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Se il pecorino diventa il principale protagonista del voto per la conquista di una Regione

CUNEO

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PIERCARLO BARALE - La ripresa dei lavori per il terzo valico nell'Appennino è stata accolta con soddisfazione dai dipendenti delle imprese appaltatrici. Tutte le altre grandi opere sono in attesa di decisioni da parte del ministro Toninelli, che si ritiene l'assoluto "dominus" delle infrastrutture. A tal punto da affermare che tutto resterà fermo fin quando, anche di fronte a provvedimenti di sblocco da parte del Governo, non vi sarà il suo autografo sui decreti ministeriali di sua competenza.

Sulla Tav, nulla avverrà prima delle elezioni europee di fine maggio, salvi ultimatum europei o francesi che si cercherà di eludere, differire, bloccare, nascondere. Così come è avvenuto finora, con la chiusura nel cassetto del ministro "gaffeur" della relazione da lui richiesta ad esperti da lui nominati: naturalmente, tutti noti anti-Tav. Eccetto uno, quello che si è dissociato da tale studio, dal metodo, dalle modalità e dai risultati. I pentastellati, dopo aver digerito bocconi amari e di dimensioni tali da rischiare il soffocamento, stanno raccogliendo i risultati.

A Taranto i parlamentari eletti grazie all'assicurazione della chiusura dell'Ilva di Taranto, futuro parco pubblico con 13 mila giardinieri, hanno dovuto essere protetti dalle forze dell'ordine in un incontro assai incautamente fissato per chiarimenti con gli elettori. Stessa sorte era toccata giorni fa a coloro che - grazie alla promessa di bloccare il gasdotto transadriatico - erano divenuti parlamentari. Altro boccone indigeribile ed a lunghissimo effetto per i grillini eletti e per gli elettori.

La Tav è l'ultima battaglia, l'ultima spiaggia, mentre i sondaggi indicano a meno tredici punti i pentastellati dalla Lega salviniana. L'Abruzzo ne ha dimezzato i consensi e così avverrà domenica in Sardegna. Per assicurarsi la conquista della Regione, Salvini non esiterà a promuovere lo stato-pastore, cioè elargire una cinquantina di milioni al settore, cosicchè ai suoi nuovi elettori venga assicurato un prezzo di un euro per ogni litro di latte ovino.

Sarà un aiuto di stato, vietato dalla legislazione europea. Della quale, come già in altre occasioni i nostri attuali governanti si sono fatti beffe - salvo poi mandare, con il cappello in mano, Conte e Tria a Bruxelles a chiedere pietà e rifare la finanziaria sotto dettatura. Nel frattempo, però, Giggino ed il Capitano sono riusciti a far approvare le loro promesse elettorali: quota 100 e reddito di cittadinanza. Pare siano 50 mila gli aspiranti pensionati, mentre non sono ancora noti i milioni di aspiranti fruitori della misura di sollievo dalla povertà e contestuale avviamento al lavoro.

La macchinosa preparazione richiede parecchie fasi, dal reclutamento ed istruzione dei "navigator", alla ristrutturazione dei centri per l'impiego, e soprattutto al reperimento dei posti di lavoro. La finalità del provvedimento è duplice: aiuto economico ed avviamento al lavoro. La prima, salve le difficoltà logistiche, è di semplice attuazione, in quanto si tratta di erogare alcuni miliardi, già stanziati a debito, ad incrementare il pesantissimo fardello, che grava su ognuno di noi. Per quanto riguarda l'offerta di posti di lavoro, occorre che se ne disponga, ci siano e vengano accettati.

Quasi tutti i cantieri per le grandi opere sono bloccati - anche se già in corso o appaltati. L'edilizia privata è in coma profondo, vicinissima al decesso. Non vi sono investimenti privati e pubblici, trovandoci in recessione, ed avendo perso affidabilità, da quando siamo governati dai Giggino ed il Capitano. Un importante parlamentare leghista, un mattino, dichiara che, se il governo europeo non cambierà, si potrà uscire dall'euro. Spread in immediato rialzo, fino alla smentita salviniana.

Dibba e Giggino fanno una puntata a Bruxelles per preparare la chiusura della sede di Strasburgo non appena vinceranno le europee di maggio. Poi fotografia di gruppo con esponenti di spicco dei gilet gialli e per la delinquenza già dimostrata e la promessa-minaccia di insurrezione armata e ghigliottinamento di Macron. Il Presidente Mattarella pazientemente ci ha messo una pezza. I sondaggi per i grillini hanno segnato qualche punto in meno. E pensare che Giggino aveva minacciato di impeachement Mattarella, salvo poi, il mattino seguente, rinsavito o fatto rinsavire, scusarsi.

L'eroico Capitano, raggiunto dal rinvio a giudizio per il sequestro della nave, passeggeri salvati ed equipaggio, si pensa dopo un colloquio con la ministra e ottima avvocatessa Giulia Bongiorno, ha cambiato idea, affidandosi ai senatori...

Piercarlo Barale

 

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