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Scalo ad Abu Dhabi, prima di riunire la famiglia albese col figlio che si laurea molto più ad Est

ALBA

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TERESIO ASOLA - Sono le sei del mattino quando atterri nell'aria bianco panna di Abu Dhabi. Ovviamente la tua destinazione non è lì, ma più a Oriente e più a Sud, dove ti aspetta tuo figlio che non vedi da altre un anno e si appresta a laurearsi ingegnere in un Paese del sol nascente.

Per questo stai viaggiando a Est, oltre che per fingere di essere ancora giovane. Per risparmiare hai scelto un volo con sedici ore di scalo ad Abu Dhabi. Sono le sette e trenta quando esci nei 40 gradi del piazzale dei taxi, convinto di pagare due dirham e prendere l'autobus A1 per il centro.

Vieni assalito da una torma di tassisti che ti convincono di salire su un taxi. L'offerta più conveniente, 180 dirham per tre ore di tour dopo un secco batti e ribatti di negoziazioni, sembra essere quella di un irregolare che se ne sta poco discosto, ma tu non sapevi che fosse irregolare.

"Non è un vero tassista" avverte uno in divisa dal suo taxi. "250" dice un altro regolare. "No, troppo caro" dici tu. E chiudi a 200, importo giudicato equo per un vero tassista.

Sali con l moglie e il figlio minore nel grande van a sei posti, così grande che volendo ci starebbero nove persone. Il tassista è un palestinese. Prova a spiegare qualcosa in un inglese traballante. Le strade sono deserte. Anche il lungomare sulla Corniche vibra di un silenzio immobile. Solo giardinieri, qua e là, che guadano l'aria melmosa scaldata a più di quaranta gradi. E qualche turista cinese.

Cantieri ovunque, gru e mezzi d'opera. E tu non capisci come quei tre o quattro giardinieri e muratori possano lavorare, in quella calura. E non capisci, anche, come ci si possa innamorare di quelle architetture di pochi anni o lustri davanti alle quali il tassista palestinese ti fa posare, con tua moglie e tuo figlio minore. E come quei tre o quattro possano voler sfidare il caldo per salire sul rollercoaster a Ferrari World, per te troppo simile a Las Vegas per muoverti qualcosa dentro.

Ma la Moschea dello Sceicco Zayed, rilucente di marmi bianchii e madreperla, è uno splendore. Ridi, al vedere tua moglie indossare per obbligo la tunica scura datale all'ingresso riservato alle donne. Più di quaranta gradi e non sentirli, di fronte a quel bianco, ovunque: nelle vesti delle persone, nei muri e nel cielo. Un bianco da dare alla testa, come testimonia la tua emicrania.

E ora aspetti. Tante ore ancora, prima dell'imbarco verso i colori del Sudest asiatico.

Teresio Asola

 

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