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Quanti elettori diserteranno le urne se gli impresentabili "si presenteranno" anche alle Politiche?

CUNEO

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PIERCARLO BARALE - "Pecunia non olet" affermavano i romani, che avevano creato una legislazione assai attenta ai diritti e agli aspetti di natura economica. O paghi, o diventi schiavo, con tutta la famiglia. Era l'istituto del "nexum", puntualmente applicato nel periodo repubblicano e anche durante l'impero. Gli affari erano chiamati "negotia", da "nec-otium", cioè l'opposto del riposo, che, sotto certi profili, aveva un contenuto positivo, mentre per noi l'ozio è definito il padre dei vizi. Per i romani era soprattutto l'attività intellettuale, opposta a quella fisica o negoziale, quest'ultima intesa come l'esercizio del commercio, oppure il badare ai propri interessi, lontani dalla vita pubblica.

Il detto qui ricordato pare debba oggi essere inteso come "votum non olet", alla luce dei recentissimi avvenimenti rappresentati dalle elezioni regionali in Sicilia e della preparazione di quelle nazionali previste in primavera. L'espressione "voto facere" significava promessa fatta agli dei. Venne poi utilizzata per le promesse matrimoniali ed anche per accompagnare offerte, rafforzare desideri. C'è stata, in Sicilia l'"electio", cioè la scelta dei partiti ed anche dei candidati, disgiunta, nel senso della possibilità di indicare anche candidati diversi dal partito prescelto.

L'utilizzo del vocabolo, per i latini, era ricco di significati. Dalla scelta delle parole: "electio verborum", alla scelta degli argomenti: "electio inventionis", fino alla scelta del genere di vita: "electio vitae". Le elezioni portavano alla scelta delle persone designate a ricoprire determinati uffici pubblici, secondo l'esito dei "comitiis o suffragiis". Le liste elettorali erano denominate "tabula eorum quibus suffragiis latio est". La legge elettorale applicata - poteva essere un loro "rosatellum" - era la "lex de suffragio ferendo". Gli elettori erano i "cives suffragio laturi"; se avevano votato, erano chiamati "qui comitiis interfuermit".

Penso che in nessuna votazione, nel periodo della romanità classica - ciò che avvenne dopo la caduta dell'impero d'Occidente non è più catalogabile sulla base della legislazione - abbia visto un candidato eletto dai "cives" arrestato nei due giorni successivi, come è avvenuto per un neo deputato siciliano. E ciò non per un golpe sudamericano o l'intervento di un dittatore nostrano di non lontana memoria, che per qualche deputato non riservò solo l'olio di ricino, ma il rapimento e l'assassinio.

Un deputato che, reduce da 14 procedimenti penali subiti, ed altro in corso, è stato arrestato per associazione a delinquere finalizzata all'evasione fiscale. Anzichè all'Assemblea Siciliana a palazzo dei Normanni, si trova agli arresti domiciliari, dai quali, in violazione agli obblighi, ha esternato argomentazioni difensive consuete... Anche grazie ai suoi elettori, così come a quelli che hanno preferito altri, definiti "impresentabili", si è affermata una ammucchiata, che non aveva scelto con molta attenzione parecchi candidati, sicuri portatori di voti e, forse, anche di contributi economici.

Da parte di tale ammucchiata l'espressione "votum non olet" è stata disinvoltamente utilizzata, con risultati positivi ai fini del successo elettorale. E' stata privilegiata la quantità, anzichè la qualità, sia delle persone designate come candidati, sia del retroterra che tali personaggi rappresentano. Ora, a quanto si apprende, visto che il "Rosatellum" premia le coalizioni che portano alla ricerca del maggior numero di voti, vedremo altri impresentabili in alcune liste. Si spera che non tutte abbraccino la modalità rivelatasi vincente in Sicilia, a prescindere dall'infortunio di quel deputato.

L'importante pare sia vincere, a costo di non essere troppo schizzinosi sulla presentabilità dei candidati, purchè portino voti, che non puzzano. Anche se puzzano, non importa; basta non odorarli. Forse non puzzano per chi ha preparato la lista ed anche la coalizione, perchè l'esito è stato favorevole. L'"electio" è andata bene, per i leader che si sono accordati ed anche - per ora - per gli impresentabili che sono stati eletti. Occorre, però, rilevare che non ha gradito l'iniziativa la maggioranza dei "cives", che sono rimasti a casa. Il partito degli astenuti è di gran lunga maggioritario, in rapporto a quello dei votanti, come è avvenuto anche ad Ostia, per le votazioni comunali.

Se le ammucchiate e gli impresentabili faranno il bis con le elezioni nazionali di primavera, può darsi che oltre la metà dei "cives" se ne resterà a casa. Il linguaggio violento e le azioni spregiudicate della gran parte dei politici e politicanti hanno provocato il distacco del Paese dalla politica. Quest'ultima non è più un nobile esercizio per amministrare per il bene dei cittadini. Provoca nausea e rigetto, perchè la sete di potere e soprattutto di soldi - "pecunia non olet" - paiono le motivazioni per presentare liste e candidati ai "cives". Che restano - a grande maggioranza - a casa.

Piercarlo Barale

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