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Monica Martinelli di Bra sulle orme dell'omonima Elsa, icona del cinema negli anni '50

BRA

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FIORELLA AVALLE NEMOLIS - Nel conoscere l'attrice di Bra (provincia di Cuneo) Monica Martinelli, conquista la sua riservatezza, quasi un celato pudore, seduce la sua bellezza, tuttavia, mai quanto vederla recitare. E' stata folgorante, al piccolo Teatro di Bra, la sua interpretazione nello spettacolo “Il tempo è scaduto, tesoro” di e con Monica Martinelli. Sound design: Sergio Sampò.

Complicato, quasi assurdo, a parole, fare risuonare le corde delle mie emozioni: sul palco lei, uno sfondo rosso, un tondo di luce bianca ad illuminarla: chioma fluente fino in vita, lucente, drammatica, che le nasconde il volto, per poco, giusto il tempo di sedersi e guardare noi, il suo pubblico.

E, con naturalezza e voce calda ben impostata, ci porge il racconto di un amore: un prologo e un epilogo, un flusso di pensieri esondanti, che in un crescendo coinvolgono lo spettatore con confessioni incandescenti. Intanto la suggestiva sonorizzazione di Sergio Sampò avvolge con il suono i pensieri dell'inconscio.

Eccola, Monica Martinelli, accomodata sulla poltrona del mio studio, spontanea, naturale, nella sua bellezza interiore ed esteriore.

Monica, hai mai pensato all'omonimia che ti accomuna ad Elsa Martinelli, celebre attrice degli Anni '50?

“No, solo quando la incontrai durante il festival del Cinema di Venezia, avevo notato il fatto curioso".

Che ci facevi presente a quel prestigioso evento?

"Organizzavo eventi inerenti all'ambiente del cinema, e in quell'occasione, circa dieci anni fa, ho avuto il compito di accogliere la signora Elsa Martinelli all'Hotel Excelsior! Bellissima, elegantissima, raffinatissima: una diva".

Da allora cosa è cambiato?

"Tanto, tutto. Faccio una premessa: nel 90' avevo solo 19 anni, mi sono trasferita per seguire il mio fidanzato ad Avellino, che tra l'altro è anche la città natale di mia mamma, quindi anche per cercare le mie radici; ma la vera spinta era che volevo fare l'attrice. In breve, a Napoli ho frequentato il triennio della scuola di recitazione direttta dal noto attore Armando Marra e in contemporanea mi sono iscritta ad una scuola di scrittura. Napoli è un teatro a cielo aperto, con una tradizione importantissima: è la culla del teatro".

Quindi eri già alla ricerca della tua identità, hai percorso la tua strada in modo tortuoso per arrivare poi al capolinea: la recitazione.

"Sì, infatti in dieci anni non avevo spento l'interruttore!"

Quando l'hai riacceso?

“Cinque anni fa compresi che per stare bene ed essere felice dovevo recitare. Così mi sono rimessa in gioco facendo il laboratorio di cinematografica con Giuseppe Piccioni, un importante regista: e ho scoperto il set! In parallelo, a Torino, ho frequentato la scuola Holden di tecniche di narrazione, comunicazione e arti performative. Questo è un mestiere con tante sfaccettature: sto cercando il mio spazio, quindi stare in scena, e per la mia esigenza di scrivere utilizzo i miei testi per raccontare la mia visione del mondo".

Mi descrivi il set?

"É uno spazio delimitato dallo sguardo della macchina da presa, è fotografia che si muove e che, durante la proiezione, racconta storie già accadute, a differenza del teatro, che avviene dal vivo. L'attore sul palco prova un'emozione diversa da quella del set".

Cosa provi sul set?

"Mi sento come protetta, meno esposta. Ovvio, solo in quel preciso momento, poi lo sarò molto di più durante la proiezione, però entro in un'altra dimensione, non vedo chi è attorno: tecnici e addetti ai lavori. Mi piace essere diretta da un regista: quando c'è empatia fa venire fuori la tua interiorità, insieme alla sua visione del film".

Come avviene il ritorno alla recitazione?

"Mi lancio: cerco un agente a Roma per casting televisione e cinema e uno a Milano per casting pubblicità. Ho girato diversi spot, il più eccitante per il tempo trascorso prima nel salone di bellezza è stato quello televisivo per L'Oréal".

Certo, ricordo benissimo la scena: tu, inquadrata mentre scuoti la tua chioma fluente che ti ruota attorno come un'onda lucente, e che, per un attimo di secondo, svela il tuo volto: magnetici occhi verde mare, chiari come il piacere di vederti così bella, grazie a quel prodotto! E che altro?

"Ho girato una scena, con una battuta in piemontese nel film "Il mangiatore di pietre", con protagonista Luigi Lo Cascio, regia di Nicola Bellucci, tratto dal romanzo omonimo di Davide Longo. La scena, però, è stata tagliata insieme a tante altre: succede spesso, causa scelte registiche. Però ricevi lo stesso il compenso da attrice. Mentre recito nei panni di un'anatomopatologa, nel film Stem Cell, primo medical thriller italiano del regista Giuseppe Di Giorgio, al suo secondo lungo metraggio, dopo La Scelta Impossibile/The Impossible Choice. A breve nei cinema italiani. E' una vicenda noir che ruota attorno alle cellule staminali. Nel cortometraggio sperimentale titolato "In breve", regia carlo Perassi, a Saint Vincent, che racconta la fine dell'umanità, con interpreti una coppia di anziani, io invecchiata per la parte, c'è una voce narrante, un'atmosfera surreale, e c'è un bambino... di più non dico. Questo corto è stato selezionato al West Mister film Festival di Londra, ha vinto il premio come miglior regia e miglior sound, musiche originali. In seguito è stato ammesso a diversi festival: a Bucarest, in India, a Los Angeles, New York , Parigi, e in altri luoghi ancora. Inoltre ha vinto un premio per le musiche al Festival di Saint Vincent, e continua a viaggiare nei festival".

Stai raccogliendo successi: un destino che hai provato a scansare, ma la recitazione ha vinto! C'è altro?

"Ho iniziato un programma a Radio Braontherocks dal titolo: "Le donne nel rock", che va in onda tutti i giovedi alle 17".

Bene, potremo già ascoltarti in onda, e presto vederti nelle sale cinematografiche. Brava!

Cos'è il cinema?

"E' una magia!"

Fiorella Avalle Nemolis

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