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CUNEO/ La questione afghana al centro del Consiglio: incontro con l'ambasciatore Pontecorvo

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CUNEO CRONACA - La seduta straordinaria del Consiglio comunale inizia con l’incontro con l’ambasciatore Stefano Pontecorvo. 64 anni, diplomatico con grande e lunga esperienza, già ambasciatore d’Italia in Pakistan, da giugno 2020 è Senior Civilian Representative (Alto Rappresentante Civile) della Nato in Afghanistan su nomina del segretario generale Jens Stoltenberg. Proprio in questo ruolo ha gestito, nelle settimane scorse, l’evacuazione dell’aeroporto internazionale di Kabul preso d’assalto dai civili afghani che tentavano di lasciare il Paese. (Guarda QUI)

Nato a Bangkok (Thailandia) il 17 febbraio 1957, Stefano Pontecorvo è entrato nella carriera diplomatica nel 1985. Dal 2013 al 2015 ha lavorato in qualità di consigliere diplomatico del ministro della Difesa italiano, operando su questioni politico-militari della Nato, incluso l’Afghanistan. Tra i suoi precedenti incarichi figura quello di vice-capo missione presso le ambasciate d’Italia a Londra e Mosca.

Stefano Pontecorvo, come protagonista della grande operazione di evacuazione dell’aeroporto internazionale di Kabul, racconterà la sua esperienza in Afghanistan al Consiglio Comunale, che, tra l’altro, ha all’ordine del giorno dei propri lavori il seguente documento: “Rispondiamo con concretezza ed efficacia all’emergenza umanitaria del popolo afghano”. Inoltre, la testimonianza dell’Alto Rappresentante Civile della Nato cade proprio nei giorni in cui ricorre il 70° anniversario dell’Alleanza Atlantica in Italia.

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"L’arrivo dei profughi afghani, anche qui a Cuneo, con la mozione in Consiglio comunale, ha messo di nuovo al centro delle attenzioni un problema che la pandemia, inevitabilmente, aveva messo in secondo piano, ovvero il rapporto che l’Occidente deve tenere con regimi che nulla hanno a che vedere, in termini di stato di diritto, con le democrazie occidentali. Pensare di costruire una nazione democratica in una terra dove vigono usi legati ad epoche antiche è stato l’ennesimo errore occidentale e salvare qualche migliaio di profughi di guerra quando ci saranno milioni di persone costrette a vivere nel terrore è solo un piccolo palliativo che non risolve il problema.

Per restare vent'anni sul territorio afghano spendendo decine di miliardi di euro ed avere lo stesso risultato del periodo pre 11 settembre, non era meglio limitarsi ad una seria operazione di polizia internazionale per eliminare in modo definitivo le capacità operative del terrorismo jihadista (cosa non avvenuta) e isolare totalmente non solo i fanatici, ma anche chi è dietro le loro politiche agghiaccianti, paesi che fanno shopping di lusso in Europa e di cui l’Occidente continua a fingere di non conoscerne il ruolo di registi del rinnovato regime talebano?

Bisogna essere franchi. L’Occidente è ad un bivio e deve scegliere quale strada prendere nei confronti di una certa corrente (minoritaria) del mondo islamico, quella che segue maggiormente il wahabismo, totalmente inconciliabile col pensiero occidentale. L’Occidente, se vuole realmente cambiare passo e recuperare i suoi valori di libertà, democrazia e stato di diritto, deve imparare a fare a meno dei soldi provenienti dalle dittature wahabite che supportano il brutale regime talebano, a partire dalle commesse degli armamenti, differenziare le fonti energetiche e rafforzare il mercato interno occidentale del lavoro e degli scambi commerciali. Accogliere i profughi è necessario per salvare loro la vita e anche Cuneo non si può tirare indietro, ma solo se si cambierà il modo di approcciare a tali regimi, forse, si potrà avere una politica migratoria diversa e migliore.

Se, invece, si vorrà continuare sul piano dell’ipocrisia ed incontrare e, persino, vezzeggiare tali regimi, lo si faccia pure, ma non si versi più una lacrima di coccodrillo sul dramma afghano e si riconosca, in modo sincero, il fallimento di un modello che va riformato dalle radici e che agli occhi di un cittadino non occidentale ha perso prestigio ed appetibilità. Sapranno gli stati occidentali cambiare stile ed approccio oppure continueranno a tirare a campare? Ai posteri e alla storia l’ardua sentenza".

Lorenzo Pallavicini, Cuneo

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