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Oltre le firme, le storie: il Premio Dardanello omaggia i giganti del giornalismo sportivo

MONDOVì

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CUNEO CRONACA - Celebrare il presente del giornalismo, sognare il futuro ma senza dimenticare le proprie radici: il premio giornalistico ‘Piero Dardanello’, organizzato dall’omonima associazione culturale di Mondovì, nasce con la consapevolezza che il mestiere di oggi poggia sulle spalle dei giganti che ci hanno preceduto. Ecco perché, alla terna dei vincitori (le migliori firme ‘under 40’ del panorama giornalistico nazionale e regionale e un professionista di lungo corso, destinatario di una targa alla carriera), da ormai diverse edizioni non manca, all’interno del vernissage di premiazione, un momento per rendere omaggio alle grandi ‘firme’ che ci hanno lasciato nei mesi precedenti.
 
L’anno scorso la giuria ha voluto ricordare Enzo D’Orsi, storica colonna del ‘Corriere dello Sport-Stadio’, tra i fondatori, nel 2004, del premio nel nome di Piero Dardanello. La cerimonia di quest’anno - che si svolgerà venerdì 16 maggio, alle 18, al Circolo Sociale di Lettura di Mondovì - vedrà tre destinatari di un riconoscimento alla memoria: Gian Paolo Ormezzano, Bruno Pizzul e Rino Tommasi.
 
‘Gpo’, al secolo Gian Paolo Ormezzano, è stato una leggenda del giornalismo sportivo italiano: era caratterizzato da uno stile brillante, vorace ed ecumenico. «Riassumerlo è impossibile - ricorda Roberto Beccantini, presidente onorario della giuria del premio ‘Dardanello’ - visto che si rischia di dimenticare un titolo di cui era ghiotto, un gioco di parole con cui andava a letto, un’articolessa buttata giù a ritmi folli, sul filo di un’energia che faceva rima con bulimia. Ha seguito 25 Olimpiadi, tra estive e invernali, 28 Giri d’Italia e 12 Tour. Torinese e torinista, nuotatore da ragazzo e poi onni-giornalista. Direttore di ‘Tuttosport’, editorialista de ‘La Stampa’, di ‘Famiglia Cristiana’ e del ‘Guerin Sportivo’; collaboratore dell’edizione torinese del ‘Corriere della Sera’. Illustrò le moviole per il settimanale ‘Il Giornalino’. Volto televisivo, dal ‘Processo alla tappa’ a ‘90° minuto’». Ormezzano ha rappresentato «un fiume del quale si invidiava l’esondazione»: di storie, di immagini, di aneddoti. Come un leggendario rientro a casa dai giochi olimpici di Roma (1960) con a bordo l’ex compagno di scuola Livio Berruti, che gli valse anche una multa per eccesso di velocità.
 
Può, invece, darsi che non tutti tra il pubblico riconoscerebbero il volto di Bruno Pizzul, ma la sua voce è un vero e proprio patrimonio collettivo. Per vent’anni ha rappresentato il suono della passione azzurra, raccogliendo la difficile eredità di Nando Martellini che aveva raccontato la vittoria italiana al Mondiale spagnolo del 1982. A lui nel 1994 toccò, invece, la disfatta di Pasadena nell’edizione americana del torneo e quell’ultimo calcio di rigore in volo verso le stelle. Del resto, “non è da questi particolari/che si giudica un giocatore”. Gli andò meglio con i club: raccontò le grandi imprese del Milan di Sacchi, con due Coppe dei Campioni (1989-1990), l’Uefa del Napoli (1989), della Juve (1990) e, poi, dell’Inter (1991), passando attraverso la Coppa delle Coppe della Sampdoria (1990). Dovette, però, affrontare anche la notte più difficile del calcio italiano, quella dell’Heysel nel 1986.

Rileva Fabio Monti, giurato del ‘Dardanello’: «Molto si può comprendere di Pizzul, rivisitando le sue convinzioni sul mestiere di telecronista: “Trovo che si vada verso un eccessivo culto della personalità; spero di essere riuscito a fare il mio lavoro con impegno e professionalità, ma senza quella dimensione eroica che mi è sempre sembrata fuori luogo. Quando giocavo a calcio, non amavo i giornalisti sportivi, soprattutto per i loro giudizi sempre severi. Per questo, quando mi sono trovato dall’altra parte della barricata, ho sempre pensato che uno dei doveri del telecronista fosse quello di rispettare i calciatori, di capire anche i loro errori, sapendo comunque che i protagonisti di una partita sono loro e non chi la racconta”».
 
Infine, Rino Tommasi: un faro per tanti colleghi, la voce della boxe, del tennis e di tanto altro. Il suo approccio al mestiere era più simile ad una vocazione, la sua memoria enciclopedica ed il suo rigore lo hanno reso uno dei massimi esperti di statistiche. Dopo gli inizi come tennista approdò al giornalismo, cominciando dall’edizione marchigiana de ‘Il Messaggero’ e dall’agenzia ‘Sportinformazioni’, prima di approdare a ‘Tuttosport’ e, infine, a ‘La Gazzetta dello Sport’ di cui fu firma ultra-quarantennale, punto fermo tra varie collaborazioni. Svolse anche il ruolo di commentatore televisivo: primo direttore dei servizi sportivi di Canale 5 e, dieci anni dopo, di Tele+. Tra le innovazioni, sua l’idea della ‘seconda voce’, che fece scuola. Fu tra i commentatori più noti della storia della comunicazione sportiva italiana.

Ricorda il giornalista Claudio Colombo, ex direttore de ‘Il Cittadino’ di Monza ed ex inviato del ‘Corriere della Sera’: «Rino era esperto in tutto, calcio e atletica compresi (papà Angelo e zio Virgilio erano stati campioni nel salto in lungo), per dire di quanto potente e diffusa sia stata la sua traccia lasciata nel mondo dello sport. È stato un precursore del racconto documentato ma mai arido, spesso ingentilito da fulminanti invenzioni lessicali, nel quale l’aneddotica si impreziosiva di dettagli appresi grazie a invidiabili rapporti personali: Rino conosceva tutti e da tutti era conosciuto. Soprattutto riconosciuto: come giornalista dal sapere enciclopedico prima ancora che come commentatore franco e severo».
 
Il premio giornalistico ‘Piero Dardanello’ conferma così, ancora una volta, la propria vocazione di coltivare la memoria, non come un esercizio fine a sé stesso, ma con l’obiettivo di farla diventare ispirazione e strumento per il giornalismo del domani. Nel ricordo del grande ex direttore di ‘Tuttosport’ - monregalese di origine, ma cittadino del mondo - e degli altri grandi protagonisti della comunicazione sportiva italiana.

Un’attività, quella dell’associazione ‘Dardanello’, che gode del sostegno della Fondazione CRC, della Fondazione CRT, della Banca Alpi Marittime e di Compagnia San Paolo, oltre che dei Comuni dove operano i plessi coinvolti nel progetto ‘A scuola di giornalismo’ e di altri sponsor privati.
 
La serata di venerdì 16 maggio sarà l’opportunità per celebrare il ventennale del premio ‘Piero Gasco’, sostenuto dalla famiglia e dal Rotary Club di Mondovì, con l’annuncio del vincitore dell’edizione 2025.

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