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"Solo 1 italiano su 7 ha votato Meloni che ora deve indirizzare l'Italia in un momento difficile"

CUNEO

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PIERCARLO BARALE - Ci si domanda che cosa succederà dopo le elezioni politiche e quale sarà la sorte dei partiti che vi hanno partecipato. Il Pd, guidato da un non condottiero, ha perso l’egemonia di fatto, che da una quindicina di anni esercitava, pur senza vincere in modo convincente le elezioni. Vedasi la vittoria inutile di Bersani, lo sbeffeggiamento subito in diretta da parte dei pentastellati. Si è preso atto, da parte dei dirigenti, dell’assenza del popolo di sinistra, per lo meno ai seggi. L'intera classe operaia è migrata in massa - quest’ultima - già da alcuni lustri, verso la Lega nord e poi ha dato fiducia ai Pentastellati. Il popolo rosso è diventato verde e poi giallo. Alcuni addirittura hanno seguito l’ipnotizzatore padrone delle televisioni e dei giornali, al quale hanno dato fiducia: se è diventato così ricco, non ruberà e penserà anche a noi.

Nella crisi di tutti i partiti è emersa Meloni, coerente, non pentolara come qualche altro leader, convincente per la continuità dell’impostazione politica. Lontana dalle promesse impossibili, dispensate per abitudine dagli altri, Letta compreso, che voleva regalare 10.000 euro ad ogni diciottenne. Per di più a spese dei patrimoni più ingenti, alienandosi così pure la nuova classe di palazzinari arricchiti, difesi da parecchi altri partiti. È riuscito così ad alienarsi anche la nuova classe che vota Pd: quelli con la puzza sotto il naso, Parioli, Crocetta. Gli ultimi rimasti a votare Pd sono infatti i ricchi, quelli delle zone Ztl, che hanno sostituito gli operai che affollavano i comizi, indirizzati allora dal sindacato cinghia di trasmissione. Anch’esso entrato in crisi, e sulla cui utilità le maggiori industrie esprimono forti dubbi, tanto da starne alla larga.

La Dc si era esaurita a suo tempo, perché aveva perso il popolo delle campagne, passato da circa l’80% della popolazione al 3-4 attuale. Tutti votavano Dc, come il parroco suggeriva o in qualche caso intimava. I rarissimi comunisti, visti come il fumo negli occhi, erano mal sopportati nelle comunità agricole, soprattutto dalle nostre parti. Si diceva colloquiassero con Satana. Leggevano L’Unità, che esponevano ben visibile nella tasca della giacca nei giorni di festa, quando tutti andavano a messa, comprese le loro mogli. Quando morivano, i loro parenti cercavano di evitare il rischio del diniego del funerale religioso, in quanto le mogli imploravano il prete di consentirlo. Si metteva in giro la voce che poco prima della morte il comunista impenitente avesse espresso un pentimento. Poiché la misericordia di Dio è infinita e non è preclusa neppure per i comunisti, il funerale veniva celebrato.

La Lega Nord, divenuta salviniana, è scoppiata, dopo che il "capitano" non coraggioso l’aveva portata a vertici numerici incredibili. Poi l’ha distrutta con comportamenti sballati. Non ne ha imbroccata una. Ha collezionato anche processi penali. L’hanno abbandonato professionisti, artigiani, industriali, imprenditori agrari, commercianti, così come hanno fatto i fondatori, Bossi per primo. Salvini aveva sbeffeggiato Mattarella, preferendogli Putin, optando per la Piazza Rossa e la tranquilla Russia, dove, a suo dire, si viveva meglio che da noi. Ostentava la maglietta con l’immagine di Putin in ogni occasione. Non aveva calcolato che Mattarella sarebbe stato rieletto e che ora tocca a lui approvarlo come ministro, ove venga indicato dal Presidente del Consiglio. Sicuramente non vedrà più il ministero dell’Interno, ne ha combinate troppe, è portatore d’odio ed elemento di disunione.

Il saggio, prima di parlare, pensa: se quanto si accinge ad esprimere ed in relazione alla sua posizione, può generare opposizioni, lesioni di altrui diritti, o addirittura provocare conseguenze negative sotto il profilo civile e penale. Andreotti docet: parlare il meno possibile, mai esprimere giudizi, mai usare toni definitivi, lasciar parlare gli altri ed agire di conseguenza. In sostanza, meglio la difesa che l’attacco. Il politico dev’essere cauto, non affrettato nelle valutazioni, mai perentorio nelle affermazioni. Giudicare gli altri è anche poco saggio, ce lo ha ricordato il Papa: chi sono io per giudicare?

È successo, per la sfortuna di Salvini, che Mattarella sia stato rieletto, Putin abbia aggredito vigliaccamente l’Ucraina, mandando assassini prezzolati a torturare, distruggere, abbattere scuole, ospedali, abitazioni, per rendere invivibili le aree occupate e terrorizzare quelle residue. Salvini, dimentico della maglietta inneggiante al capo sovietico, si è beccato gli ortaggi in faccia quando è andato a cercare visibilità in Ucraina: suicidio mediatico ed operazione incauta. Meloni non lo indicherà a Mattarella come ministro dell’Interno. Ha combinato troppi guai quando ha svolto tale funzione, lasciandosi dietro disorganizzazione, seminando odio nei confronti degli immigrati.

Per i leghisti scontenti è difficile liberarsi di Salvini, perché si è circondato da un cerchio magico di fedelissimi e controlla totalmente il partito. Probabilmente lo cacceranno fra qualche mese - Bossi in testa - perché il popolo leghista non lo sopporta più. È stato a suo tempo un abile pentolaro, ha pubblicizzato bene il partito, raggiungendo numeri impensabili, pure al Sud. Con la sua gestione il Nord lo ha progressivamente abbandonato e così ha fatto il Sud in questi ultimi anni, sostituendolo con i Pentastellati. La classe media, indebolita economicamente, ne ha avuto abbastanza delle sue sciocche prestazioni propagandistiche pro sé, degli abbuffamenti di pastasciutta al sugo, della costante inondazione della rete con messaggi personali, gestiti dalla “bestia”; del suo cellulare perennemente acceso per far convivere il Paese con le sue prodezze.

Meloni parla poco, quasi nulla. È certamente saggio il suo comportamento, avendo conseguito un importante risultato politico. Occorrerà però rammentare, per obbiettività, che solo un italiano su sette l’ha votata e non è stato un plebiscito. Ha pieno titolo per rappresentare l’Italia, ha vinto con ottimi risultati e può indirizzare la politica economica in un momento difficile. Se non metterà i piedi sul tavolo in Europa e non seguirà la politica di Orban nei rapporti con la Russia, potrà garantire stabilità. Probabilmente Draghi le darà una mano all’inizio del mandato. 

Piercarlo Barale

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