CUNEO
ALICE MARINI - Cinquemila manifestanti. Numeri impressionanti per Cuneo, che dimostra di sapere da che parte stare. In generale, in questa giornata di mobilitazione nazionale, è chiaro ormai che il silenzio è diventato intollerabile, voltarsi dall'altra parte è diventato impossibile.
Bisogna tornare indietro di oltre vent’anni – al 2003, alle proteste per la guerra in Iraq – per trovare piazze così piene come quelle italiane che si vedono in queste ore: prima lo sciopero del 22 settembre, già una data storica; ora quello del 3 ottobre, in attesa della manifestazione nazionale di sabato.
«Siamo tutti sulla stessa barca» recita un cartello tenuto da un bambino. Non è una questione politica, ma semplicemente umanitaria, ad aver portato migliaia di persone a scioperare, a lasciare gli uffici e i banchi di scuola, per tornare a essere cittadini capaci di far sentire la propria voce.
I messaggi hanno fatto il giro non solo delle chat di classe, ma anche dei gruppi di quartiere, dei collettivi, dei luoghi di lavoro e delle associazioni. Più che un invito, un richiamo al dovere che molti, anche minorenni, hanno sentito come urgente, nonostante ci siano genitori che considerano lo sciopero una "perdita di tempo" e ritengano che "perdere scuola" per parteciparvi non sia una priorità.
L'onda di manifestanti ha percorso le principali vie della città, tra cui corso Nizza e piazza Galimberti, bloccando corso Soleri in un’azione dirompente. Cori, tamburi e striscioni hanno scandito il corteo, che dopo aver attraversato corso IV Novembre e corso Dante è tornato in piazza Europa, dove si sono uniti anche gli studenti all’uscita dalla scuola.
Enorme il lavoro di organizzazione del Coordinamento Cuneo per Gaza e di tutte le realtà locali della provincia. Renata Segalini, delle Donne in Cammino per la Pace, ha spiegato: «Abbiamo aderito al presidio permanente, che rimarrà attivo per almeno 30 giorni con incontri, workshop e iniziative. Mentre i ragazzi parteciperanno alla manifestazione nazionale a Roma, noi porteremo avanti le attività nel presidio».
«Il popolo palestinese ha diritto all’assistenza umanitaria», ha aggiunto Segalini, mentre Manuela Maroglio, del Coordinamento Pace e Disarmo di Cuneo, ha sottolineato: «Il disarmo resta la priorità assoluta per fermare tutte le guerre».
La storia, probabilmente, ricorderà tutte le milioni di persone che oggi si stanno mobilitando in tutto il mondo.
Alice Marini