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Cuneo: "Le prof. che fanno lezione all'aperto protestano pacificamente per cambiare le cose"

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CUNEO CRONACA - "Da alcuni giorni una professoressa ha iniziato a fare lezione online piazzandosi sotto i portici del liceo "Peano-Pellico" di Cuneo. A lei si sono uniti studenti e studentesse, distanziati e con le mascherine, insieme ad un'altra insegnante. Chi è passato sotto i portici di corso Giolitti ha probabilmente visto molte persone fermarsi e dare solidarietà. Tuttavia, quest'insegnante sta subendo anche molti attacchi, alcuni dei quali privati e personali.

Quello che sta succedendo è grave. E' legittimo essere contrari alla sua scelta e avanzare delle critiche anche dure, ma quello che non è giustificato sono le accuse di negazionismo e gli attacchi sulla vita privata. Per questo motivo abbiamo sentito forte la necessità di scrivere una lettera aperta in cui dichiariamo la nostra piena solidarietà e supporto a Sara e a chi, tra gli studenti e le studentesse, si accolla 5 ore sotto i portici al freddo per ribadire la propria idea. 

Il gesto di Sara è un gesto disturbante, che ha però avuto il merito di richiamare l'attenzione sulla questione. In questi mesi abbiamo sentito fiumi di parole sulle suppellettili scolastiche e poi abbiamo mandato studenti e studentesse a scuola sugli autobus imballati. Questo difficile periodo sta mettendo alla prova tutti e tutte noi. Rabbia, paura, ansia, sfiducia, sono alcune delle emozioni che ultimamente colorano le nostre giornate, sono emozioni vere e legittime, ciò che però non possiamo più accettare è il subdolo e vigliacco meccanismo che vuole buttare sul singolo la frustrazione collettiva. Non è colpa di Sara se le terapie intensive sono piene, non è il voler chiedere di ripensare ad una scuola più giusta e sicura che alimenta la diffusione del virus.

Quindi, a coloro che chiedono se questo sia il momento di protestare noi rispondiamo "Sì, è questo il momento", perché non possiamo farci portare via anche il diritto di chiedere e provare realmente a capire cosa sia andato storto nel sistema scolastico, e non solo, cercare di porvi rimedio. Abbiamo bisogno, oggi più che mai, di gesti coraggiosi che si collocano nella migliore tradizione della disobbedienza civile e della protesta non-violenta.

Tutte e tutti speriamo che la situazione migliori, ma qualora non si trovassero cure e ci volesse tempo prima di avere una copertura vaccinale efficace, riteniamo davvero possibile sospendere l'esercizio di attività essenziali come la scuola? Quello che sembra accadere è che ci si stia scostando dal vero tema della discussione (apertura della scuola sì/no e come) per concentrarsi, invece, su chi e come sta portando avanti la sua idea. Responsabilità del governo (e ricordiamo che è da fine maggio che molte realtà sono scese in piazza per parlare dell'apertura delle scuole a settembre, cercando un dialogo con le istituzioni e ponendo al centro, tra le altre questioni, i trasporti).

Allora ci chiediamo: ha senso indignarsi per la lotta di una persona, invece di indignarsi per scelte politiche non fatte? Oltre alle istituzioni, però, tocca anche a noi rimboccarci le maniche e inventare una scuola nuova. Nessuno nega che esista un virus o che il sistema sanitario sia messo duramente alla prova. Non vogliamo tornare a scuola domani con le condizioni di prima (men che meno riteniamo opportuno un ritorno di 7 giorni prima di Natale come contentino) ma chiediamo che:

- sia fatto un investimento serio e lungimirante sul trasporto pubblico e sulla mobilità alternativa all'auto, che non significa solo bonus biciclette, ma la creazione di ciclabili sicure, mezzi di trasporto adeguati e orari scaglionati per garantire il distanziamento;

- per chi non può o non si sente sicuro a tornare in presenza, deve essere garantita una piattaforma online open source e creata a livello pubblico mettendo a frutto le intelligenze di chi studia informatica, dalle superiori all'università (e non bisogna inventare niente, esistono già servizi del genere, ma per essere utilizzabili a livello pubblico servono investimenti concreti per potenziare i server);

- un dibattito permanente per nuove forme di didattica;

- assunzioni permanenti. Già prima del peggioramento dei numeri dei contagi, molte scuole superiori sono partite in parte in didattica online perchè non sono stati assunti insegnanti.

Per moltissimi adolescenti la scuola è l'unica occasione per uscire dalla sfera domestica e familiare (e ricordiamoci che la famiglia non è sempre un luogo sicuro e sereno), per confrontarsi con i propri pari, relazionarsi, maturare, fare percorsi di crescita. Tutto ciò non è possibile con la didattica a distanza, stiamo portando via alle generazioni più giovani molte opportunità perchè non siamo stati in grado, pur avendo tutto il tempo a disposizione, di garantire condizioni di sicurezza per il loro rientro a scuola. Ora è il momento di rimediare, dialogare tra noi e non di rinfacciare ad altre persone il proprio modo di lottare".

Non Una di Meno, Cuneo

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