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Coldiretti Piemonte: "Agricoltura italiana prima in Europa ma pandemia pesa su occupazione e valore aggiunto"

CUNEO

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CUNEO CRONACA - L’agricoltura italiana si classifica, nel 2020, al primo posto in Europa per valore aggiunto con 31,3 miliardi di euro davanti a Francia (30,2 miliardi di euro) e Spagna (29,3 miliardi di euro), anche se pesano gli effetti dell’emergenza Covid, con un calo del valore aggiunto lordo ai prezzi base del 6,1% in volume, e le unità di lavoro che sono diminuite del 2,4%. E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al 2020.

Sui risultati economici del settore ha pesato la drastica riduzione dell’attività che  riguarda la vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra, dalla carne all’ortofrutta fino ai salumi e formaggi che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco. In alcuni settori come quello vitivinicolo e zootecnico la ristorazione rappresenta addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato.

“Per cogliere una opportunità unica abbiamo elaborato e proposto, a livello nazionale, per tempo progetti concreti immediatamente cantierabili per l’agroalimentare con una decisa svolta verso la rivoluzione verde, la transizione ecologica e il digitale in grado di offrire un milione di posti di lavoro green entro i prossimi 10 anni – spiegano Roberto Moncalvo (nella foto) Presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale -. I risultati economici del 2020 confermano che l’allarme globale provocato dal Coronavirus ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo, ma anche le fragilità presenti, sulle quali occorre intervenire per difendere la sovranità alimentare, ridurre la dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento in un momento di grandi tensioni internazionali e per creare nuovi posti di lavoro. In questo anno di pandemia, anche nella nostra regione, sui risultati economici, ha pesato, ad esempio, la riduzione dell’attività che riguarda la vendita di molti prodotti agroalimentari Made in Piemonte a causa della chiusura, a più riprese, di bar, ristoranti, alberghi, che ha colpito prodotti che vanno dal vino alla birra, dalla carne all’ortofrutta ma anche salumi e formaggi di qualità. A questo si sommano le perdite subite dalle attività legate all’agriturismo, travolte dalla riduzione di turismo, soprattutto straniero, e dalle continue chiusure forzate. Per questo Il Recovery Plan può rappresentare la decisa svolta per traghettare l’agroalimentare verso la rivoluzione verde, la transizione ecologica e il digitale.  L’agricoltura è storicamente un settore resiliente e l’abbiamo visto in questo anno in cui i nostri imprenditori non si sono mai fermati, continuando a garantire l’approvvigionamento alimentare alla popolazione, ma è fondamentale sostenere il più possibile il lavoro delle nostre imprese e con loro, l’economia e l’occupazione regionale.”

Digitalizzazione delle aree rurali, recupero terreni abbandonati, foreste urbane per mitigare l’inquinamento in città, invasi nelle aree interne per risparmiare l’acqua, chimica verde e bioenergie per contrastare i cambiamenti climatici ed interventi specifici nei settori deficitari, sono alcuni dei progetti strategici elaborati e proposti dalla Coldiretti insieme a Filiera Italia per la crescita sostenibile a beneficio del sistema Paese.

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