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Mentre Pechino "soffoca", alla Cop26 non si attuano soluzioni immediate per l'ambiente

CUNEO

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PIERCARLO BARALE - Il potere carismatico di Draghi viene meno quando deve toccare interessi consolidati: taxisti, balneari, proprietari di fabbricati e terreni da accatastare in base al valore reale, occupanti abusivi di fabbricati di proprietà comunale o statale, trasmessi di padre in figlio come se fossero propri, con canoni ridicoli, alloggi di edilizia residenziale pubblica di fatto assegnati dalla criminalità organizzata - vedi Ostia - che ne percepisce i canoni impedendo o scavalcando le assegnazioni, fabbricati occupati da decenni da gruppi anarcoidi o estremisti, in barba alle effettive proprietà, mai sgombrate. Tutti quelli per i quali andava bene così e vorrebbero continuasse in perpetuo, hanno da sempre goduto di protezioni politiche, esercitate soprattutto dall’estrema destra, Lega compresa. Quando c’erano destra e sinistra al potere, si trovavano sempre d’accordo sul mantenimento dello status quo. Per molti anni lo Stato ha abdicato dall’esercizio della tutela dei propri beni e dal dovere di impedire che tali ricettacoli di delinquenti e picchiatori, pronti per ogni dimostrazione e blocco, godessero dei covi per ospitare nullafacenti, pregiudicati. Vi fabbricavano pure bombe carta ed altri strumenti da utilizzare nei disordini preparati e diretti sempre in tali basi.

L’Europa, a fronte dei duecento miliardi stanziati, ha chiesto l’applicazione della riforma della concorrenza, contenuta nella Direttiva Bolkestein, inapplicata da sedici anni. Riguarda ogni utilizzazione di concessione di beni pubblici o nella pubblica disponibilità. Dalle centrali idroelettriche a quelle eoliche e solari, dal commercio ambulante alle spiagge. Finora, ad ogni scadenza si rinviava, anche a decenni di distanza per spinte politiche, con ampia ricaduta di voti. I taxisti hanno un colore, così gli ambulanti, pure i balneari e pure i produttori di elettricità. I lobbisti hanno lavorato sodo ed ottenuto finora brillanti risultati. I notai, da sempre protetti da ogni partito, probabilmente sensibilizzati da opportuni contributi, hanno mantenuto il monopolio di tale funzione, ovunque esercitata da pubblici ufficiali, ed in Svizzera da ogni avvocato. L’organico è intoccabile, la struttura regionale per le sedi pure. Un modestissimo tentativo draghiano di attuare quello che per l’Europa è il diritto di stabilimento, di cui godono tutti i professionisti europei, di esercitare nell’intero territorio della comunità, non ha avuto attuazione. Si trattava soltanto di consentire l’esercizio in tutta la penisola e non limitato alla regione.

Risulta sempre osservato il principio che i notai non si toccano. Si autogestiscono e fino a poco fa, vedi caso, il sigillo si trasmetteva di padre in figlio, come il privilegio di un piccolo regno economico. Così procedendo si invia in Europa una finanziaria di promesse, non di provvedimenti. La riforma catastale è divenuta uno studio conoscitivo per futuri provvedimenti di adeguamento alla realtà. I taxisti, come sempre, con ogni governo, hanno già annunciato scioperi totalitari a tempo indeterminato non appena sono stati nominati come destinatari di modifiche. Scioperi difensivi, in prevenzione, sicuri di una totale esclusione da modifiche nel segno della concorrenza, di un migliore servizio per i cittadini utenti. Per il rinnovo delle concessioni per le grandi derivazioni idrauliche, la politica del rinvio, come finora è avvenuto, pare non sia più possibile. Si tratta delle grandi centrali costruite nei primi decenni del ‘900, che fanno gola ad operatori di tutta Europa. Gli ambulanti scatenerebbero una guerriglia al solo udire di rimettere in gioco le loro licenze, considerate di proprietà e talvolta cedute a caro prezzo, mentre cedibili non lo sono. I balneari si trovano un po’ a disagio per l’irrilevanza di scioperi immediati, essendo finita da mesi la stagione. Salvini li proteggerà, come sempre è avvenuto, cercando di far rimanere tutto com’è. Si farà un censimento delle concessioni, procedura identica al catasto e tutto sarà rinviato sine die. Ombrelloni d’oro per gli utenti, mentre i concessionari se la cavano con pochi euro da versare alla pubblica amministrazione.

Questo governo, all’apparenza saldissimo, perché plebiscitario, guidato da un grande premier, di fatto si mostra incapace di attuare - non di promettere - quanto richiesto dall’Europa. Finora, con il Covid, se l’è cavata egregiamente, perché tutti nutrivano una giusta paura di infettarsi, salvo gli irriducibili no-vax e no-green pass ed alcuni milioni di cinquanta-sessantenni refrattari ad ogni invito a vaccinarsi. Draghi ben conosce la quasi ingovernabilità italiana, alla quale si deroga soltanto per gravissimi motivi, quando è in gioco la pelle. Non diversamente dal nostro governo si sono comportati i capi di stato intervenuti al g7 ed i partecipanti agli incontri in corso in Scozia. Non è sufficiente per il clima e la salute della terra promettere interventi per il 2050. Occorre - subito - piantare i miliardi di alberi indispensabili per diminuire le immissioni nocive. A Glasgow dovrebbero stabilire il giorno dell’inizio delle piantumazioni, i luoghi, i costi, la durata dell’operazione. Nulla di tutto ciò avverrà. Vediamo in questi giorni Pechino soffocare sotto una coltre di polveri piuttosto pesanti, anche fisicamente.

La Cina però continuerà ad inquinare, ben accompagnata da chi, come l’India, vuole gestire da sé l’ambiente, con l’Australia compiacente, per vendere ancora per anni il proprio carbone. La Polonia è già in rivolta per l’annunciata chiusura di una grande centrale a carbone. I sindacati minacciano sfracelli, preferendo una vita in ambiente inquinato alle soluzioni migliorative e sostitutive dei fossili. I giovani scalpitano, accusano, protestano, ma non hanno mezzi di convincimento al di là di tali azioni. Del loro futuro, non solo lavorativo, ma dell’esistenza stessa in vita, molti governi -i n prima fila i maggiori inquinatori - non si preoccupano. Anzi, ci penseranno nel 2050 oppure ’60, oppure ’70. Le questioni dell’ambiente, del clima, degli inquinamenti, della fusione delle calotte polari, del livello degli oceani aumentato, con la sparizione di città ed isole, paiono non trovare soluzioni. Manca addirittura la volontà di fissare interventi immediati. A Palermo dicono “a schifio finisce”.

Piercarlo Barale 

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