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Il Capitano ha conquistato la "pancia" dell'Italia, ma non riuscirà di certo a cambiare l'Europa

CUNEO

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PIERCARLO BARALE - Voleva giocare contemporaneamente su troppi tavoli. Quello nostrano lo aveva già conquistato, senza avversari in grado di impensierirlo. Di Maio lo teme, lo blandisce, pur di non essere costretto ad affrontare nuove elezioni. Con le Europee è sparita la metà dei suoi elettori. Il premier effettivo è lui - il Capitano - non certo l'avvocato degli italiani - il professor Conte - chiamato dai grillini e confermato dai leghisti al compito di arbitro e notaio nella realizzazione del contratto di governo. E' anche lui l'effettivo ministro degli esteri, scavalcando costantemente il titolare Moavero?
E' anche lui l'effettivo ministro delle finanze?

Salvini uber alles, con l'imperversare quotidiano - diurno, notturno, feriale e festivo - attraverso tutti i mezzi di comunicazione, del Capitano. La sua "bestia" pubblicitaria occupa costantemente ogni spazio, ogni emittente televisiva, radiofonica, web, con giornali amici o simpatizzanti, talvolta di parte. Conquistata la pancia del paese - non la maggioranza degli italiani - "asserviti" i pentastellati, si è tolto il non lieve fastidio del processo penale per sequestro di persona relativo alla nave con i naufraghi bloccata in porto. Gli è venuto in aiuto Di Maio, proprio quando il Capitano stava temendo una condanna da parte della Magistratura, come ben gli aveva spiegato la ministra Bongiorno, che di questioni penali si intende. Prima di essere sicuro che il Senato lo avrebbe liberato dal processo, il non troppo coraggioso Capitano se ne stette zitto zitto - per qualche giorno - evitando le consuete prese di posizione contro i giudici.

Ritiene che l'Italia sia ai suoi piedi - il Capitano - spalleggiato dalla Meloni. Quella che vorrebbe il blocco navale della Libia. Altresì ritiene che la situazione economica del paese sia ottima, visto il quasi abbandono da parte dell'Ue della procedura di infrazione nei nostri confronti. Il tavolo italiano si trova nel suo totale potere. Non così appare la trattativa con l'Europa, che il Capitano si era proposto di spaccare, avvicinandola a Putin. Voleva, giocando con l'Ue, con la Russia ed anche con gli Usa, con Macron e Merkel, scegliere altri alleati e lasciare quelli tradizionali atlantici ed europei, avendo come compagni i sovranisti populisti dell'Est - neppure tutti - ed i russi come riferimento preferenziale. Nell'ambito di questo ambizioso disegno - non ostacolato dai pentastellati - si inserisce la questione dei 65 milioni di dollari in rubli, misteriosa solo fino ad un certo punto. Salvini nega praticamente tutto.

Con il dito indice alzato, tono ironico, sprezzante, sarcastico, minaccioso, irridente, da ogni mezzo di comunicazione emergono in primissimo piano, in selfie continuativi ed opprimenti, dai quali non ci si può difendere, il mento, il naso e la barba nera del Capitano. Nega tutto, evidenza compresa, rotea il dito, ostenta il consenso universale, conseguente alle Europee, parlando di rispetto, stima, fiducia nell'efficienza, rapidità di azione, precisione, capacità dei magistrati che stanno cercando prove. Voleva diventare il nuovo leader europeo, rivoltare l'Ue composta di funzionari incapaci, di regolamenti inapplicabili, di politici giubilati dagli stati di appartenenza. Come se indirizzati ad una specie di cimitero degli elefanti. In realtà, quando toccò a lui amministrare l'Ue come europarlamentare, brillò per le assenze.

Considerava l'Europa già decotta, da riformare. La voleva avvicinare a Putin, eliminando le sanzioni conseguenti all'annessione della Crimea. Non ha mai fatto mistero di tali intendimenti, non sfuggiti agli Usa, anche se Trump, circa l'Ue, condivide l'atteggiamento di Putin. Scardinarla per contrattare poi singolarmente con gli stati di appartenenza - diventati piccole controparti in balìa dei due che si vogliono spartire il mondo. Dimenticando però la Cina, che fra qualche anno li metterà ambedue in riga. Il Capitano non ha ancora la cultura giuridica e politica per giocare su troppi tavoli, con troppi interessi economici, politici, militari - vedi Nato - con servizi segreti di più nazioni sempre in agguato. Rischia di cadere nel ridicolo, come le imprese leghiste passate: dalla presa del campanile di S. Marco a Venezia, con salami e lambrusco, al carro armato di latta. Il tutto con l'acqua benedetta del Po, nelle ampolle riempite a Crissolo.

Piercarlo Barale

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