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Quanto accaduto a Roma sta mettendo in gioco la stabilità del Paese

CUNEO

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PIERCARLO BARALE - L’assalto al palazzo del Governo e alla sede del maggiore sindacato - Cgil - da parte dei manifestanti No-Vax guidati dai fascisti di Forza Nuova, ha riportato il Paese a cent’anni fa, all’inizio del fascismo. Stessa turbolenza per il biennio di rinunce causa Covid, timori per il lavoro e per il futuro, soprattutto da parte dei giovani, dei disoccupati timorosi di perdere i sussidi, dei pensionati per il potere d’acquisto sempre più ridotto. È stata, da parte dei No-Vax, una prova generale di destabilizzazione del sistema sanitario per evitare il vaccino ed il certificato verde. Ci si domanda perché i vertici di Forza Nuova, organizzatori o solo esecutori degli assalti, hanno potuto essere operativi e dirigere con i loro nostalgici, i No-Vax, spaccare, aggredire agenti, fare da padroni a Roma per un’intera giornata.

Il leader romano di Forza Nuova, Luciano Castellino, vecchio arnese neofascista, sottoposto a sorveglianza speciale e obbligo di dimora, ha potuto dirigere i violenti, occupare e spaccare la sede della Cgil. È la guida dell’organizzazione Roma ai romani, di area neofascista, che cerca consensi nelle periferie metropolitane come costola di Forza Nuova. Specialità: xenofobia, conflitti sociali, presenza nelle curve dello stadio. È divenuto il capo dei No-Green Pass di Roma. Ha dato purtroppo prova di saper organizzare le  sue truppe. Era presente agli avvenimenti il leader e fondatore di Forza Nuova, Roberto Fiore, lo stratega dei disordini, a capo di un consistente gruppo di dimostranti. C’era pure Luigi Aronica, detto er pantera, tra i fondatori dei nuclei armati rivoluzionari - Nar - a fine ’70. Protagonista di svariate azioni paramilitari, che gli hanno fruttato circa 18 anni di carcere, in parte evitati soggiornando a Londra. Pure il leader di io apro, Biagio Passaro, non ha voluto perdere l’occasione, incitando i suoi contro la polizia.

Il corteo era stato autorizzato, perché si ha diritto a dimostrare anche in contrasto con le decisioni governative: è il sale della democrazia. Una parte dei No-Vax si è trovata a proprio agio con camerati che li hanno guidati ed incitati alle violenze. Si sono lasciati infiltrare, guidare, senza dissociarsi da quanto è avvenuto. Altri No-Vax invece si sono dissociati, non partecipando, trovandosi in grande disagio. Il mondo No-Vax è variegato, comprende intellettuali e filosofi alla Cacciari, che forse non hanno ben compreso che in questo periodo di post-pandemia e ora grande ripresa, non ci si può limitare a spaccare il capello in due, filosofeggiando sulla libertà di vaccinazione e sulla illiberalità del Green Pass. Ormai l’80 % degli italiani vaccinabili lo ha fatto, salvando la pelle da future infezioni proprie e altrui. Il restante 20% non intende assolutamente farlo, spacca tutto, contesta tutto, la medicina ufficiale, i risultanti della vaccinazione, l’obbligo di Green Pass per lavoro pubblico e privato e la frequentazione di locali pubblici. Se costoro si ammaleranno di Covid, le loro cure ospedaliere dovranno essere sostenute anche da coloro che si sono vaccinati. A meno che preferiscano i prodotti e l’opera di vari stregoni o medici cacciati dall’ordine. Vorrebbero anche tamponi gratuiti per accedere ai lavori ed a tutte le attività, anche ludiche o culturali, riservate ai vaccinati. Cercano con la violenza di far capitolare il Governo su questo principio. Come richiesta residuale vogliono far prorogare la validità dei tamponi a 72 ore. Insistono su questo i soliti Salvini e Meloni, mentre la scienza ufficiale sorride di fronte a tale panzana, in palese contrasto con elementari dati medici universalmente condivisi. Vorrebbero fare come quando, in presenza di inquinanti nell’acqua potabile, vengono elevati i limiti che ne consentono l’erogazione. Ciò avviene spesso nella Terra dei Fuochi, ove la falda è irrimediabilmente pregiudicata dagli sversamenti ed incendi dolosi che sostituiscono lo smaltimento legale.

C’è stupore - da molti espresso - circa l’operato degli apparati di intelligence e del Ministero dell’Interno per l’accaduto. I nostalgici, delinquenti pregiudicati, la feccia e fauna romana - anche er pantera - dovrebbero essere costantemente monitorati. La loro professione è minacciare, spaccare, scontrarsi con la polizia. Le autorità preposte alla sicurezza della città, dei palazzi istituzionali, dei sindacati, dei partiti, conoscevano la data del corteo, la pericolosità dei partecipanti, in quanto i No-Vax avevano dato prova di organizzazione e determinazione. Avrebbero dovuto prevedere - senza bisogno di alcuna arte divinatoria - l’infiltrazione dei nostalgici, che contano parecchi criminali a Roma. Che cosa hanno fatto per prevenire i disordini, trovandosi a pochi giorni dal ballottaggio, dove il candidato sindaco Michetti - destra - dovrà vedersela con Gualtieri - sinistra -?

Per i neofascisti la sede centrale romana della Cgil è Stalingrado per i tedeschi. Sognano di occuparla, sfregiarla, spaccare tutto, distruggere, come Hitler ha potuto fare. Ma ne è stato subito cacciato. Sognavano -i nostalgici- di occuparla, sfregiarla, spaccare mobili e arredi, magari portare a casa qualcosa come ricordo. Per il popolo No-Vax e No-Green Pass ed i loro alleati camerati è stata una vittoria postata sui media in tempo reale. Il condottiero Castellino è stato il primo ad entrare, facendo strada a camerati e No-Vax, invitandoli a distruggere tutto. Ineffabile poi l’assalto al Pronto Soccorso, dove un No-Vax ferito non voleva sottoporsi al tampone. Non sono riusciti a liberarlo dalla sala di isolamento, ma si sono consolati picchiando alcune infermiere e spaccando locali ed attrezzature sanitarie. Non sono però riusciti ad occupare Palazzo Chigi, come avevano fatto per il Campidoglio i seguaci di Trump, istigati e manovrati dal peggior presidente che l’America abbia avuto nella sua pur lunga storia democratica. Nell’assalto al sindacato si è visto, tra gli altri aggressori, molti dei quali facce note da decenni alla Digos romana, un individuo nudo dalla cintola in su, la schiena e le braccia - il torace non si è visto - completamente tatuate con simboli fascisti. Ricorda l’individuo sommariamente vestito con pelli, provvisto di corna, partecipe dell’assalto al Parlamento americano.

Occorre che il Ministero dell’Interno, gli organi di informazione e prevenzione, lavorino meglio di quanto pare abbiano fatto nell’occasione. Se ce ne sono o ce ne sono state, cessino vicinanze o tolleranze con i neofascisti. Si comportino analogamente i partiti della Destra, che finora li hanno tollerati, ricevendo in cambio voti puzzolenti: olent. Dicevano i romani: pecunia non olet. Talvolta olent di mafia o fascismo molti voti della Destra. Dietro taluni voti ci sono le varie mafie, i violenti delle curve ed i neofascisti. Cacciari e gli intellettuali spacca capelli dovrebbero da tempo aver capito che, con la pandemia quasi vinta e la fortissima ripresa in atto occorre concretezza, non gigioneria. Questi sofisti del diritto costituzionale o filosofeggianti si affrontano sui media e sui giornali per far vedere chi di loro, come si dice in provincia, ha la testa più aguzza. Non è una contesa accademica, ma si sta mettendo in gioco la stabilità del Paese, di fatto fomentando disordini in un momento delicatissimo della vita nazionale.

Landini ha attaccato gli aggressori e vandalizzatori della sede, attribuendo la causalità per tali azioni, a vari fattori. Ciò ha trovato condivisione su vari fronti. Ritengo però abbia toccato una nota stonata - molto stonata - quando ha insistito, come sta facendo da tempo, con la pretesa che i sindacati siano presenti al tavolo di governo per determinare la politica del Paese. Si chiama concertazione. È un vecchio arnese più volte usato, prima o dopo crisi di governo. Invece si deve governare decidendo, senza ospiti, al tavolo di Palazzo Chigi. Sindacati ed industriali badino al compito che ognuno deve svolgere. Il governo dev’essere autonomo e responsabile dei risultati. È saggio ed opportuno consultare preventivamente le parti sociali. Landini è stato un delegato di fabbrica e poi locale efficiente ed efficace nel programmare scioperi e battere i pugni su tavoli di trattativa. Per dirigere la sede nazionale del sindacato, come punta della triade delle organizzazioni dei lavoratori, occorrono visione globale dell’economia, collegamenti con i fenomeni connessi, visione europea. È stato un bravo capitano, ma non è un generale. Pare gestire il sindacato con una visione settoriale, cercando ancora il nemico negli industriali e nei governanti. Non è più l’epoca dello sciopero come unico mezzo di protesta. Non ci sono tavoli su cui battere pugni. Si ha l’impressione che continui, come faceva gestendo le piccole vertenze locali, quasi cercando i conflitti. L’ampio panorama del Paese richiede non solo decisione, ma diplomazia, cultura, visione ben oltre la settorialità e l’utile immediato o limitato al puro vantaggio per il sindacato. Bisogna volare più in alto, guardare sempre la luna, che è ben oltre il dito.

Piercarlo Barale 

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