Meteo Radio Stereo 5 Euroregion Facebook Twitter Youtube Linkedin

Sacco e Vanzetti, un caso ancora aperto: memorial a Boston con il saviglianese Botta

SAVIGLIANO

Foto
Condividi FB

CUNEO CRONACA - «We Remember Robert D’Attilio» è il titolo del memorial che si tiene a Boston, in collegamento «remoto», domenica 7 marzo dalle ore 14 alle 16 (ore 20-22 italiane), per ricordare colui che, comunemente, era da tutti definito «Mister Sacco e Vanzetti». È l’occasione per mettere insieme i maggior studiosi mondiali del caso dei due anarchici italiani condannati alla sedia elettrica e finiti nel carcere di Charlestown nella notte del 23 agosto 1927. Tra questi anche l’italiano, unico, il saviglianese Luigi Botta, che da anni (ormai quasi cinquanta) dedica le proprie attenzioni e i propri studi alla vicenda di Nick e Bart.

D’Attilio ha iniziato ad occuparsi del caso negli anni Sessanta, quando ancora molti testimoni erano viventi e l’attenzione nei confronti dell’errore giudiziario, ad appena tre decenni dall’esecuzione, era particolarmente forte, radicata e diffusa, senza l’identificazione di colori politici e sociali. Ha partecipato attivamente a tutte le iniziative nate e cresciute per incrementare la consapevolezza dell’errore giudiziario (anche codificando la raccolta e catalogazione di materiali inerenti il caso) e per gettare le basi per quel processo di riabilitazione che ha segnato un primo passo nel 1977 con il proclama del governatore del Massachusetts, Michael Dukakis.

Originario di Navelli, un paesino in provincia dell’Aquila, D’Attilio è stato più volte in Italia, a Cuneo e Villafalletto, per far visita a Vincenzina Vanzetti, con la quale ha avuto una lunga corrispondenza coronata anche da un proficuo scambio di materiale fotocopiato negli archivi delle università americane e portato in Italia. È stato un riferimento d’obbligo per tutti coloro che, studiosi o non , si sono occupati del caso. Ha anche organizzato un importante convegno a Boston, nel 1979, quando l’archivio del Comitato di difesa degli anni Venti è stato donato ufficialmente dai figli di Aldino Felicani alla Public Library della città. Ha voluto che anche Vincenzina fosse presente. È morto, in solitudine, nel mese di novembre 1920.

Il memorial di domenica 7 marzo è l’occasione per ricordare la sua figura ma anche e soprattutto per parlare del caso Sacco e Vanzetti e dell’apporto che lui stesso ha dato alla conoscenza della vicenda.

L’organizzazione si deve alla Community Church of Boston e alla Sacco and Vanzetti Commemoration Society. All’introduzione e al coordinamento saranno chiamati Dean Stevens e Sergio Reyes. Relazioneranno Peter Agnes, giudice della Suprema Corte d’Appello del Massachusetts, Michael Dukakis, due volte governatore del Massachusetts e candidato democratico alla Casa Bianca nel 1988 (sconfitto da George Bush), Luigi Botta, storico italiano del caso, Joe Torra, università di Boston, Jake Carman, storico e autore di libri, Pasqualino Colombaro, sociologo e saggista, Pat Zoffreo, musicista e docente all’Harvard University, Gilberto Russo, amico di D’Attilio, Michele Fazio, università della North Carolina, e David Rothauser, storico e regista cinematografico. Gli intermezzi musicali saranno di Pat Zoffreo, Charlie King e Jake & the Infernal Machine.

Il memorial si terrà sulla piattaforma Zoom, col topic «Robert D’Attilio, Presente!», id 87984329064. Sarà in seguito visibile su YouTube cliccando QUI.

A rappresentare l’Italia è Luigi Botta, storico che da lungo tempo dedica le sue ricerca al caso dei due italiani. Ha pubblicato di recente il volume «Le carte di Vanzetti» (Nino Aragno Editore, Torino) e suoi studi sono in via di pubblicazione, nelle prossime settimane, sui periodici «Il presente e la storia», «Frontiere» e «Le Monde Libertaire». Sta lavorando ormai da anni ad una edizione completa (che uscirà per conto di Nino Aragno Editore) dell’epistolario familiare di Bartolomeo Vanzetti. «Nel 1961 – spiega Botta – erano state pubblicate, con la curatela di Vincenzina Vanzetti e Cesare Pillon, cento lettere. La trascrizione era stata approssimativa. Ora, mettendo insieme le epistole allora rimaste inedite, quelle rinvenute successivamente dalla famiglia e quelle conservate in alcuni archivi americani, il numero cresce notevolmente e quasi raddoppia». «L’impianto complessivo del lavoro – precisa ancora lo studioso – ha previsto una trascrizione filologica dei testi ed un commento, molto articolato, di quanto l’autore delle lettere ha via via raccontato, negli anni della sua permanenza americana e poi dal carcere di Charlestown, al padre e alla sorella». Si tratta di commenti che riscriveranno, in parte, la drammatica storia americana di Sacco e Vanzetti.

VIDEO