Meteo Radio Stereo 5 Euroregion Facebook Twitter Youtube Linkedin

SAVIGLIANO/ Primo impianto in provincia di uno "stent" per la cura dell'angina refrattaria

SAVIGLIANO

Foto
Condividi FB

CUNEO CRONACA - E’ stato eseguito per la prima volta in provincia di Cuneo un avanzato intervento cardiologico percutaneo per la cura dei casi più gravi di cardiopatia ischemica complicati da grave dolore toracico (angina) che non risponde più ai farmaci, angioplastiche o ai by-pass. L’intervento, eseguito presso le sale di Emodinamica dell’ospedale di Savigliano dal direttore sostituto della Struttura complessa di Cardiologia Michele de Benedictis con i colleghi Umberto Barbero e Cinzia Moncalvo, permette di offrire una cura innovativa a tutti quei pazienti che continuano ad avere dolore toracico anginoso spesso invalidante nonostante tutte le cure effettuate (farmacologiche e interventistiche), con notevole impatto sulla qualità di vita. 

L’intervento viene eseguito reperendo un accesso venoso giugulare tramite guida ecografica per ridurre al minimo il rischio di complicanze: attraverso questa vena del collo viene portato all’interno del cuore una sorta di "stent" metallico (chiamato Coronary Sinus Reducer) che viene modellato all’interno della vena principale del cuore (il seno coronarico) per assumere una forma a clessidra, in grado di modulare il flusso di sangue all’interno della circolazione cardiaca e promuovere anche lo sviluppo di nuovi capillari. Il miglioramento della perfusione del muscolo cardiaco si riflette poi, in più dell’80% dei casi, in un netto miglioramento dei sintomi anginosi. Tale effetto inizia già dopo 48 ore dall’intervento e raggiunge il massimo dopo due mesi circa, permettendo di ridurre anche il numero dei farmaci assunti dal paziente.

“L’intervento è relativamente semplice - spiega il dottor Barbero - ricoveriamo il malato e lo operiamo la mattina stessa, in anestesia locale; si utilizza pochissimo mezzo di contrasto (meno di quello necessario per una coronarografia, ndr). Dopo pochi minuti dal termine il paziente è già in grado di tornare al proprio letto e dopo una notte di osservazione può essere tranquillamente dimesso”. E l’attenzione alle nuove metodiche, al fine di ottimizzare le cure e minimizzare i rischi, non finisce qui: “L’utilizzo della sedazione in ipnosi, affidata in questo primo caso all’infermiere Massimo Boglione, ha permesso di evitare l’uso di farmaci sedativi, riducendo i rischi per il paziente e accelerando il recupero alla fine dell’intervento”.

VIDEO