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Meteo, proviamo il metodo delle "Calende" riscoperto dall'antropologa in Valle Pesio

MONDOVì

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ROBERTO CROCI - I satelliti e le scienze del clima hanno rivoluzionato tutta la nostra vita, specie oggi che tutto è davvero a portata di mano, cioè di smartphone. Fallace percezione di onnipotenza sul controllo della natura! Ancora oggi, pur dopo Albert Einstein, non sappiamo nemmeno cosa determina esattamente la forza gravità e le previsioni meteo perdono quasi tutta la loro affidabilità a 3-4 giorni.

Insomma, più si scoprono i meccanismi di Madre Natura, più capiamo che non sappiamo. Non resta che continuare a restar curiosi, senza prevenzione. Mentre i radar satellitari e i computer d’elaborazione dei modelli meteorologici diventano sempre più complessi, qualcuno segue tutta un’altra via che, in fondo, per ora ha la loro stessa probabilità d’azzeccarci.

E’ il vecchio metodo delle "calende", cioè l’osservazione pratica del meteo dei primi 12 giorni di marzo (quando inizia l’anno astrologico) per estrapolare la previsione di massima dei 12 mesi successivi. Un sistema ampiamente utilizzato anche nelle nostre valli, prima dello spopolamento e dei satelliti, quando occorreva pianificare il lavoro agricolo.

Lidia Dutto, studiosa di antiche tradizioni, in particolare nella sua Valle Pesio, ha raccolto per vari anni le ultime, davvero ultime, testimonianze dei nostri "giovani 4.0" che ancora ricordavano come si faceva. Il suo libro Chiamar la pioggia, chiamar il sole (lelinguetraduzioni.com) ha il rigore della ricerca antropologica, ma ci può anche stimolare alla curiosità (in fondo la molla della scienza) di provare questo romantico metodo.

Almeno se non credete, verificate. La tabella (nella seconda foto) è completare con le vostre osservazioni sul meteo nelle prime due settimane di marzo, mattina e pomeriggio, per tirare le conclusioni per il mese corrispondente. Nel testo si trovano poi numerose correzioni dettate dall’esperienza e dal micro clima del luogo di osservazione. Se non ci riuscite, è comunque una bella occasione per andare a cercare di valle in valle quei pochi, pochissimi "Bernacca" che ancora esistono con i loro proverbi d’antica saggezza, se non di vera scienza!

Provare per credere: Alè, che i puruma feira!

Roberto Croci

(Foto Roberto Croci)

Info: Lidia Dutto 335-6772553; lelingue@gem.it; lelinguetraduzioni.com

 

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