerra al fine di accaparrarsi risorse e nuovi territori come in un’infinita partita a Risiko inseguendo i miti di Alessandro Magno e di Solimano il Magnifico, l’Associazione ResQ - People Saving People di Gherardo Colombo, Cecilia Strada, padre Zanotelli, sindacalisti noti e meno noti, si muove in direzione totalmente opposta con la sola forza delle idee.

In una società come quella italiana ancora invaghita degli slogan di ostilità pronunciati da Matteo Salvini (“Se ne stiano a casa loro”, “E’ finita la pacchia”, “Ci tolgono la casa ed il lavoro”, ecc.), sebbene meno seducenti di quand’era ministro dell’Interno e chiedeva i pieni poteri, Gherardo Colombo & Co. promuovono un’iniziativa che, se non fallirà a causa delle solite pastelle burocratiche e governative che caratterizzano la politica italiana, è destinata ad incidere profondamente nel dibattito pubblico italiano ed europeo, non solo per i positivi, concreti risultati che potrà, ci auspichiamo, acquisire salvando tante vite umane nel Mar Mediterraneo, ma anche smascherando il doppio gioco delle milizie libiche, gioco subìto e accettato in un silenzio assordante da europei ed italiani in primis, per l'interesse a contenere gli sbarchi sulle nostre coste al fine di non suscitare la reazione scomposta dell’opinione pubblica e per timore di favorire la crescita di populisti e nazionalisti, ancora in minoranza in Europa, ma primi partiti in molte nazioni non solo dell’Est europeo.

Compito di ognuno di noi quindi è non lasciare il gioco ai soli governanti. Come sosteneva al tempo del terrorismo rosso e nero il filosofo torinese, Norberto Bobbio, tutti, cittadini italiani ed europei, abbiamo la corresponsabilità di ciò che accade intorno a noi, Mediterraneo compreso, fino all’entroterra africano e alla regione subsahariana, da cui partono le moltitudini di disperati alla ricerca della Terra Promessa, più semplicemente una terra dove da 70 anni non ci sono guerre, né carestie, né violazioni sistemiche dei diritti umani e civili. Corresponsabilità che ci chiede di destarci dal torpore, dall’immobilismo, dall’assuefazione, dall’indifferenza che ormai troppo spesso ci vede rassegnati a questo status quo.

Quale potrebbe essere allora il nostro ruolo? Potrebbe essere una maggiore presenza attiva e partecipe sia nei nostri territori di residenza, sia stimolando le associazioni di volontariato, i partiti e il governo ad intervenire con maggiore decisione, rapidità e risolutezza nella gestione dei migranti. Se infatti guardiamo per un attimo all’orticello di casa nostra, Cuneo, potrebbe significare non subire supinamente e nell’indifferenza atti come lo sgombero, dal Movicentro di Cuneo, di circa 50 senzatetto, avvenuto il 24 luglio. La maggior parte di questi erano migranti lavoratori in agricoltura o alla ricerca di lavoro. I volontari del Comitato di quartiere, altre associazioni e le Sardine hanno cercato di mobilitare la cittadinanza, ma tutto si è svolto in un assordante silenzio.

Urge soprattutto che l’Europa si muova con forza e determinazione affinché l’Onu garantisca al più presto la liberazione di tutti i migranti detenuti nei centri di detenzione libici, luoghi di soprusi sistematici, torture quotidiane, stupri, umiliazioni, e vero scrigno d’oro per i trafficanti di vite umane. Tuttavia è necessario, per essere credibili ed efficaci in tale richiesta all’Onu e alle popolazioni coinvolte, innanzitutto un piano europeo di redistribuzione dei migranti detenuti. I Paesi che non vi aderiscono dovrebbero essere sanzionati, o non avere accesso ai fondi europei previsti dagli accordi intercorsi.

Inoltre nel nostro Paese, al fine di garantire una reale integrazione dei migranti occorre ripristinare al più presto i progetti Sprar, e in ogni caso provvedere ad una equa ridistribuzione dei migranti nei Comuni italiani e, sulla falsariga della ridistribuzione in Europa, sanzionare i Comuni inadempienti, o premiare quelli virtuosi. Naturalmente occorre avere un occhio di riguardo, dunque con eccezioni già previste nella Legge, per i Comuni più poveri (prevalentemente al Sud), in cui ovviamente è più difficile offrire ai migranti condizioni dignitose di accoglienza e di lavoro.

Deve essere abolita la Bossi-Fini, ovvero devono essere regolarizzati tutti gli stranieri presenti sul nostro territorio, superando anche la recente legge promossa dal ministro dell’Agricoltura Bellanova, affinché costoro non siano più costretti a vivere nel nascondimento continuo e a dover accettare, nell’ipotesi più fortunata, lavoro in nero, spesso in condizioni di nuova schiavitù, e a vivere in baraccopoli prive delle elementari misure di igiene, sicurezza, decoro e dignità umana. Occorre insomma operare misure concrete per evitare che le masse di immigrati, attualmente clandestini, si concentrino nelle periferie e intorno alle stazioni delle grandi aree urbane, dove proliferano lo spaccio di droga e le situazioni di disagio personale e sociale nella difficile convivenza tra poveri autoctoni e poveri stranieri.

Inoltre occorre costruire un piano Marshall per l’Africa da parte dell’Unione europea, magari sotto l’egida dell’Onu, in particolare per le nazioni subsahariane dalle quali provengono la maggior parte dei migranti. Detto piano dovrà prevedere investimenti per le grandi opere di interesse nazionale nei singoli Paesi (infrastrutture, ospedali, scuole). La coerenza di spesa dovrà essere controllata da funzionari europei, al fine di evitare, come in passato, di arricchire dittatori e funzionari autoctoni corrotti, mantenendo nella povertà più assoluta la popolazione e lasciando irrisolte le cause che originano i grandi flussi migratori.

Dovrà essere altresì consentita dai Paesi africani non solo l’attivazione di canali umanitari, ma anche la possibilità, con programmazione europea, di flussi migratori legali, regolari e ciclici, con permesso di soggiorno di tre anni, in modo da consentire, con progetti adeguati di accoglienza ed integrazione, di accedere a percorsi di alfabetizzazione e di successiva ricerca del lavoro. Infine, contemporaneamente e non meno importante, deve essere condotta una lotta agli scafisti senza tregua. Piuttosto che cercare di combattere e catturare gli scafisti in mare, cosa che che complica il lavoro delle Ong mettendo per lo più in contrapposizione le leggi nazionali con quelle del Diritto Internazionale, sarebbe opportuno, sempre all’interno del cosiddetto Piano Marshall, stipulare accordi con i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo che prevedano la possibilità per i governi europei, ed in particolare l’Italia, di condurre inchieste in loco, con metodi di indagine che prevedano la possibilità di intercettazioni ambientali ed altre misure in cui l’Italia, per via dell’esperienza maturata nella lotta al terrorismo rosso, nero e di matrice integralista islamica, è maestra nel mondo. Ciò consentirebbe non solo di catturare preventivamente gli scafisti, ma anche di azzerare la rete di delinquenti comuni, capi milizia e funzionari compiacenti, collusi e corrotti".

Per Sinistra Italiana Cuneo Fulvio Baralis

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