(Foto scattata dal fratello "Luigi d'Alba")
ALBA
FIORELLA AVALLE NEMOLIS - La luce che filtra dalla finestra è sbiadita, grigia, il sole è latitante, sui fili da stendere ci sono appese le greche di goccioline d'acqua, vogliono fermarsi ancora un po' prima di scendere a terra. Mi affaccio per annusare l'autunno: odore di erba bagnata, di muschio, di funghi, e nel mio immaginario tra le radici delle piante percepisco persino profumo di tartufi.
E' stato proprio il 21 settembre, "Capodanno del tartufo", che parlando con Pierangelo Aimasso, 67 anni, esperto trifolau e allevatore di cani da tartufo di Diano d'Alba, sconsolato, ha commentato: "Eh! Quest'anno non ha piovuto e il terreno è secco, non è il clima giusto per la cerca. Oggi ci sono 26 gradi e la stagione promette male, sono tre mesi che non piove, la siccità ha formato spaccature nei terreni. Il raccolto è quasi a zero, giusto qualcosina di piccolo e secco".
Provo a consolarlo: "Coraggio, tra qualche giorno cadrà quella pioggerellina autunnale per dare sollievo alle piante. Vedo già le radici in festa, pronte a succhiare l'acqua. In segno di amicizia, mi sacrifico, farò la danza della pioggia. Fidati: gli amici mi danno della strega". Così dalla finestra del mio studio osservo il boschetto di fronte a casa, tra piante e cespugli, c'è una magia di suoni, e all'improvviso avverto come il fruscio di passi calpestare il manto fitto di foglie, e mi immagino la figura di Pierangelo, equipaggiato da consumato trifulau.
"Per cercare tartufi - commenta con voce grave - è necessaria l'attrezzatura adeguata: scarponi, pantaloni imbottiti, giacca impermeabile, vestiti resistenti agli strappi, capita spesso di intrufolarci tra rovi; il vero trifolau si riconosce dalle mani e le braccia scorticate".
Cosa è cambiato rispetto al passato?
"Il clima. Trent'anni fa quando pioveva e il raccolto era buono, indossavamo gli stivali per camminare nel fango, adesso potremmo andare per tartufi con le infradito, senza nemmeno sporcarci i piedi".
Da quanto tempo vai per tartufi?
"Sono più di cinquant'anni, è stato mio papà a trasmettermi la passione, anzi direi la malattia: noi trifulau siamo tutti fuori di testa, alzarci alle tre di mattina, col buio, il freddo, non è solo per i soldi, altrimenti si starebbe anche volentieri a casa a dormire. Però ci sono anche i trifulau accaniti, che mirano sono al soldo e fanno brutti scherzi".
Cioè?
Il tono di Pierangelo si fa irritato: "Sono sleali e crudeli, mettono bocconi avvelenati ai cani perché temono che qualcuno passi su un terreno che loro conoscono come buono per tartufi, perché funziona così, il primo che passa raccoglie. E' crudele uccidere gli animali. Possiamo salvare il cane facendogli ingerire del sale che provoca il vomito, ma se il veleno è stricnina (qui è vietata, ma volendo si trova) o cianuro, la morte è istantanea".
Quindi avete i posti segreti?
"Certo, conosciamo le piante dove ogni anno cresce il tartufo, che si ripete nello stesso giorno e persino alla stessa ora".
Tuo fratello, nome d'arte "Luigi d' Alba", artista poliedrico e premiato per "Radiocolors”, interpreta la celebre canzone Leon contro l'abbandono dei cani. So che è una storia vera che ha coinvolto anche te, raccontami.
"Luigi ed io raccogliemmo per strada quel cane infreddolito e spaventato, che presi con me per addestrarlo, è diventato un bravissimo tabui (cane da tartufi, in dialetto). Da sempre addestro cani e Leon è tra questi, l'ho accoppiato con Linda, e dalla cucciolata ho scelto il migliore per addestrarlo a sua volta".
Come si addestrano i cani?
"E' presto fatto. Se il cane è goloso di tartufi comincia a cercarli. Si sotterra apposta un tartufo, il cane impara a riconoscerlo e a scavare, e quando lo trova dal padrone riceve in premio bocconcini gustosi, una volta si dava il pane secco. E' una questione di allenamento, i migliori fiutano il tartufo anche a 10 metri di distanza".
Però, la vita di un cane purtroppo non è lunga.
"Infatti, c'è una simbiosi tra cane e padrone, oltre al dispiacere della perdita, c'è l'impegno di addestrare altri cuccioli e ricominciare tutto dall'inizio".
Qual'è il mantra del vero trifulau?
"Meno parli, meglio è. Il silenzio serve a salvaguardarsi i posti migliori per la raccolta".
L'emozione più grande?
"Quando il cane comincia a scavare inizia l'ebbrezza del trifulau, è il momento più bello. Mi è capitato, un po' di tempo fa, di tirare fuori un tartufo di 6 etti e mezzo: una bella biova! Oltre alla gioia della conquista, anche se tutti lo negano, fa piacere ricavare un po' di soldi, è una meritata ricompensa alla fatica per ore passate nei sentieri dei boschi".
Secondo te, come si gusta al meglio il tartufo?
"Uova in tegamino all'occhio di bue, non troppo cotte, con burro di prima qualità e una bella grattata di tartufo. Certo più tartufo c'è, meglio è!".
Lancio ancora uno sguardo al boschetto davanti a casa, vedo una volpe correre e infilarsi con destrezza tra le piante, il colore del suo manto si mimetizza con il tappeto uniforme di foglie.
Oggi voglio sentire Pierangelo il trifulau, chissà se la mia danza della pioggia gli ha portato un po' di fortuna.
Fiorella Avalle Nemolis