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MANTA/ "Elogio della differenza", opere in mostra nella chiesa di Santa Maria del Monastero

SALUZZO

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Oltre un centinaio di persone hanno partecipato all'inaugurazione della mostra "Elogio della differenza" nella chiesa di Santa Maria del Monastero di Manta, in provincia di Cuneo. Tra i presenti anche il sindaco di Saluzzo Mauro Calderoni.

Organizzata da IdeArte (Associazione culturale per lo sviluppo e la diffusione delle arti visive), la mostra sarà visitabile fino al 20 ottobre, sabato e domenica dalle 15 alle 18. Nell’ambito del progetto FigurAzioni, attivo da tempo come pagina su facebook, la mostra tri-personale “Elogio della differenza” intende proporre tre artisti di tre generazioni diverse, così vicine e così lontane al contempo. Tre sguardi sul tempo, la vita, visioni del mondo in chiave figurativa.

Paolo Bovo (1955), con i suoi tableu vivant, ci porta in una figurazione in cui il di-segno è la forma delle cose e si sa, o almeno credo, la forma è sostanza. Le sue sono narrazioni che attraversano il tempo, stratificandosi nel qui e ora. Sono molteplici le tracce che possiamo percepire, l’aria che ha respirato trasformandola: una pittura tecnicamente antica, echi pop(olari) dentro e fuori la storia dell’arte. Il suo è un narrare funambolico che si muove sui bordi della vita, con sguardi disincantati e ironici.

Marco Lampis (1970), filtra il suo sguardo pittorico fissandolo come se si trattasse di un frame di un video (tecnica che del resto pratica), con occhio fotografico ma assolutamente non verosimile. Misura la figura dentro lo spazio, lasciandola galleggiare come fluttuasse nel tutto, fissando l’istante eterno dell’apparizione o della sparizione: pulviscolo quasi monocromatico, in cui la presenza flebile di un orizzonte, fissa l’umano per lasciarlo evaporare nell’universo.

Mars Tara (1986) costruisce plastici e poi li fotografa, talvolta li espone. Per questa occasione una selezione di scatti tratti da Unreal City (progetto ispirato al poemetto The Waste Land di T.S.Eliot del 1922), conduce il nostro sguardo dentro a un paesaggio urbano desolato e destabilizzato in cui emerge un’assenza: l’umanità. Nell’apparente leggerezza del gioco diveniamo viandanti su una terra che non offre prospettive; non possiamo fare altro che vagare consumando l’oblio, cullandoci con la visionarietà dell’arte.

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