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"Saluti da Bra! Storie di emigrazione italiana", al Politeama il documentario di Fabio Bailo e Remo Schellino

BRA

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FIORELLA AVALLE NEMOLIS - "Saluti da Bra!" è l'originale locandina vintage che annuncia che sabato 20 alle 21 e, in replica, domenica 21 alle 17, al teatro Politeama Boglione di Bra, si proiettano "Storie di emigrazione italiana": un documentario scritto e diretto da Fabio Bailo e Remo Schellino.

E' la stessa cartolina con al centro i luoghi principe in cui si svolge la vita della comunità, che migliaia di emigrati a Bra hanno indirizzato alle proprie famiglie lontane in cerca di una vita migliore. Ad incorniciarla compaiono le foto di alcuni protagonisti del documentario, il racconto corale dell'emigrazione italiana avvenuta a cavallo tra gli anni cinquanta e gli anni settanta.

Accolgo nel mio studio i due fuori classe nell'evocare racconti legati alla memoria storica, Fabio Bailo il mago del verbo che attraversa le anime e Remo Schellino il mago che le traduce in immagini, azioni, e musica.

E' evidente la sintonia e la passione che accomunano lo storico e il regista, che hanno già scritto e prodotto altri due documentari: “Giovanni Arpino, un realista romantico” tratto dalle testimonianze della moglie Caterina Brero, vedova Arpino e del figlio Tommaso, e l'altro “Bra Regina di Cuoi. Conciatori e concerie, un secolo di lavoro e di lotte”, la pellicola che ha raccontato la Bra della concia delle pelli.

Da quando ti sei dedicato alla ricerca storica? domando a Fabio Bailo

"Ho prodotto una decina di pubblicazioni riferita alla storia della società, dell'economia, della cultura braidese ma, il mio debutto nell'ambito della ricerca storiografica, è stato nel 2005 con il primo numero della rivista trimestrale di Bra o della Felicità, di cui ne sono usciti 30 numeri. Per parafrasare Cesare Pavese: “Agli uomini è concessa una precaria immortalità che è quella di sopravvivere nella memoria di coloro che ti hanno conosciuto. Ognuno di noi sopravvive nel momento del congedo negli occhi di chi ci ha visto e nel cuore di chi ci ha amato”. In fondo un lavoro come questo è una prosecuzione di questa precaria immortalità, perché assicura la prosecuzione della nostra voce, dei nostri volti, nei frammenti di vita che abbiamo raccolti, affidati ad un futuro che va al di là delle nostre esperienze. Abbiamo fatto tesoro del passato nel presente, affidandolo al futuro”.

Come ti piace essere definito?

“Direi cultore della storia e delle storie del territorio, la Storia con la S maiuscola, quella che coinvolge e sconvolge la vita di tutti quanti, ad esempio le guerre, ma anche e forse persino di più, le storie quelle con la s minuscola, quelle al plurale che sono poi le storie individuali, che talvolta sono storie minime, ma mai irrilevanti perché contengono la grama della storia vera che passa nelle vite dei singoli, che adeguatamente studiate diventano una cartina di tornasole che ci consente di leggere i grandi eventi della storia".

Come ti piacerebbe essere presentato? E da chi è partita l'idea del docufilm “Saluti da Bra?" domando al regista Remo Schellino

“Circa i miei dati biografici, è dettaglio che posso sbrigare in un baleno. Nato cinquantanove anni fa a Dogliani l'8 gennaio 1965. Ho vissuto gli anni dell'infanzia e della mia giovinezza in Alta Langa, a Belvedere. Studente all'Istituto Tecnico Professionale “F.Garelli”, di Mondovì. Iscritto all'Università, ma naturalmente non mi sono laureato. Servizio civile (Obiettore di coscienza) a Serravalle Langhe. Oggi titolare di una piccola casa di produzione cinematografica nata nel marzo 1991. Credo sia tutto qui! – sorride soddisfatto e prosegue - “Fabio ha avuto l'idea, ha preso il contatto con tutti i testimoni, oltre che uno studioso è un bravo manager, organizza e predispone. Vorrei trasformare queste testimonianze in un docufilm” mi disse. Ed io ho subito acconsentito, perché è vicino alla mia idea di lavorare raccogliendo le testimonianze, la Storia con la s maiuscola si capisce partendo dalla microstoria, quindi, quella delle migrazione la racconti chi l'ha vissuta in prima persona, sono i protagonisti a trasmettere le emozioni provate. Poi ci sarà lo storico a fare la parte introduttiva, a porre la domanda giusta, però l'emozione, la poesia, e anche la malinconia, inducono alla riflessione, e a immedesimarsi nei protagonisti di questi flussi migratori, immaginando cosa abbiano provato. Prova ne è che i miei lavori sono legati prevalentemente alla protezione della memoria storica.

Chi ha prodotto il documentario?

"L'ho prodotto io, per conto del Comune, come titolare della ditta individuale Polistudio. Il budget messo a disposizione era discreto, comunque non potevamo permetterci un aiuto, tanto che Fabio ed io abbiamo lavorato duramente, noi due da soli abbiamo fatto un enorme mole di lavoro!"

Quante interviste facevate al giorno?

“All'incirca due se tutto filava liscio, una al mattino, una al pomeriggio. In seguito, considerato che Fabio conosce bene Bra, insieme sgrossavamo i dialoghi decidendo cosa mettere”.

Mi daresti qualche anticipazione?

“Fabio è presente nel documentario perché è lo storico, nella scena iniziale è inquadrato mentre si avvia verso il Comune e, nell'ufficio anagrafe, va a spulciare le schede di ogni persona, si capisce che sta facendo la ricerca. Comparirà ogni tanto in Bra e si sentirà la sua voce mentre fa le domande fuori campo. E' quella la regia: uno storico che in Bra va a cercare queste micro narrazioni e racconta uno spaccato di storia a cavallo tra gli anni cinquanta e settanta.Tutto lì! E' una lunga passeggiata di mesi in Bra, dove ogni tanto compare lo storico e, poi e poi....vedrete il prosieguo".

Alla domanda: “In sostanza cos'è il documentario?” Remo Schellino risponde: “Il documentario è il cinema del vero, dove l'attore non è un professionista che ha studiato la parte, ma è una persona che interpreta se stesso”.

Fiorella Avalle Nemolis

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