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Nelle prove di governo anche regionale tra Pd e M5S non era il momento della scissione renziana

CUNEO

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PIERCARLO BARALE - Il Pd, dopo un lampo di unità utile a raggiungere il governo e bloccare l'ascesa del "Capitano" non coraggioso, è incorso nell'ennesima scissione, questa volta decisa da Renzi. Anche tra i pentastellati vi erano state manifestazioni di "disgusto". Qualcuno - vedesi Gianluigi Paragone - pur trovando gravemente indigesto l'accordo di legislatura con il Pd, è rimasto nel Movimento. Aveva già stappato lo champagne per l'annunciata nomina a presidente della Commissione parlamentare sulle banche. Poteri pressochè illimitati, sia nella retroattività, che, per gli istituti da verificare: tutti. Il giornalista prestato al Parlamento in quota grillina avrebbe aperto - come la famosa scatoletta di tonno riferita da Grillo al parlamento, ogni istituto bancario, verificandone gli atti fino ad un decennio a ritroso. Compresa nei poteri la verifica delle indagini penali in corso o già effettuate. Vista sfumare la prospettiva con il ritorno sul pianeta ha ostacolato l'accordo, per quanto nelle sue possibilità. A proposito di scatolette di tonno, il comico ligure, padre dei pentastellati, che aveva esteso l'apertura della scatoletta anche all'Europa, ha annunciato un nuovo tour italiano.

Considerato che la scatoletta nostrana e quella europea sono rimaste saldamente chiuse e funzionanti e che i suoi ragazzi partecipano attivamente al loro normale funzionamento, cerca un nuovo motivo dominante per il tour: l'ecologia, il verde, la tutela dell'ambiente. Si è paragonato - non si è capito se per scherzo o seriamente - a Paolo Pasolini ed alla espressione riferita dallo stesso al paese come "la lunga striscia di sabbia". Magari attraverserà nuovamente lo stretto a nuoto, cercando i voti dei siciliani, sempre aperti verso chi assicura loro attenzione, sussidi e sovranità. Si deve soprattutto a Renzi, con il capovolgimento della frittata, la decisione del Pd di accordarsi con i pentastellati, con la nascita del governo giallo-rosso, patrocinato dai più importanti esponenti piddini, Franceschini in testa - Zingaretti, prima in veste di notaio e poi di determinato capo politico, ha saputo dare concretezza, trattando con Grillo e Di Maio, alla opportuna iniziativa.

Abbiamo così evitato che il sovranista populista che ha fatto della Lega bossiana cosa e casa propria, chiamasse al voto gli italiani. Proverà ora a protestare nelle piazze ed in Parlamento, sostenendo che l'accordo stipulato tra i suoi oppositori e gli ex alleati sia un "inciucio". Con il suo "ingenuo" - così dallo stesso qualificato - tentativo di defenestrare Conte dal governo, si è suicidato politicamente. Qualificarsi "ingenuo" per l'aspirante leader destinato a guidare - con pieni poteri - il paese, è indicativo della totale assenza delle qualità necessarie a tal fine. Come non possono esistere l'avvocato "ingenuo", il giudice "ingenuo", il manager "ingenuo", meno che mai lo può essere il politico. Gli serve una attenta lettura di Machiavelli, magari in edizione Bur, del Principe. E' anche "pavido" - come ha dimostrato, sia in tale occasione - glielo ha ricordato Conte in parlamento - che al momento della richiesta di rinvio a processo per sequestro di persone per la questione dei migranti naufraghi impediti di sbarcare. Le varie ostentazioni di "sbruffoneria", contenute nel suo repertorio, trasmesseci - con pessime immagini da telefonino - ad ogni ora del giorno e della notte dalla sua propaganda, denominato "la bestia", non possono cancellare la prova di ingenuità dimostrata.

Pare opportuno, nell'interesse del Paese - fatta esclusione per la pancia - rappresentata dal ventriloquo leghista, un accordo di legislatura anche per le elezioni regionali e locali, tra Pd e pentastellati. Così come è opportuno, contestualmente al completamento procedimentale della riduzione dei parlamentari modificare la legge elettorale in senso proporzionale. Un uomo solo al comando non è conciliabile con il regime democratico. Per tutte queste variazioni costituzionali e legislative lo specialista leghista Calderoli ha già reso noto il primo passo del programma. Referendum per la modifica parziale della legge elettorale, rendendola maggioritaria fin da ora. Operazione lunga, incerta e soprattutto per il quesito, che difficilmente supererebbe la verifica della Corte Costituzionale. Occorre pensare al Paese, a ridurre il deficit, riprendere la produzione.

Piercarlo Barale

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