CUNEO
GUIDO CHIESA - L’ora della verità per la sanità cuneese si avvicina a grandi passi.
Nel 2023 la Regione Piemonte ha assunto l’impegno di consegnare alle ASL le Case della Comunità (CdC) entro il 31 marzo 2026 e di dotarle delle attrezzature tecnologiche indispensabili. Alla stessa data dovrebbe aver provveduto a rinnovare gli Ospedali di Comunità (OdC), interconnetterli e dotarli delle relative attrezzature tecnologiche.
Ricordiamo che le CdC sono le nuove strutture socio-sanitarie territoriali del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) che dovrebbero garantire l'assistenza ai cittadini da parte di team multidisciplinari (medici, infermieri, specialisti ambulatoriali e assistenti sociali, nonché personale di assistenza al pubblico e supporto amministrativo-organizzativo), 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Gli OdC sono strutture sanitarie territoriali che dovrebbero fornire assistenza infermieristica e medica 24 ore su 24 a pazienti che necessitano di cure a bassa intensità, fungendo da collegamento tra l'assistenza domiciliare e l'ospedale tradizionale.
In provincia di Cuneo, allo stato attuale dell’arte illustrato dall’Assessore Bussalino in risposta alla interrogazione del consigliere PD Mauro Calderoni, i lavori di 6 delle 10 CdC finanziate dal PNRR dovrebbero essere completati entro fine 2025 (Ceva, Dronero, Savigliano, Borgo San Dalmazzo, Verzuolo, Santo Stefano Belbo). In altre 2 CdC dovrebbero essere completati entro il 31 marzo 2026 (Dogliani e Saluzzo), mentre nelle ultime 2 (Mondovì e Fossano) saranno completati un po’ più in là.
In merito a queste ultime due CdC, l’Assessore ha tenuto a precisare che non dovrebbero esserci conseguenze sui finanziamenti del PNRR in quanto è stato già accordata dall’UE una deroga al 30 giugno 2026 ed una riduzione del numero di CdC da completare entro quella data, da 1350 a 1038.
Dalla risposta dell’Assessore è possibile inoltre dedurre che non dovrebbero esserci problemi per 2 dei 3 OdC finanziati dal PNRR (Ceva e Saluzzo), mentre nulla è stato detto dell’OdC di Cuneo. Le nostre fonti ci fanno però sapere che anche in questo nuovo ospedale i lavori dovrebbero essere conclusi entro la data prefissata.
Se quindi per le strutture, e auspicabilmente per le attrezzature tecnologiche, pare che il programma sia stato in larga parte rispettato, ben diverso e fonte di grandissime preoccupazioni è il discorso del personale che in questi nuovi locali potranno/dovranno andare a lavorare: sussiste infatti il grave timore che le stanze appena tinteggiate e le sedie delle nuove scrivanie restino vuote.
Della cronica e spaventosa carenza di personale sanitario, in particolare di infermieri, parlano i giornali tutti i santi giorni. E, nonostante la pubblicazione della graduatoria finale del concorso unico regionale bandito dall’Azienda Zero per gli infermieri, è opinione comune che il personale presenterà ancora carenze considerevoli rispetto alle necessità del nuovo SSN. Né, ad oggi, sono certi i fondi destinati alle nuove assunzioni.
Un discorso più approfondito meritano i Medici di Medicina Generale (MMG) che in Piemonte sono dichiaratamente ostili alla nuova organizzazione dell’Assistenza Territoriale basata sulle CdC e gli OdC. Organizzazione che prevede un loro impegno nelle CdC all’interno delle 38 ore di lavoro previste dall’Accordo Collettivo Nazionale (ACN) siglato nell’aprile del 2024 dai sindacati di categoria e dalla Conferenza Stato-Regioni.
In base a quanto concordato in sede di ACN, le modalità dell’impegno dei MMG nelle CdC dovevano essere definite con le Regione di appartenenza in sede di Accordo Integrativo Regionale (AIR). In Piemonte l’AIR è stato siglato nell’agosto del 2024 e sarebbe dovuto entrare in vigore il 1° gennaio 2025, ma, ad oggi, è ancora largamente disatteso.
Tuttavia, al di là dei ritardi di applicazione dell’AIR, il fatto che desta le maggiori preoccupazioni e che l’Accordo piemontese non parla in alcun modo dell’impegno dei MMG nelle CdC, ma punta la sua attenzione quasi esclusivamente sulle cosiddette Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT). Ne definisce in dettaglio i compiti e le remunerazioni per i MMG che vi lavoreranno.
Ricordiamo che le AFT sono dei raggruppamento mono-disciplinari di MMG che lavorano in rete condividendo strumenti informatici, linee guida e percorsi assistenziali. L'obiettivo è fornire una copertura assistenziale anche in caso di assenza del medico curante. Le AFT non sono necessariamente strutture fisiche unificate, ma reti funzionali che coordinano l'attività dei singoli medici che continuano a svolgere la loro attività nei loro studi.
Contrariamente a quanto avvenuto in Toscana, dove Regione e Sindacati dei MMG si sono accordati per far funzionare sul serio le CdC e gli OdC (guarda QUI), in Piemonte, i MMG propongono, di fatto, le AFT come strutture alternative alla CdC, nelle quali sono dichiaratamente ostili ad andare a lavorare. La Regione, preso atto delle difficoltà, ha evitato di affrontare lo spinoso argomento in sede di AIR e ha rimandato, di fatto, ad altre sedi la soluzione dello stesso.
Negli ultimi giorni è intervenuta la Conferenza Stato-Regioni a definire quali sono i MMG del ruolo unico (medici di base e medici della Guardia Medica) da impegnare nello svolgimento dell’attività oraria presso le CdC e chi dovrà coordinare i loro impegni, ma nel suo documento ha sancito che i medici di base con incarico attribuito prima del 1 gennaio 2025 potranno accettare di svolgere la loro attività nelle CdC volontariamente.
Va da sé che il Direttore di Distretto al quale compete il compito di coordinare la copertura dei turni nelle CdC, essendo l’adesione dei MMG volontaria, non è certo che potrà disporre dei medici necessari. Eventualità molto probabile in una provincia come quella di Cuneo ove la larga maggioranza dei MMG si è dichiarata ostile alla riforma.
In conclusione: avremo regioni, come la Toscana, ove le CdC e gli OdC funzioneranno e i pazienti avranno luoghi ove trovare sempre chi li cura e li assiste, mentre altre aree, come la provincia di Cuneo, in cui l’attività delle CdC e OdC stenterà con ogni probabilità a decollare o sarà addirittura boicottata.
L’ora della verità si avvicina: alla Regione Piemonte l’arduo compito di risolvere la questione scegliendo quale soluzione intende sostenere.
Guido Chiesa