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Ordine dei Cavalieri a Grinzane: "Tradizione è anche la fatica di chi crea in cucina"

ALBA

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Può la tradizione essere una traduzione e addirittura un tradimento? «Senza dubbio si, soprattutto se riflettiamo sul fatto che tutte e tre le parole traggono origine dallo stesso termine latino, ovvero tradere, che significa consegnare, tramandare, trasmettere. La tradizione non è qualcosa di statico e imbalsamato, ma un’interpretazione che trae origine dal passato e sa guardare attivamente verso il futuro». Parole di Davide Rampello, giornalista, regista, nonché Cavaliere onorario dell’Ordine, che ha incantato i partecipanti al Capitolo della Tradizione con una relazione dotta e raffinata sulle 3T: tradizione, traduzione, tradimento.

«La tradizione – ha ricordato il Gran Maestro Bianca Vetrino – è uno dei principi fondanti della nostra assemblea, citata nel giuramento che ogni nostro cavaliere sottoscrive entrando a far parte dell’Ordine. La formula prevede infatti la promessa a "difendere le tradizione ed esaltare il prestigio della nostra gastronomia e del nostro vino". Un impegno a cui l’Ordine tiene fede con passione e perseveranza ormai da 52 anni». Ma tradizione è anche fatica, lavoro quotidiano di chi da decenni accende i fornelli della sua cucina per proporre ai clienti i piatti genuini e saporiti della rinomata cucina di Langa, Roero e Monferrato.

Cuochi come Bartolomeo Vaudano del ristorante "Garibaldi" di Cisterna d’Asti, la cui famiglia è attiva dal 1939; oppure come Maria Francesca Lovisolo che dagli anni Sessanta dirige la cucina del ristorante "Violetta" di Calamandrana; o ancora come la giovane Elena Risaglia che ha raccolto l’eredità famigliare della trattoria "Belvedere" di Serravalle Langhe, nata nel 1927. Sono state loro a raccontare preziose testimonianze e memorie, prima di mettersi all’opera in cucina per preparare, insieme con lo chef stellato del ristorante "Al Castello" di Grinzane Cavour Marc Lanteri, il menù della cena dei Cavalieri all’insegna dei piatti più tipici della tradizione langarola: dalle acciughe in salsa rossa e alloro all’aspic di verdure primaverili, dalla alla finanziera al coniglio dus e brùsa con peperoni e ai ravioli al plin "cordunà", ovvero serviti all’antica maniera sul tovagliolo di tessuto d’epoca.

Il 287º Capitolo della Tradizione è stato anche l’occasione per dare corso all’investitura di 12 cavalieri. E se a New York e Hong Kong sono andati in scena i Capitoli delle sempre più attive e numerose Delegazioni estere, il prossimo appuntamento al castello di Grinzane Cavour sarà sabato 22 giugno con il Capitolo del Solstizio d’Estate.

L’Ordine dei Cavalieri del Tartufo e dei Vini di Alba nasce ufficialmente il 22 febbraio 1967 in una piccola trattoria di Grinzane Cavour. Ventuno furono i fondatori di questa confraternita enogastronomica: tutti disinteressati e indipendenti, si diedero uno statuto nel quale, ancora oggi, si legge che «scopo dell’Ordine è difendere e diffondere ovunque la genuina gastronomia, i vini e gli altri prodotti meravigliosi ed inconfondibili della terra di Alba e delle Langhe».

Oggi l’Ordine annovera centinaia di collari in tutto il mondo, con sette delegazioni di Cavalieri del Tartufo e dei Vini d’Alba sparse tra Svizzera, Hong Kong, New York, Napa e San Francisco Bay Area, Taiwan e, in Italia, Milano e Verona.

(Foto Maurizio Milanesio)

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