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Stagione senza rose a Marmora, tra freddo e cervi che ne vanno ghiotti

MONTAGNA

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PIERCARLO BARALE - Ho vissuto tre anni a Marmora, in borgata Reinero. Scendevo a valle un paio di volte la settimana per le esigenze della professione in studio o negli uffici giudiziari. Nel corso del restauro di alcuni fabbricati nella borgata Reinero, che seguivo personalmente, ho trovato gli spazi per collocare alcuni rosai. Altri, da tempo in loco, sopravvissuti ad inverni gelidi, ho rinvigorito.

Con potature decise, ho eliminato le parti quasi secche e ottenuto un buon risultato. Una rosa di circa cinquant'anni accompagna per un paio di metri, in altezza, un pilastro in pietra, al quale si innesta un balcone in larice. L'effetto estetico con lo sfondo delle montagne, tra le quali il Chersogno - il Cervino della Valle - è particolare.

Infatti, tutto è racchiuso in un cortile, sul quale prospettano altri due fabbricati ben conservati. Ci si trova poco più avanti dell'inizio del sentiero, che da Reinero raggiunge la Parrocchiale. E' frequentato prevalentemente da stranieri, in inverno ed estate, ospiti delle numerose strutture recettive.

Ho ricavato una aiuola in pietra, lungo tale sentiero, nella parete di ponente del fabbricato sito nel cortiletto - quello prima descritto. La felice scelta delle varietà delle rose e la collocazione, lungo il muro a confine con il sentiero, di un tronco di larice adibito a fioriera, hanno premiato l'iniziativa. Immancabile la sosta dei turisti, per fotografare l'angolo floreale ed il portone antico restaurato.

L'estate successiva alla sistemazione, dopo uno degli inverni simili a quelli dei vecchi tempi - due metri e mezzo di neve - i rosai lungo il sentiero presentavano i segni visibili di asportazioni di rose appena sbocciate. La cosa si ripeteva, sicchè non si arrivava ad una fioritura completa. Quanto rimaneva dello stelo appariva tagliato netto, come se fossero state utilizzate forbici. Nessuno sfilacciamento, caratteristico invece di uno strappo.

Elaborai brutti pensieri, rivolti a qualche turista-fotografo, che avrebbe potuto ammirare a tal punto le rose, da portarsele a casa, non solo in immagine. L'ipotesi però non mi convinceva. I pochissimi residenti della borgata, con i quali corrispondevo stima ed amicizia, erano stati ben lieti della mia iniziativa per il restauro dei fabbricati, la mia presenza fissa e la collocazione dell'angolo floreale lungo il sentiero.

Per quanto riguardava i turisti, che lo percorrevano - ovviamente a piedi - peraltro con notevole fatica, stante la pendenza, mi pareva impensabile l'appropriarsi delle rose. Chi pratica turismo faticoso è amante della natura, rispetta la vegetazione spontanea ed altrettanto quella collocata per abbellire ed anche profumare.

Nella piccola borgata - 6 abitanti, 7 con me - avevo ricevuto solidarietà e condivisione sulla non comprensione di quanto avvenuto alle rose. Ne parlai con l'amico Natale - l'anima di Marmora - che venne ad esaminare il roseto, condivise la mia ritenuta non responsabilità di turisti o locali e mi disse: "Sono sicuramente i cervi".

Suggerì di collocare, nel cortile, un tronco di larice scavato - me lo regalò - con qualche chilo di sale grosso. I cervi sarebbero sicuramente venuti a cibarsene, come - secondo lui - avevano fatto per le rose. Nel vallone di Marmora ed in quello di Canosio, i cervi sono assai numerosi. Ho seguito il suo consiglio ed ho avuto una sorpresa.

Qualche giorno dopo l'iniziativa del sale, la sera tardi chiudendo la porta del fabbricato dove vivevo, ho visto un grosso cervo - un paio di quintali o poco meno - intento a mangiare il sale. Percepita la mia presenza, con pochi balzi ha superato la recinzione che separa il cortiletto dal sentiero, passando così - in volo - sull'aiuola delle rose.

Non l'ho sorpreso sul fatto, ma ritengo che Natale abbia avuto ragione. Da allora, non manca mai il sale per i cervi. Questa primavera il tempo inclemente - siccità unita a gelate tardive - ha fatto strage delle mie rose. Le piante non sono state danneggiate, ma i fiori non hanno resistito.

Piercarlo Barale

 

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