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Caporalato nel Saluzzese: resi noti in questura a Cuneo i primi risultati dell'operazione "Momo"

SALUZZO

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Dopo la guerra, esisteva solo al Sud, si chiamava caporalato. Oggi un "caporalato" esiste anche nelle campagne del Nord. Secondo i primi sviluppi evidenziati dall'operazione "Momo" (dal soprannome attribuito ad un caporale) resi noti dagli inquirenti in questura a Cuneo, due imprenditori ortofrutticoli del Saluzzese avrebbero messo in piedi una situazione di sfruttamento di lavoratori stranieri mediante l'attività di intermediazione di un caporale.

Stando a quanto ricostruito dal nucleo ispettorato del lavoro dei carabinieri e tecnici dello Spresal Asl Cn1, i braccianti si sarebbero trovati a lavorare per più di dieci ore al giorno, sottopagati (meno di 5 euro l'ora), con alloggio e vitto parzialmente a carico degli stessi; un lavoro a chiamata, quasi "al minuto", che prevedeva anche mansioni per cui i braccianti non avevano ricevuto adeguata formazione. Stando ai riscontri di tabulati e intercettazioni, che hanno poi trovato conferma anche in perquisizioni, lo sfruttamento avrebbe riguardato almeno 19 lavoratori stranieri. Le misure cautelari applicate riguarderebbero il caporale straniero e due imprenditori italiani.

 

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