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Biennale Democrazia a Cuneo mostra qual è il sottile confine fra reale e digitale

CUNEO

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ALICE MARINI - Com’era il mondo prima? Quando la cultura del digitale ha iniziato a svilupparsi, intorno agli anni Sessanta, con i primi progetti legati alla rete Internet, forse nessuno si immaginava che con il tempo ogni frammento di mondo sarebbe stato tradotto in un numero. Eppure il passo è stato compiuto e quando lo "squarcio" si è aperto, noi umani ci siamo infilati. E lì, in qualche modo, abbiamo trovato la libertà, un sogno insperato, il piacere di fluire in ogni parte dell'universo senza limitazioni. A tratti sembra un gioco, ma no, è la nostra realtà che è diventata digitale.

In questi dieci anni il mondo è cambiato profondamente, la necessità di tornare a parlare di legami tra persone si è fatta più insistente che mai e Biennale Democrazia ha colto in pieno questo bisogno. "Oggi il flusso continuo di immagini e di dati, ricevuti e scambiati, è diventato il corredo delle nostre esistenze - scrive Gustavo Zagrebelsky, presidente di Biennale Democrazia - Crediamo di essere finalmente approdati nel mondo-in-cui-tutto-è-visibile, ma questa cieca fiducia può essere ingannevole".

Il perché, ce lo hanno spiegato uno scrittore e uno scienziato, Alessandro Baricco e Riccardo Zecchina, che hanno dialogato insieme sul palco del teatro Toselli di Cuneo nell'unico appuntamento "fuori sede" dell'evento che dal 2009, a Torino, coinvolge i cittadini in un dibattito culturale approfondito sui temi più rilevanti e problematici della convivenza civile. In "The Game", che è anche il titolo del corposo saggio sulla rivoluzione digitale scritto da Baricco, possiamo trovare l'aspetto visibile, ma anche quello invisibile della società digitalizzata.

Rubando nuovamente le parole al professor Zagrebelsky, viviamo una società in cui "le esistenze sono sempre più trasparenti le une alle altre, ma sempre più distanti o chiuse in universi impermeabili, in cui vediamo sempre di più, ma se non abbiamo strumenti adeguati a interpretare la realtà, rischiamo di capire sempre meno". E' importante, quindi, capire fino a che punto possiamo spingerci a utilizzare questa libertà che ci è stata data, ripetendo a noi stessi che siamo più facilmente influenzabili, di agire con calma, percependo solo il lato liberatorio della cosa. 

Sta arrivando una nuova stagione, quella dell'intelligenza artificiale. La nostra vita, almeno in parte, dipenderà da questo, i lavori cambieranno, gli oggetti con cui avremo a che fare ogni giorno non saranno più gli stessi. Poichè la prospettiva era stata quella di rendere il mondo migliore attraverso la tecnologia, ora siamo pronti a riprendere questa "nuova vita" in mano? Riusciremo ancora a stupirci delle cose più semplici e che possiamo toccare?

Alice Marini

 

 


 

 

 

 

 

 

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