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Paesana: "Mi occupo di integrazione perché è il fenomeno del momento"

MONTAGNA

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ELISA AUDINO - Una serata quasi surreale a Paesana, in provincia di Cuneo, quando nella sala consiliare il sig. Coppola, amministratore unico della società proprietaria della struttura che ospita una trentina di richiedenti asilo dall'estate 2016, si è confrontato con l'Amministrazione, maggioranza e opposizione, e con il pubblico presente, una ventina di persone.

L'incontro, chiesto a gran voce dalla minoranza circa sette mesi fa, è arrivato tardivamente, e il sig. Coppola si aspettava forse di ritrovarsi i soliti cittadini arrabbiati contro le istituzioni e contro i migranti. Niente di tutto questo. A Paesana, gli ospiti si sono fatti benvolere e non si registrano disagi o manifestazioni. Al limite qualche battuta sui social, di poco conto.

Occorre fare un passo indietro. In provincia di Cuneo, Coppola è titolare di due strutture: una a Entracque, in Valle Gesso, con circa sessanta ospiti, in cui si sono già verificati alcuni problemi, e una a Paesana, con una media di trenta persone presenti.

Il programma che Coppola ha siglato con la Prefettura di Cuneo prevede l'erogazione di circa 35 euro giornalieri, di cui 2,50 euro destinati all'ospite stesso - la pocket money - e il resto alla struttura, che in cambio deve fornire un'accoglienza 'integrata', comprensiva non solo di letto e alloggio, ma anche di formazione linguistica, tutela legale, orientamento sul territorio e uno svariato numero di servizi.

Somme pagata dalla Comunità europea per accoglienza e integrazione.

Si può discutere di tutto, sulle leggi europee, sul fenomeno migratorio, sulla sufficienza o insufficienza della somma, ma rimane il fatto che attualmente l'iter normativo, semismantellati i grandi centri simili al Brunelleschi di Torino, prevede strutture pagate per fornire servizi integrati.

Questa la premessa. Nella mediazione linguistica sono comprese un minimo di dieci ore di italiano a settimana, fornite da personale qualificato e con comprovata esperienza, nella tutela legale anche l'accompagnamento ai luoghi in cui i richiedenti asilo devono recarsi per le proprie pratiche, il che significa sostanzialmente accompagnare alle convocazioni della Prefettura piuttosto che dai legali per le relative pratiche di ricorso, qualora la propria richiesta venga bocciata. Servizi compresi nella diaria giornalieria di 35 euro.

Quel che è successo nella serata a Paesana è stata la raffigurazione di due realtà parallele: da una parte Coppola che ha più volte affermato che i servizi vengono regolarmente resi, che i ragazzi vengono accompagnati alle convocazioni, mai avvenute, peraltro, a suo dire, che l'italiano, come lo intende lui, deve essere quello necessario a dire cose tipo 'ciao', 'buonasera', 'un biglietto', e per quanto riguarda i previsti servizi con personale qualificato asserendo che gli stessi erano comunque offerti da volontari. Per contro, i cittadini e le associazioni presenti sul territorio hanno mostrato l'altra faccia della medaglia.

Il corso di italiano a Paesana non c'è e Coppola su questo non ha comunque fornito nominativi di suoi dipendenti che se ne occupano nella struttura in Valle Po. C'era, al limite, e fino a pochi giorni fa una coppia di volontari, che si sono prodigati per i ragazzi, ma che non hanno formazione specifica in materia e non vengono pagati dalla struttura. Uno di loro è un insegnante di karaté.

A Coppola non risulta che nessuno dei suoi ragazzi sia mai stato convocato dalla Prefettura. Ma almeno uno di loro è stato in realtà convocato e, nonostante si dovesse trovare senza mezzi propri e denaro entro le 8,30 in centro Torino, non è stato accompagnato dalla struttura. Il ragazzo è stato accompagnato da un amico di chi scrive. Se non si fosse presentato, avrebbe perso la possibilità di proseguire la sua pratica per la protezione internazionale.

Evidentemente, trovare un accompagnatore significa pagarlo, così come organizzare corsi di lingua, servizi, resi, invece, da altre strutture - non tutte, è evidente, la realtà è abbastanza varia e complessa, come quella di Revello, che alle ospiti fornisce anche un abbonamento mensile al bus. Coppola, in merito, ha affermato di aver richiesto al servizio di autotrasporti una riduzione del costo del biglietto, perché per i ragazzi è costoso muoversi con una pocket money di 2,50 euro al giorno. Ha ragione, a Revello l'abbonamento è pagato dalla struttura, che, quindi, ai 35 euro giornalieri e dal proprio utile, sottrae costi di formazione, assistenza e trasporto. Costoso, non da tutti. Ma il capitolato richiede esattamente questo: un'accoglienza integrata.

Surreale è stato anche il richiamo, in più riprese, a immagini del migrante come quello di un 'bambino', a cui bisogna insegnare i suoni, a lavarsi i denti, e del bengalese come 'mite di origine'. Per chi abbia masticato un po' di antropologia, suona quasi come un'eco dai secoli bui, quando ci si avvicinava per la prima volta alle popolazioni indigene e si riportavano le prime ricerche specifiche in merito.

Coppola, la cui società, come spiegato dal consigliere di minoranza avvocato Gottero, fino a due anni fa si sarebbe sempre occupata di compravendite di alberghi, è responsabile ora di una struttura che deve fornire accoglienza e integrazione. Gli ho domandato: "Signor Coppola, perché lei ha deciso di occuparsi di integrazione?".

Ha risposto di getto: "Sono quarant'anni che mi occupo di integrazione: droga, carcerati, l'integrazione è il fenomeno del momento".

Elisa Audino

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