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Covid-19: dopo canti e inni, ora si prende coscienza della crisi economica in agguato

ALBA

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BRUNO MURIALDO - Da maggio in poi ci troveremo con una crisi economica spaventosa che si aggiungerà all’oramai interminabile (per noi) crisi finanziaria mondiale del 2008/9.

Il Coronavirus e le sue conseguenze hanno fermato le attività artigiane e commerciali per un periodo lunghissimo senza quelle robuste garanzie economiche che sarebbero state necessarie. 

Il paese sta vivendo un momento particolare, dopo i canti i gli inni patriottici dei primi giorni, si sta facendo strada la preoccupazione per il domani.

Le misure finanziarie in questi casi dovrebbero essere immediate e solide se si vogliono evitare gli effetti collaterali che potrebbero scaturire da una società spaventata e presa alla sprovvista.

I miseri seicento euro promessi e l’umiliante rinvio delle tasse sono una oltraggio inaudito per un popolo che ha sempre subito la burocrazia e l’indifferenza delle istituzioni, sarebbe un assassinio della miglior economia italiana se le misure fossero i seicento euro. 

Il governo deve porgere una mano a tutti perché possano a tempo dovuto dare inizio alla loro attività, senza contraccolpi letali. Questa crisi rischia di lasciare sul lastrico milioni di piccole imprese, essendo le meno protette e le più colpevolizzate.

Ci sono molte multinazionali che operano nel nostro paese graziate dalle imposte, aziende che nonostante i divieti continuano a lavorare e fare affari, queste imprese devono pagare le tasse come fanno tutti, ne va della dignità dello Stato e di chi lavora onestamente. L’indifferenza della comunità europea verso l’Italia ha sconfortato ulteriormente i cittadini e i lavoratori, sempre più convinti delle necessita di un cambiamento delle istituzioni comunitarie. 

Si sente la necessità di una rinascita illuminista, necessaria in tempi difficili, un illuminismo che dovrebbe vedere gli agiati aiutare i deboli con gesti significativi in momenti particolari, e uno Stato veloce che usi le armi del buon senso per uscire fuori da questo stagno.

L’Italia che verra dopo, troverà troppe macerie, ma anche una grande forza che potrà arrivare soltanto se lo stato farà la sua parte, non guardando in faccia nessuno, nemmeno la comunità europea se ci sarà ancora.

Bruno Murialdo

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