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Il panettiere di Bra guarito dal Coronavirus invita a donare il plasma per salvare altre vite

BRA

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FIORELLA AVALLE NEMOLIS - La testimonianza del braidese Saverio Giuliano che ha donato il plasma iperimmune. Saverio è il titolare delle due panetterie "La Meridionale" a Bra, in provincia di Cuneo, sulla quarantina, sposato Con Lory, padre di tre figlie.

"Desidero condividere la mia scelta di donare il plasma iperimmune che potrà salvare vite. E' ricavato da convalescenti infettati dal Coronavirus, come me, e può essere utilizzato come cura".

In pratica di che si tratta?

"Il plasma è la parte liquida del sangue dove finiscono, nel caso di infezioni come quella da Covid-19, gli anticorpi prodotti dal sistema immunitario in difesa contro i virus".

Quando hai contratto il Covid-19?

"Il 25 marzo scorso, dopo un ricovero urgente all'ospedale San Lazzaro di Alba, l'8 aprile sono stato trasferito all'ospedale Michele e Pietro Ferrero di Verduno, da cui sono stato dimesso il 2 maggio. Un'esperienza terribile, non la auguro a nessuno".

Come sei venuto a conoscenza della possibilità di donare il plasma iperimmune?

"L'ho appreso alla sede Avis di Bra per farmi ammettere come donatore di sangue. Avevo sospeso la donazioni per 4 mesi per un piccolo intervento. Ho accettato di donare il plasma iperimmune, così la mattina seguente alle 8,30 ho chiamato il centro Trasfusionale di Savigliano, alle 10 ero già lì con gli esami e tutti i referti clinici come aspirante donatore del plasma iperimmune. Avevo ancora molti anticorpi e sono stato dichiarato idoneo".

Per informare chi volesse aderire alla donazione, qual'è la procedura?

"Dopo le visite preliminari, con gli esiti registrano e prenotano il richiedente per accedere alla donazione".

La tua avventura per sconfiggere il Covid-19 ti ha segnato molto.

"Sì, ho visto la morte in faccia e per non dimenticare, mi sono tatuato Esculapio, il personaggio della mitologia greca, Dio della Medicina, che respinge la morte, personificata da Thanatos, con la fatidica data delle dimissioni dall'ospedale di Verduno: il 2/5/2020".

Vuoi dare un messaggio?

"Il mio percorso per sconfiggere il virus è stato lungo e terribile. Oltre alla sofferenza, è stato atroce il pensiero che avrei potuto non rivedere più la mia famiglia. Il virus esiste, non auguro a nessuno di contrarlo, e aggiungo che è un gesto che vale la pena di fare per aiutare gli altri. Fiorella, ora ti devo salutare vado a riposare, stanotte mi aspetta il mio lavoro: fare il pane. Non sai la gioia che provo nel farlo di nuovo. Portare avanti la mia attività con mia moglie Lory, che durante la mia malattia si è sobbarcata un lavoro smisurato, oltre all'accudimento delle nostre figlie. Non so dove abbia trovato la forza e per questo la ringrazio ancora con tutto il cuore. Non smetterò mai ringraziare tutto il personale sanitario, che per prendersi cura di noi pazienti, ogni giorno, mette in gioco la propria vita. Esempi da imitare per sconfiggere al più presto l'insidioso virus che ha sconvolto le nostre vite, in balia di sgomento e di incertezza".

Fiorella Avalle Nemolis

(Nella foto: Saverio Giuliano durante la donazione)

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