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Un'estate a fianco dei nostri amici animali, vigilando anche contro disumani padroni

CUNEO

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PIERCARLO BARALE - Un cane buttato in acqua con una grossa pietra al collo è stato salvato dall'intervento di alcuni volenterosi. Era stato il padrone a cercare di liberarsene. Non è stata spiegata la ragione di tale comportamento, penalmente sanzionato, né sono state indicate le motivazioni. Il cane ha bisogno di un padrone e teme l'abbandono. Quando viene lasciato per poche ore o per l'intera giornata, soffre per la partenza del padrone e gioisce al ritorno. L'affezione è totale, anche se spesso non è ripagata.

I canili sono affollati, soprattutto nei periodi delle ferie, quando non pochi si liberano dell'amico fedele. Talvolta lo lasciano "in pensione", andandolo a riprendere a ferie concluse, pagando l'ospitalità. Altre volte lo abbandonano in strada, forse sperando che qualcuno lo raccolga o lo porti al canile. Se intendono farlo morire, lo lasciano in autostrada, dove l'investimento è garantito. Arrivare a legargli una corda al collo, con una pesante pietra e scaraventarlo in acqua, significa calpestare elementari principi di convivenza, ignorare i sentimenti che il cane prova ed il dolore che gli viene arrecato prima della morte per annegamento.

Altri - non pochi - picchiano i loro fedeli amici quando hanno desiderio di esprimere cattiveria, sfogare violenza. Presso talune civiltà - o inciviltà - la violenza nei confronti degli animali - in particolare cani ed asini - è consueta ed accettata come costume. Così come la quasi totale privazione di cibo, non giustificabile dallo stato di povertà. Si tratta di povertà intellettuale. In queste stesse civiltà - ma succede anche da noi - ad essere picchiate sono anche le mogli. Se lo sfogo dei mariti è motivato da arrabbiatura profonda, le vittime sono anche i figli. Ricordo la battuta di un vecchio film, con il co-protagonista che affermava "Se sono arrabbiato, quando torno a casa picchio mia moglie; se sono molto arrabbiato, picchio anche i figli. Così vedono chi comanda".

Piercarlo Barale

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