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Quella grotta sconosciuta di Balmarossa a Pradleves con antichissime iscrizioni rupestri

MONTAGNA

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LUCIO ALCIATI - Una ventina di anni fa, quando mi occupavo con più assiduità nella ricerca di mitiche incisioni rupestri nella mia valle - ma anche in quelle vicine - scorrazzando in lungo e largo i bei monti, lungo i tortuosi e affascinanti  sentieri, nei lussureggianti e ombrosi valloni, o sulle panoramiche e ariose creste e collaboravo al progetto del C.A.I. Club Alpino Italiano denominato “Terre Alte”, che si occupava di documentare le testimonianze della civiltà Montana, cercavo utili informazioni da chi abitava o aveva abitato quei luoghi ancestrali.

In quel fervido periodo ho avuto la bella occasione di conoscere Sergio: brillante e dinamico cultore delle sue radici e del suo luogo di vita.

Ottimo osservatore, disponibile e buono di carattere, si poneva intelligenti domande con tanta voglia di apprendere i segreti della natura.

Purtroppo non è più con noi. Ci ha lasciati, ancora giovane, a causa di un mortale incidente forestale. Ricordo ancora  quel giorno che mi narrò, durante un tranquillo chiacchiericcio riguardante lo spettacolare complesso preistorico cavernicolo di Balmarossa a Pradleves, complesso che dovrebbe essere indagato profondamente per la presenza di antichissime incisioni rupestri e che lui conosceva benissimo tant’è che aveva contato  ben 9 tra antri e grotte, un fatto curioso.

“Pochi anni prima lì venne decisa l’apertura di una utile pista che congiungesse la borgata Cogno, del Vallone del Gerbido con Madonna degli Angeli del Tejè a scopo forestale.

Ebbene appena iniziarono, da Cogno, i lavori di sterro, la pala meccanica scoprì l’ingresso di una fantastica grotta  -  come ebbe a sentire lui stesso - adorna di spettacolari, scintillanti e dorate stalattiti e stalagmiti.

L’ingresso fu chiuso immediatamente con un grosso masso, forse per evitare che animali domestici ci si addentrassero.”

Dopo tanti anni, ho rivisitato quel che credo sia il posto che mi raccontò.

C’è il masso e si scorge, nella parete dietro di esso, delle tracce di concrezioni di alabastro.

Il terriccio sovrastane è un po’ smottato lasciando intravedere una piccola breccia. Da lì, affacciandosi,  aria umida e fresca avvolge il viso.

Credo che, vista anche la comoda accessibilità, qualche sondaggio in merito potrebbero rivelare gradite sorprese. 

Chissà, magari un complesso carsico dall’interessante valore scientifico e turistico.

Il che non farebbe male alla sviluppo e alla nostra economia Montana.

Grotte di Bossea docet.

Lucio Alciati

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