Meteo Radio Stereo 5 Euroregion Facebook Twitter Youtube Linkedin

Roccavione: "La storia che ho scoperto attraverso il diario di prigionia di mio padre"

MONTAGNA

Foto
Condividi FB

IVO CALDERA - Come anticipato nell'articolo della scorsa settimana (LEGGI QUI), venerdì 2 novembre alle 21, presso la Biblioteca civica comunale di Roccavione, in provincia di Cuneo, presenterò il mio libro "Diario di Prigionia 1943 -45", che contiene il diario che mio padre scrisse durante la sua prigionia in Germania e racconta la storia di quei tragici eventi che furono vissuti da centinaia di migliaia di militari italiani, dopo la firma dell'armistizio l'8 settembre 1943.

Quando, nel 2014, ritrovai tra le sue carte una piccola agendina, con sorpresa scoprii che era il diario di due anni della sua prigionia in Germania, in cui fu deportato dopo la cattura in Alto Adige, dove si trovava, prima dell'8 settembre, come caporale del 4° Reggimento Artiglieria di Montagna, in fase di ricostituzione dopo la disfatta del '42 in Russia. Sapevo che mio padre era stato deportato in Germania durante la guerra. Da bambino l'avevo sentito raccontare che, ad Amburgo, i tedeschi lo avevano messo a saldare le torrette degli U-Boote allo scafo, con turni di 12 ore: con poco da mangiare e sotto i costanti bombardamenti degli alleati. Ma ormai era un ricordo lontano.

Iniziai a trascrivere il diario, riscoprendo la storia di quei giorni, i suoi pensieri, i suoi patimenti. Ho ritrovato anche altri documenti e le lettere che aveva scritto dai campi di prigionia a mia madre. Oltre che un tuffo nelle emozioni, che provai nel rivivere i sentimenti e le esperienze dei miei genitori di quel difficile periodo, riscoprire gli eventi di quegli anni è stato un vero tuffo nella storia, reso attuale e vivo dai passi di quel diario e di quelle lettere. Ho subito pensato che dovevo salvare quelle memorie di mio padre e condividerle con chi l'aveva conosciuto, mio figlio, i parenti, gli amici. Così l'idea di scrivere un libro in cui inserire il diario e le lettere scritte dai lager a mia madre.

Durante la trascrizione ha preso corpo dentro di me l'esigenza di rispondere a tante domande, per approfondire, per capire: Perchè è successo questo a mio padre? Chi ha dato l’ordine di catturare i militari italiani? Dov’erano i campi in cui è stato durante la prigionia? Come si viveva in quei campi? Com’è riuscito a tornare a casa? Cosa dice oggi la "storia" di questa vicenda? Cos’è rimasto degli Imi oggi?. Per trovare la risposta a queste domande, ho iniziato una lunga ricerca, durata quasi quattro anni, partendo dalle tracce contenute nel diario e nelle lettere.

Grazie alla familiarità con le ricerche sulla rete, ho cominciato a raccogliere informazioni, mappe, foto d'epoca, documenti su quegli avvenimenti, su quei posti: materiale che, via via, ho inserito nel libro, traducendo articoli e documenti dall'inglese o dal tedesco, cercando verificare le informazioni, di dare a tutto questo materiale un ordine, un filo logico.

Ho scoperto che sul tema degli Imi (Internati Militari Italiani) erano già stati scritti altri libri, prodotti documentari e trasmissioni televisive, che raccontavano storie analoghe, che riportavano altri diari di internati, scritti dai figli o dai nipoti.

Ho scoperto che la cattura dei militari italiani già era stata organizzata dal Führer diversi mesi prima della caduta di Mussolini e della firma dell'armistizio, forse prevedendo che l'alleato italiano non avrebbe resistito a lungo la pressione degli alleati.

Ho scoperto che mio padre e la stragrande maggioranza degli Imi fecero l'eroica scelta di restare nei lager piuttosto che arruolarsi nell'esercito nazista o in quello fascista della repubblica di Salò.

Gli Imi, considerati e trattati come "traditori", avrebbero potuto, con una firma, riscattarsi e liberarsi dal lavoro coatto, dalla fame e dalle inumane condizioni di vita nei campi di prigionia, tornare in Italia. Con il loro sacrificio sottrassero il supporto di centinaia di migliaia di uomini alle forze armate nazi-fasciste e contribuirono, di fatto, alla disfatta del Reich ed alla fine della guerra.

In questi documenti ho ritrovato luoghi ed esperienze analoghe a quelle della storia di mio padre ed ho pensato di trascriverli nel mio libro, per integrare quello che ricordavo di quel poco che mio padre aveva raccontato o quello che aveva potuto scrivere nella minuscola agenda. Così si è venuto a creare, giorno dopo giorno, un volume di 300 pagine che ho intitolato "Diario di Prigionia 1943-45". Nel settembre scorso ne ho fatto stampare qualche decina di copie, da regalare a parenti ed amici.

Rispondendo alla richiesta della Biblioteca civica, con grande piacere racconterò come è nato questo libro, ripercorrerò quella vicenda attraverso i passi del diario e delle lettere, cercherò di spiegare il contesto storico in cui avvenne la cattura degli Imi. Attraverso le informazioni ritrovate nei documenti potremo visitare i luoghi in cui fu deportato, capire come riuscì a tornare a casa. Vedremo cosa rimane oggi della storia degli Imi, rimasta quasi sconosciuta per decenni, attraverso le testimonianze dei reduci dai campi di prigionia e la documentazione realizzata dopo la guerra.

Vi aspetto il prossimo venerdì sera, per vivere insieme questo "appuntamento con la storia".

Ivo Caldera

 

 

 

 

 

VIDEO