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BRA/ Le spose di Retrò, per il trentennale dell'Atelier, invitate a postare foto degli abiti e a raccontarsi

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FIORELLA AVALLE NEMOLIS - In tempo di pandemia sono bandite le sfilate di abiti, così per i 30 anni di attività Donatella Bay, titolare dell'Atelier Retrò Spose, ha dovuto rinunciare al progetto di festeggiare l'evento con una sfilata revival nella sua sede di via Cuneo, n. 188 a Bra.

Non mi sono arresa, fedele al mio motto “nulla è impossibile”, con l'assenso della titolare Donatella, ho lanciato un revival virtuale, invitando tutte le Spose dell'Atelier di Retrò a postare su facebook le foto dei loro abiti.

Per scaldare l'atmosfera ho proposto di raccogliere anche il racconto delle loro nozze: dalla scelta dell'abito, ai preparativi, alla cerimonia stessa.

E per chi non vuole rinunciare alla festa delle nozze, sta nascendo il drive wedding: la cerimonia che si svolge in un grande spiazzo, con gli invitati in auto, e gli sposi al centro.

La braidese Alessandra Camerota in Sette, la prima sposa che ha aderito all'invito. E' infermiera alla DEA dell'ospedale Michele e Pietro Ferrero di Verduno; il 5 giugno del 1999 è convolata a nozze con il compianto dott. Sergio Sette, dalla cui unione sono nati i tre meravigliosi: Edoardo, Samuele, Leonardo.

“Alessandra, avevi già un'idea sull'abito da indossare quel giorno per essere bellissima agli occhi del tuo Sergio?”

“Agli occhi di Sergio ero già bellissima e non perdeva occasione per ricordarmelo. Nella vita di tutti giorni non badavo molto al look, ero un po' un maschiaccio, come sono tuttora. Però nel momento di suggellare il nostro amore volevo sorprenderlo ed esprimere tutta la mia femminilità.”

“Puntavi su un abito romantico, oppure molto elegante, insomma di classe?”

“Desideravo apparire elegante, non tanto per gli altri altri, ma soprattutto ai suoi occhi. Doveva essere orgoglioso di me!”

“Chi ti ha consigliata per l'acquisto?”

“Fu il giorno dopo che proposi a Sergio di sposarmi, perchè fui io a chiederglielo, che mi accompagnò mia nonna, ci teneva molto a regalarmi l'abito da sposa. Perchè, da piccina proprio per mano a lei, mi incantavo davanti alle vetrine di Sacchetto, un negozio in pieno centro di Bra, che esponeva meravigliosi abiti da sposa di atelier di haute couture. Entravo spesso in quel negozio esclusivo, mia nonna era amica della titolare, quindi, avevo il privilegio di ammirarli da vicino, e già così piccina, chiedevo di mettere da parte quell'abito da sogno per le mie future nozze.

Così quel pomeriggio del 1999 entrammo nell' Atelier Retrò Sposa, a quei tempi era ancora in Via Cavour, un bel locale su due piani. Mi accolse l'affabile titolare Donatella, che dopo un po' di conversazione, mi disse: “Ho l'abito che fa per te.” Aveva subito messo a fuoco il mio temperamento e compreso come volessi apparire in quel giorno così importante.

Mi mostrò quel meraviglioso abito bianco lungo in cady molto lineare, scivolato: il corpino con scollo appena accennato, mezza manica, impreziosito da ricami realizzati a mano in cristallo, intrecciati con un nastrino in raso giallo, a sottolineare il punto vita.

Ma ad un davanti molto castigato, si contrapponeva una generosa scollatura con ampi rever che incorniciavano la schiena, guarniti con gli stessi ricami di cristalli.

Il velo molto semplice in organza lungo fino a coprire la schiena, trattenuto da un cerchietto.

Obiettai perplessa: “Certo, è un po' scollato sulla schiena!”

“Vabbè - esclamò mia nonna - che importa, per quando entri in chiesa il davanti è castigato, quando ti giri per uscire, la scollatura poco conta, ormai sei sposata!”

Abbiamo riso alla sua battuta! Era una nonna avanti anni luce!

Quell'abito mi ha emozionato dal primo momento che l'ho visto.”

“Come avevi immaginato il giorno delle nozze?”

“Esattamente come è avvenuto, in modo semplice come noi due: niente castelli, o altri fronzoli, solo la natura come sfondo. Funzione e pranzo a La Morra nel ristorante Belvedere, che si affacciava su un suggestivo panorama di Langa. Era una splendida giornata di giugno, quando il fotografo Roberto Tibaldi, tra i campi di grano di un paese vicino, colse i momenti di intensa felicità, di noi due sposi, così naturali e persi nella bellezza gioiosa della natura.”

“L'ingresso in chiesa?”

“Mi commosse il pianto dei due uomini più importanti della mia vita, fino ad allora, mio padre e mio nonno, e poi vidi Sergio, la persona alla quale, solo un anno prima avevo detto: “Non lo sai ancora, ma tu, un giorno sarai mio marito!” Lui mi rise in faccia e rispose: “Ma tu sei piccola, cosa te ne fai di uno come che ha 14 anni più di te!”

“Ho combattuto tanto per questo amore: Sergio, prima di uscire con me, si frequentava con una persona che non ne voleva saperne di farsi da parte; ha minato molto la nostra felicità, al punto di minacciare persino una scenata in chiesa, proprio il giorno delle nozze. I colleghi di Sergio si appostarono fuori per impedirne l'eventuale ingresso.

Per fortuna non ce ne fu bisogno! Fu l'unica nuvola che turbò' i preparativi per le nozze.

Ma quel giorno, ormai, niente e nessuno poteva spezzare il nostro sogno d'amore.

Fiorella Avalle Nemolis

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